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Da Camera e Senato via libera a Nadef e scostamento di bilancio

La maggioranza tiene, a Palazzo Madama superata la quota dei 161 voti. Il centrodestra si astiene sull’ulteriore indebitamento da 24 miliardi per il 2021

Da Camera e Senato via libera a Nadef e scostamento di bilancio

Pericolo scongiurato. Alla fine al Senato la maggioranza ha retto nonostante le assenze per Covid. Con 164 voti a favore, 121 no e 3 astenuti l’Aula di Palazzo Madama ha approvato la risoluzione di maggioranza sulla Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza. Sullo scostamento di bilancio l’opposizione ha, invece, scelto l’astensione. Anche a Montecitorio il centrodestra ha optato per il voto contrario sulla Nadef, che è passata con 325 sì, 199 no e 6 astenuti, e per l’astensione sull’ulteriore scostamento da circa 24 miliardi per il 2021.  

 

La Nadef che il Consiglio dei Ministri, su proposta del presidente Giuseppe Conte e del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, ha varato lo scorso 7 ottobre ha superato, dunque, la prova delle Camere. Il documento ha aggiornato le precedenti stime economiche sull’impatto della pandemia da Covid-19, anche alla luce dell’insieme di interventi adottati dal Governo che, nel complesso, ammontano a oltre il 6% del Pil. Come specificato in una nota del Mef, il documento “definisce il perimetro di finanza pubblica nel quale si iscriveranno le misure della prossima legge di Bilancio, che avrà l’obiettivo di sostenere la ripresa dell’economia italiana nel triennio 2021-2023”. Nello scenario di finanza pubblica sono incorporate “le risorse europee messe a disposizione dell’Italia dal Next Generation EU e dalla Recovery and Resilience Facility”. Per il 2021 “la Nadef  fissa un obiettivo di indebitamento netto (deficit) pari al 7% del Pil”. Questo significa che vista la legislazione vigente che fissa il “rapporto deficit/Pil al 5,7%” esiste “lo spazio per una manovra espansiva di oltre 22 miliardi di euro”.

 

Tra le misure principali della legge di Bilancio figurano quelle a sostegno dei lavoratori e dei settori più colpiti dalla crisi Covid-19, la valorizzazione delle risorse europee e la riforma fiscale che si propone di ridurre il carico fiscale sui redditi medi e bassi.  Grazie allo stimolo assicurato dalle misure espansive, “dopo un calo del PIL pari al 9% nel 2020, nel 2021 è attesa una crescita programmatica del Prodotto interno lordo pari al 6%”. Ma è sulle risorse europee che si fa affidamento. Il Recovery Fund permetterà “il rilancio degli investimenti pubblici e privati e consentirà rilevanti riforme strutturali, all’interno di un disegno complessivo di rilancio del Paese e di transizione verso un’economia più innovativa, sostenibile e inclusiva”. Digitale, ambiente e ricerca le tre grandi direttrici su cui impostare crescita e sviluppo nei prossimi anni. Con l’occhio vigile sul debito pubblico. Si punta a un percorso di “graduale riduzione del rapporto debito/PIL, con l’obiettivo di riportare il debito al livello pre-Covid nell’arco di un decennio”.

 

Di “grande prova della maggioranza” parla il premier Conte. Che spiega: “Al Senato c'era una situazione più delicata perché i numeri sono più ristretti e perché abbiamo qualche parlamentare non arruolato per la pandemia in corso e le precauzioni che vanno adottate”. Ma “c’è stato un ampio riscontro della tenuta della maggioranza: abbiamo superato il quorum minimo richiesto”. E poi annuncia che il Governo “continuerà a lavorare sul documento programmatico di Bilancio. Dobbiamo chiuderlo”, dice, “questo fine settimana”. 

 

Intanto, il Pd con il segretario Nicola Zingaretti registra un altro dato politico. Le opposizioni si sono astenute sul Recovery Fund (la risoluzione è stata votata due giorni fa, ndr), e oggi la Lega si è astenuta sul Def. Sono segnali importanti, abbiamo incontrato una disponibilità a fare le cose in comune che va riconosciuta”. Sui provvedimenti economici del Governo però piovono durissime le critiche di Forza Italia. “Siamo qui di nuovo a celebrare l'ennesimo inutile rito dell'aumento di deficit (scostamento di bilancio), dopo i 100 miliardi già decisi (e non si sa ancora come e quanto spesi), e dopo che il Governo credeva, all'inizio della crisi, di cavarsela con soli 3,5 miliardi. Un errore di sottovalutazione madornale che è costato tempo prezioso. Errore che non è stato il solo”, ha scritto sull’Huffington Post Renato Brunetta.

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