Il conflitto

Nel giorno di unità nazionale mai così forte lo scontro Stato-Regioni

Conte firma il nuovo Dpcm. Ma i governatori si sentono esautorati e mettono in discussione “le modalità con cui sono definiti i territori ad alto rischio”

Nel giorno di unità nazionale mai così forte lo scontro Stato-Regioni

Nel giorno in cui oltre alle Forze armate l’Italia celebra l’Unità Nazionale mai si era consumata dall’inizio della crisi causata dalla pandemia una rottura più brusca tra Governo e Regioni. E mai la frammentazione territorialista e regionalista è stata più evidente.  Il braccio di ferro con i governatori sulle nuove modalità di intervento contenute nel Dpcm firmato dal premier Conte questa notte (il quarto nell’arco di sole due settimane) ha raggiunto livelli di massima tensione. Alla fine l’ha spuntata il Governo ma i rapporti sono parecchio sfilacciati e regna diffidenza reciproca. 

 

Mattarella: “Nei momenti difficili serve responsabilità”

Sulla messa in moto di un dialogo istituzionale basato su “collaborazione” e “condivisone” lavora da giorni il presidente Mattarella. Che oggi in un messaggio al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, in occasione del 4 novembre - che “celebra il valore dell'unione dei territori e dei popoli che con il Risorgimento hanno dato origine all'Italia” - ricorda che “i sacrifici compiuti sono stimolo ad adempiere ai nostri doveri di cittadini, a maggior ragione nei momenti difficili come quello attuale, che richiedono responsabilità, determinazione, probità”. Una moral suasion che il capo dello Stato sta portando avanti con ferma determinazione accompagnandola nelle ultime ore con azioni concrete e più dirette. 

 

Casellati e Fico al Colle

Due i fronti su cui sta agendo il Quirinale. Da un lato restituire “centralità al Parlamento”. Ieri sono saliti al Colle i presidenti del Senato e della Camera, Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico. L’incontro è stato voluto da Mattarella per una valutazione delle modalità con cui agevolare il dialogo parlamentare tra le forze politiche. E con l’obiettivo di individuare le sedi più adatte in cui maggioranza e opposizione possano collaborare a partire dalle conferenze dei capigruppo. Primi segnali di un clima meno burrascoso si sono visti lunedì con la ‘parlamentarizzazione’ dell’ultimo Dpcm. Dietro la riservata sollecitazione del Colle, Conte si è recato a Montecitorio e a Palazzo Madama prima di emanare il nuovo decreto e ha atteso il voto del Parlamento. Evitando di scivolare ancora una volta in una semplice informativa che avrebbe svuotato le Camere del loro potere di indirizzo. Altro segnale: l’astensione del centrodestra su quasi tutti i punti della risoluzione di maggioranza mentre quest’ultima si esprimeva a favore su una parte della risoluzione del centrodestra.

 

Governo e Regioni: scontro pericoloso 

Ma è nell’ambito di rapporti Governo-Regioni che in questo momento gli appelli all’unità e alla collaborazione istituzionale del capo dello Stato incontrano un terreno meno favorevole. Il secondo fronte dell’impegno del presidente si sta mostrando più faticoso. E ora che le Regioni dopo la trattativa di questa notte sono state costrette ad accettare la differenziazione delle misure restrittive a seconda della gravità dell’emergenza sui territori, non è detto che la strada sia in discesa. Tutt’altro. Sia perché è tutto da vedere cosa accadrà quando il ministro Speranza firmerà le ordinanze con le restrizioni per le zone più a rischio. Sia perché sembra essersi rotto qualcosa nei rapporti tra rappresentanti locali e governo centrale. La lettera del presidente della Conferenza delle Regioni, il dem Stefano Bonaccini, indirizzata ieri sera a Conte e ai ministri Speranza e Boccia fa riflettere sul clima che si respira.

“Destano forti perplessità e preoccupazione le disposizioni che comprimono ed esautorano il ruolo e i compiti delle Regioni e delle Province autonome, ponendo in capo al Governo ogni scelta e decisione sulla base delle valutazioni svolte dagli organismi tecnici”, è scritto. Secondo le Regioni “non appaiono chiare le modalità e le procedure con le quali sono definiti i territori a più alto rischio”. Quindi si ritiene “indispensabile instaurare un contraddittorio per l'esame dei dati con i dipartimenti di prevenzione dei servizi sanitari regionali” prima dell’adozione delle misure. Il quadro, dunque, è parecchio deteriorato e con il covid che segna il passo e ieri ha fatto registrare 353 nuovi decessi il ritorno ad uno spirito di collaborazione non è solo auspicabile ma doveroso da ritrovare. Lo scontro istituzionale è pericoloso perché incide sulla rapidità delle decisioni e in questa fase può provocare ritardi ed errori imperdonabili.  

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