Scostamento di Bilancio, sì del Senato ma è caos sulle commissioni

Nel giorno in cui la maggioranza si ricompatta in aula, alla Giustizia e all’Agricoltura saltano gli accordi. Riconfermati i presidenti leghisti, i nomi

Scostamento di Bilancio, sì del Senato ma è caos sulle commissioni

L’Aula del Senato autorizza lo scostamento di Bilancio da 25 miliardi di euro. Il terzo chiesto dal Governo dall’inizio dell’emergenza Covid. Nel tardo pomeriggio è arrivato il voto: l’opposizione si è astenuta mentre i sì sono stati 170 e i no 4. Dunque, superata la prova della maggioranza assoluta prescritta dal dettato costituzionale in caso di ulteriore deficit. Nel corso dei lavori è stata votata anche la risoluzione sul Piano Nazionale delle Riforme con 169 voti favorevoli e 137 contrari.

 

A dare manforte alla maggioranza che ha votato compatta a Palazzo Madama 9 senatori del gruppo Misto tra i quali 5 ex grillini e Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella ed ex forzista. Più i due senatori a vita Elena Cattaneo e Mario Monti. Nelle ultime ore l’appoggio di diversi esponenti del Misto veniva dato per certo. Almeno di 6 senatori, ma la votazione finale è andata oltre le migliori previsioni. A votare no invece Emma Bonino di +Europa, Matteo Richetti di Azione e i due Cinque stelle Alfonso Ciampolillo e Carlo Martelli.

 

Da parte del centrodestra, comunque, niente barricate. Dopo le tensioni di questa mattina alla Camera dei deputati e lo scontro sulla proroga dello stato di emergenza il clima al Senato questo pomeriggio è parso più disteso. Almeno In aula. Già nelle dichiarazioni di voto le opposizioni avevano annunciato l’astensione. Forza Italia ha parlato di disponibilità a “non avere atteggiamenti ostruzionistici”. “Per senso di responsabilità abbiamo votato i primi due scostamenti”, ha detto l’azzurro Lucio Malan. “Abbiamo apprezzato che il ministro Gualtieri oggi abbia fatto alcune aperture su fisco, lavoro e pensioni. Ma si tratta di impegni generici. Dunque non ci sentiamo di dare la nostra approvazione”. 

 

Ad illustrare la portata della ‘manovra’ e a darne i dettagli prima del voto il ministro dell’Economia. Che ha parlato di “uno sforzo enorme” del Governo per contrastare gli effetti del Coronavirus, mettendo in campo misure “per 6 punti percentuali di Pil”, pari a circa 100 miliardi. Di cui “35 per il lavoro e gli ammortizzatori, più di 40 per le imprese, più di 12 per le regioni e gli enti territoriali, più di 11 per sanità, scuola e servizi sociali”.  “La ripresa economica è già in atto”, ha aggiunto Gualtieri, “anche se per il 2020 non potrà compensare la caduta del Pil determinata nei mesi più difficili del lockdown”.  E ha evidenziato che dopo la caduta del secondo trimestre ci si aspetta “un altrettanto marcato rimbalzo nel terzo trimestre, quasi il 15%”. Ha poi annunciato che il decreto agosto sarà varato la prossima settimana. 

 

Ma la giornata politica ha riservato più di qualche sorpresa. La maggioranza giallorossa non ha fatto in tempo a presentarsi unita al voto dell’Aula del Senato che poco dopo in Commissione Agricoltura andava sotto. La defaillance è costata la presidenza a Pietro Lorefice del M5s. Giampaolo Vallardi della Lega con 12 voti a favore, 3 più di quelli dei gruppi di opposizione, è stato riconfermato presidente. Passano pochi minuti e lo scenario si ripete alla Giustizia dove anche Andrea Ostellari del Carroccio viene confermato presidente. E Grasso, leader di Leu, esce battuto. Salvini non nasconde la soddisfazione. “Con il voto segreto vengono premiati il buon lavoro e la competenza della Lega. La maggioranza è in frantumi, completamente saltato l'inciucio 5Stelle-Pd”. Bufera scontata. Alcuni senatori pentastellati chiedono immediatamente “un momento di riflessione interno alla maggioranza”. Scoppia l’ira contro i direttivi dei gruppi: “siamo davanti a una Caporetto e devono rassegnare le dimissioni”.  

 

Il tutto mentre nelle altre Commissioni del Senato proseguivano - dopo settimane di trattative e di tira e molla - le votazioni per il rinnovo dei vertici, come da regolamento.  Fumata bianca agli Affari costituzionali, la presidenza è andata al dem Parini, mentre Daniele Pesco del M5s è stato confermato alla guida della Commissione Bilancio. Vilma Moronese sempre dei 5S eletta all’Ambiente. Confermati anche i grillini Petrocelli alla Commissione Esteri, Coltorti ai Lavori Pubblici, Girotto all’Industria e Matrisciano alla Lavoro.  Riccardo Nencini di Iv-Psi è stato eletto alla Cultura, Annamaria Parente di Iv alla Sanità. Ai dem Dario Stefàno, Roberta Pinotti e Luciano D’Alfonso sono andate rispettivamente le Commissioni per le Politiche Ue, la Difesa e quella Finanze.  Ma ormai si è aperto un nuovo braccio di ferro tra i partiti della maggioranza e anche all’interno delle stesse forze politiche che ne fanno parte. Ora la partita si sposta alla Camera.

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