Istat: commercio in crisi causa Covid-19. Boom di vendite online

Dopo la fine del lockdown le vendite restano fiacche, tutte eccetto quelle online salite a giugno del +53,5% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente

Istat: commercio in crisi causa Covid-19. Boom di vendite online

Istat, consumi ultime notizie:

 

***Istat, consumi ultime notizie 31 luglio 2020: nel mese di giugno 2020 si stima per le vendite al dettaglio un aumento rispetto a maggio del 12,1% in valore e del 12,5% in volume mentre nel secondo trimestre si registra un calo del 7,9% in valore e dell'8,8% in volume. Rispetto a giugno 2019  i consumi hanno evidenziato una diminuzione del 2,2% in valore e del 3,5% in volume. 

Boom per le vendite online, +53,5% rispetto a giugno 2019.

 

Istat: commercio in crisi causa Covid-19. Boom di vendite online

ISTAT commercio in crisi causa Covid-19: Il lockdown ha inevitabilmente frenato le vendite nel mese di marzo, tutte eccetto quelle del comparto alimentare.

 

A soffrire maggiormente i piccoli negozi di quartiere. Molto bene il canale online che ha dimostrato di essere una valida alternativa. I commercianti chiedono di poter ripartire prima del 18 maggio 2020.

 

Dati pesanti, attesi ma pesanti

Si attendeva con ansia di conoscere quanto il Coronavirus avrebbe impattato sul commercio italiano, tanto per avere un’idea ancora più chiara della dimensione della crisi economica che dobbiamo affrontare.

 

Si tratta di dati attesi ma pesanti. Secondo quanto comunicato dall’Istat nel mese di marzo 2020 le vendite al dettaglio hanno registrato una flessione del 20,5% in valore rispetto a febbraio e del 21,3% in termini di volume.

 

L’applicazione delle misure straordinarie per arginare i contagi da Coronavirus ha causato un eccezionale calo delle vendite dei beni non alimentari, che diminuiscono del 36%, mentre quelle dei beni alimentari hanno mostrato una certa resilienza.

 

Commercio, l’alimentare è l’unico settore in crescita

Nonostante la pandemia l’approvvigionamento alimentare degli italiani è stato garantito grazie a 3 milioni di lavoratori. In piena emergenza sanitaria hanno continuato a lavorare 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari e 230mila punti vendita in Italia, tra ipermercati (911) supermercati (21101), discount alimentari (1716), minimercati (70081 e altri negozi (138000). Lo comunica la Coldiretti, sottolineando che nel mese di marzo l’alimentare è l’unico settore in controtendenza, con una crescita del +3,5% in valore e del +2,1% in volume, su base tendenziale.

 

I consumi alimentari sono in aumento ma solo nella grande distribuzione (+5,2%). Gli italiani hanno scelto di fare acquisti soprattutto nei supermercati (+14%) e discount (+7,5%) mentre hanno evitato gli ipermercati (-9,1%). Rimasta quasi immutata la situazione nei piccoli negozi alimentari (-1%).

 

Crollano le vendite di abbigliamento e calzature

Situazione ben diversa per la vendita di beni non alimentari, che a marzo subisce una contrazione del 36% rispetto al mese di febbraio.

 

L’Istat fotografa una situazione decisamente grave, con il crollo verticale di alcuni comparti e alcune tipologie di vendita. Nell’abbigliamento e pellicceria si registra una diminuzione del 57,1%, nei giochi, giocattoli, sport e campeggio del 54,2%, nelle calzature, articoli in cuoio e da viaggio del 54,1%. La flessione minore si registra solo per i prodotti farmaceutici (-6,3%).

 

Da segnalare però la crescita sostenuta del commercio elettronico, del 20,7%.

 

Confcommercio: dato atteso ma inquietante

Largamente atteso, ma non per questo meno inquietante, il dato sulle vendite al dettaglio” diffuso dall’Istat, osserva l’Ufficio Studi di Confcommercio, ricordando che tali valori non si osservavano dal 2000.

 

Solo considerando anche le vendite calcolate dall’Istat non comprendono i consumi di servizi (per esempio presso bar e ristoranti) e gli acquisti di auto, segmenti che viaggiano prossimi al meno 100% mensile, si comprende appieno la gravità dell’impatto del lockdown in termini di spesa delle famiglie e, quindi, di fatturato aziendale e reddito dei lavoratori indipendenti”, prosegue Confcommercio.

 

L’appello dei commercianti

Forte il grido dei negozianti per una ripartenza, prima che la crisi economica da Covid-19 spazzi via altre attività commerciali. Per la Coldiretti i mercati rionali e quelli degli agricoltori vanno riaperti al più presto per aumentare la possibilità di scelta, combattere le speculazioni e ridurre le file e gli assembramenti davanti al dettaglio tradizionale.

 

Confcommercio, invece, critica duramente quanto sinora fatto dal governo per garantire la sopravvivenza delle imprese. Le società del commercio lamentano una mancanza di indennizzo per le attività produttive più colpite spiegando che non si può puntare solo ad un maggiore indebitamento delle imprese private.

 

Dello stesso avviso Confesercenti. “Servono indennizzi a fondo perduto, perché non si può credere che un crollo del genere possa essere superato con il solo indebitamento delle imprese”.” Necessario subito fermare anche il fisco: chiediamo di cancellare, per quest’anno, gli acconti IRES ed IRPEF, oltre a decidere lo stop dell’occupazione suolo pubblico”.

 

Pessime le prospettive

Se si considera che il fermo delle attività commerciali ha investito solo due terzi del mese di marzo, è facile prevedere che i dati di aprile saranno ancora più drammatici”, commenta Confesercenti. “Per i piccoli negozi si tratta della crisi peggiore della storia repubblicana. Neanche il biennio orribile 2012-2013 aveva segnato riduzioni delle vendite così consistenti. In questo scenario, è indispensabile introdurre subito sostegni mirati al commercio di vicinato”.

 

Il dato di marzo, avverte Confcommercio, molto probabilmente sarà peggiorato dalle performance di aprile. Neanche l’estate potrà compensare minimamente le perdite subite nei mesi precedenti, assicura l’organizzazione italiana che rappresenta le imprese del commercio.

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