230esimo giorno di guerra a Gaza

Israele e il video delle soldatesse rapite, Hamas: è stato manipolato

Tel Aviv continua a cercare una tregua mentre Hamas nega i maltrattamenti, sostenendo che il video delle cinque militari rapite sia una narrazione falsa

Israele e il video delle soldatesse rapite, Hamas: è stato manipolato

La guerra tra Israele e Hamas, giunta al 230º giorno, ha visto un ulteriore sviluppo con la diffusione di un video scioccante. Le televisioni israeliane hanno trasmesso le immagini del rapimento di cinque soldatesse avvenuto il 7 ottobre nel kibbutz di Nahal Oz. Nel video, autorizzato dal Forum delle famiglie degli ostaggi, si vedono Liri Elbag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniela Gilboa e Naama Levy catturate e ferite, mentre i miliziani di Hamas le ammanettano, minacciano con le armi e le trasportano verso la Striscia di Gaza. I terroristi si rivolgono alle prigioniere con frasi come "cani, vi schiacceremo tutti" e "siete belle sioniste". Le cinque donne sono ancora prigioniere a Gaza, mentre il video ha suscitato una forte reazione pubblica e mediatica in Israele.

 

La risposta di Hamas e i prossimi passi di Israele

In risposta, Hamas ha dichiarato che il video è stato manipolato, affermando che le soldatesse sono state trattate secondo l'etica della resistenza e che non ci sono prove di maltrattamenti. Questo messaggio è stato diffuso da Al Jazeera, con Hamas che accusa Israele di promuovere narrazioni falsificate. Nel frattempo, il Gabinetto di guerra israeliano, sotto la guida del premier Benjamin Netanyahu, ha incaricato i negoziatori di proseguire i colloqui per una tregua a Gaza e per il rilascio degli ostaggi. Fonti egiziane hanno confermato che il Cairo sta mediando con tutte le parti coinvolte. Contemporaneamente, le operazioni militari israeliane continuano nelle aree di Rafah e Jabalya, con l'IDF che colpisce obiettivi terroristici e cerca di minimizzare i danni ai civili.

 

 

 

Lapid esorta Netanyahu a riconoscere lo Stato palestinese

Yair Lapid, leader dell'opposizione israeliana e del partito centrista Yesh Atid, ha esortato il primo ministro Benjamin Netanyahu ad accettare il riconoscimento di un futuro Stato palestinese a condizioni specifiche e con adeguate garanzie. Questa dichiarazione, riportata dall'agenzia turca Anadolu, segue l'annuncio di Norvegia, Irlanda e Spagna di riconoscere ufficialmente la Palestina come Stato dal 28 maggio. Lapid ha criticato il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, accusandolo di impedire a Netanyahu di adottare tale posizione, dichiarando che "Netanyahu dovrebbe dichiarare che, a determinate condizioni e garanzie specifiche, è disposto ad accettare un futuro Stato palestinese che si unisca alla lotta al terrorismo".

 

Nel frattempo, migliaia di persone sono scese in piazza a Tel Aviv e a Gerusalemme per chiedere il rilascio degli ostaggi israeliani dalla Striscia di Gaza, poco dopo la diffusione del video che mostra il rapimento di Liri Elbag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniela Gilboa e Naama Levy da parte di Hamas durante l'attacco del 7 ottobre. A Tel Aviv, i manifestanti si sono radunati davanti al quartier generale dell'esercito, accendendo un falò e bloccando il traffico, mentre a Gerusalemme la protesta si è tenuta davanti all'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu.

 

In parallelo, l'amministrazione Biden è in trattative con un'organizzazione dell'Unione Europea per garantire l'apertura del valico di frontiera di Rafah a Gaza dopo l'offensiva israeliana, come rivelato da Politico, al fine di facilitare il passaggio di aiuti e persone attraverso il confine. Gli Stati Uniti hanno anche avvertito Israele di non bloccare i fondi destinati ai palestinesi come forma di ritorsione per il riconoscimento della Palestina da parte di alcuni Paesi europei, sottolineando che "è sbagliato trattenere i fondi che forniscono beni e servizi di base a persone innocenti".

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