La crisi

Conte dal presidente Mattarella per un ‘incontro interlocutorio’

Renzi: “Il suo è un governo a termine”. Il premier: con lui “non si torna ma i numeri così non bastano”. In Parlamento ok allo scostamento di bilancio

Conte dal presidente Mattarella per un ‘incontro interlocutorio’

Un ‘incontro interlocutorio’ quello tra Mattarella e il premier Conte che in serata è salito al Colle. Cinquanta minuti di colloquio per riferire al capo dello Stato gli sviluppi della crisi politica all’indomani del voto di fiducia al Senato.  La fragilità del governo non può certo tranquillizzare il Quirinale che però al termine sceglie di non emanare nessuna nota ufficiale. 

 

I numeri che non bastano per governare

Dalla conta di ieri a Palazzo Madama è uscita una maggioranza decisamente modesta che mina strutturalmente la stabilità dell’azione dell’esecutivo. Chi conosce bene dinamiche e meccanismi parlamentari sa quanto gli equilibri numerici dei gruppi in Aula e nelle commissioni siano fondamentali. Con l’uscita di Iv dalla compagine degli alleati nelle mini-assemblee contrappesi e proporzioni sono a rischio, persino nelle commissioni chiave come la Bilancio e la Affari costituzionali. Renzi, peraltro, è più arrabbiato di prima. Ed essendo ancora l’ago della bilancia ha tutta l’intenzione di usare i numeri che sono dalla sua per indebolire e continuare a picconare l’esecutivo guidato dal giurista pugliese. “Con questi voti non vanno da nessuna parte”, dice il senatore di Rignano. “Dopo il Conte I, dopo il Conte Bis ora siamo al Conte dimezzato. Il suo è un governo a termine”. E Palazzo Chigi: “Con Renzi non si torna ma i numeri così non bastano”.

 

Gli alleati: “Andiamo avanti”

Domani pomeriggio saranno i leader di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia ad essere ricevuti da Mattarella. Intanto, oggi si è svolto un vertice della maggioranza con il presidente del Consiglio. Gli alleati sono usciti determinati a proseguire il cammino. “Avanti con il percorso di rafforzamento della maggioranza e di scrittura del nuovo patto di legislatura”, avrebbero concordato i capi delegazione e i leader di partito presenti. Nella riunione non si sarebbe fatto riferimento a un termine preciso per concludere il processo. Ma i tempi sostanzialmente li detta l’agenda parlamentare. La settimana prossima, il 27 gennaio, arriverà in Parlamento la relazione annuale sulla giustizia del ministro cinquestelle, Alfonso Bonafede. Renzi ha già annunciato che Italia Viva non la voterà. Se per quella data Conte e i suoi emissari non riusciranno ad agganciare la famigerata “terza gamba liberale” di cui parla da giorni il dem Goffredo Bettini, l’esecutivo andrà sotto.

 

Le inquietudini del Pd

“Ieri abbiamo evitato il salto nel buio di una crisi e abbiamo fatto bene. Ora dobbiamo agire su due fronti i problemi degli italiani e una prospettiva politica del governo”, ribadisce il segretario Nicola Zingaretti.  E aggiunge: “Ora è il momento di voltare pagina, di rafforzare la forza parlamentare del governo”. Queste le dichiarazioni ufficiali del leader Pd. Al di là delle quali la preoccupazione serpeggia e sale di ora in ora. Non c’è dubbio che Mattarella, lo ha detto già da tempo, non accetterà ‘maggioranze raccogliticce’. Serve un nuovo gruppo parlamentare che conferisca solidità istituzionale e numerica al governo. Una settimana per ridare fiato alla maggioranza in affanno e raggiungere l’obiettivo fallito ieri in Senato- quando i voti extra dei ‘volenterosi’ sono stati inferiori alle aspettative -  è davvero poco. Una corsa disperata e forse destinata al fallimento. Con un M5S particolarmente silente e passivo, il Pd potrebbe rimanere intrappolato nel suo tentativo di salvare Conte a ogni costo. La domanda che molti si fanno è per quanto i vertici del 

Nazareno terranno in vita Conte e fino a che punto gli conviene.

 

Sì allo scostamento di bilancio

Oggi è passato sia alla Camera che al Senato il nuovo scostamento di bilancio da 32 miliardi di euro. I sì sono stati 523 a Montecitorio, 291 al Senato. Un passaggio su cui Italia Viva aveva assicurato da giorni i suoi voti ma che non libera la strada da insidie e pericoli. Se non si creeranno le condizioni per andare avanti, approvare tutte le misure necessarie al Paese sarà un percorso a ostacoli. In casa dem c’è chi spinge per non rompere definitivamente i rapporti con Renzi e recuperare, come indicato da Pierferdinando Casini, un “filo comune per andare avanti assieme”. L’ex rottamatore è in difficoltà. Sperava che in maggioranza ci fosse più renzismo che grillismo. Quando ha capito di aver perso la partita, per non rimanere schiacciato dall’alleanza Pd-5S è uscito dai giochi. Ma ora è sempre più isolato e non è detto nemmeno che riesca a mantenere unite le sue truppe: avrebbe già messo in conto di perdere 3 o 4 senatori.

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