Come annunciato dal premier Giuseppe Conte, alla vigilia dell’ultimo Dpcm, a far scattare nuove misure di restrizione è ora anche l’innalzamento dell’indice Rt, che rappresenta un “termometro” dello stato dei contagi sul territorio locale, in grado di far scattare ulteriori misure di contenimento del contagio da Covid e aree rosse a livello regionale.
Ma in cosa consiste, cosa misura e perché è “rischioso” superare il valore di 1?
Cos’è l’indice Rt
Per Rt si intende l’indice con cui la malattia è in grado di riprodursi. E’ frutto di un elaborato calcolo che si basa su algoritmi e viene analizzato in un dato periodo, in genere su base settimanale. E’ differente dall’indice R0 (R zero), che invece era utilizzato soprattutto all’inizio della pandemia, per valutare la diffusione del virus sulla popolazione “del tutto esposta”, dunque in mancanza di terapie farmacologiche efficaci o in grado di contrastarlo, e di misure specifiche come le restrizioni ad attività, movimenti, ecc.
In pratica l’R0 valuta la capacità del virus di trasmettersi e passare da una persona infetta ad un’altra, in base al numero di contatti, al grado di infettività, ecc. In questo momento, invece, si valuta Rt perché viene tenuto conto anche delle misure che possono arginare la diffusione del Covid e della loro efficacia in un certo lasso di tempo.
Indice Rt, cosa lo stabilisce
A fornire i valori dell’indice Rt sono il ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità, solitamente con cadenza settimanale. Mentre fino a poche settimane si era mantenuto di pochissimo sopra il valore 1 (0,1 a metà ottobre), negli ultimi giorni è salito pericolosamente, facendo scattare nuovi provvedimenti. In particolare si è superata la soglia di 1: significa che adesso ogni persona positiva è in grado di infettare potenzialmente più di un’altra persona. Questo comporta una maggiore diffusione del virus, con la preoccupazione per la tenuta delle strutture sanitarie.
Indice Rt superiore a 1,5 cosa succede:
Come annunciato dal premier Giuseppe Conte, sono stati creati tre scenari di rischio, in base a una serie di parametri che comprendono anche l’indice Rt e che permetteranno di disporre di una mappa del paese su base regionale. In caso di superamento dei livelli di allarme (con Rt sopra l’1,5 su base locale) scattano nuove restrizioni a livello territoriale: “Il prossimo Dpcm individuerà 3 aree corrispondenti a 3 scenari di rischio, per ciascuno dei quali sono previste misure via via più restrittive.
L'inserimento di una Regione in una specifica fascia avviene con un'ordinanza del ministro della Salute” ha chiarito il presidente del Consiglio. Le aree o fasce di rischio sono definite come “moderata”, “alta/molto alta” per meno di tre settimane consecutive e “alta/molto alta” per più di tre settimane consecutive, con situazione non gestibile.
Confronto con la prima ondata
Uno dei punti di forza dell’indice Rt è che permette un confronto con la situazione della prima ondata di pandemia. Nonostante il numero di contagi quotidiani abbia raggiunto i livelli della scorsa primavera (o superiori), l’indice Rt non aveva toccato, fino a pochi giorni fa, la soglia di 2 su base nazionale (l’ultimo Rt ora è a 1,7 sulla media nazionale), come invece accaduto durante il lockdown. Un’altra differenza riguarda il suo utilizzo proprio come valore di riferimento per restrizioni a livello regionale.
Mentre lo scorso maggio il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, all’epoca aveva affermato che “l’indice di contagio serve per capire la capacità del nostro sistema di intercettare precocemente gli spostamenti su base settimanale del contagio” e che non poteva essere utilizzato per stabilire eventuali limitazioni alla mobilità tra Regioni.
Oggi proprio questo valore è stato scelto tra quelli per suddividere il paese in tre aree. In questo momento, infatti, sono 13 le Regioni con Rt superiore a 1,5. Piemonte e Lombardia hanno anche superato la soglia di 2, rispettivamente a 2,16 e 2,09. L’indice, però, sarà valutato insieme ad altri 21 parametri.
Valutare anche altri parametri
Il superamento del valore di 1 dell’Rt rappresenta un campanello d’allarme, perché dà la misura della diffusione del virus, ma non è l’unico valore da tenere in considerazione nelle valutazioni su possibili misure. Ad esempio, un fattore che costituisce una caratteristica “territoriale”, è il numero di posti letto disponibili negli ospedali e, in particolare, nelle terapie intensive. Una corretta valutazione, quindi, non può prescindere dalla pressione che il Covid può esercitare sulle strutture ospedaliere, che possono essere più o meno capaci di accogliere i malati da Regione a Regione e da Stato a Stato (la Germania dispone di molte più rianimazioni delle nostre).
Un altro aspetto, come ricorda lo stesso Istituto Superiore di Sanità sul proprio sito, è il caso degli asintomatici, che possono essere individuati solo in presenza di screening capillari e su base locale. Per questo l’ISS ricorda che “pur rimanendo l'indicatore più affidabile a livello regionale e confrontabile nel tempo per il monitoraggio della trasmissibilità, potrebbe sottostimare leggermente la reale trasmissione del virus a livello nazionale”. Pur in presenza di una crescita pressocché continua di contagi nelle ultime settimane, compresi quelli asintomatici, l’Rt è infatti salito solo di recente e più lentamente. ?Per questo sono stati individuati altri 21 parametri, tra i quali numero dei casi sintomatici, i ricoveri, i casi nelle Rsa, la percentuale di tamponi positivi, il tempo medio tra sintomi e diagnosi, il numero di nuovi focolai, l'occupazione dei posti letto sulla base dell'effettiva disponibilità.