La rivoluzione digitale

Servizio civile digitale: 1000 giovani operatori, come funziona bando

Il Servizio civile digitale è rivolto ai 1000 giovani operatori, che saranno formati per aiutare i cittadini all'utilizzo consapevole delle nuove tecnologie

Servizio civile digitale: 1000 giovani operatori, come funziona bando

Nasce il Servizio civile digitale. È stato firmato il Protocollo d’intesa per tra Paola Pisano, Ministra per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, e Vincenzo Spadafora, Ministro per le Politiche giovanili e lo sport.


L’iniziativa è stata promossa con un preciso obiettivo: ossia accrescere le capacità e le competenze digitali dei cittadini, soprattutto di coloro che meno sanno usare le nuove tecnologie, favorendo l’uso dei servizi pubblici digitali.

In questo modo, sottolineano dal Governo, è possibile diffondere un approccio consapevole alla realtà digitale, agevolando inoltre la collaborazione tra Pubblica amministrazione, enti e cittadini.

 

Servizio civile digitale: cos’è e come funziona

Il Servizio civile digitale rientra nelle finalità del programma denominato ‘Repubblica digitale’, promosso dalla Ministra Pisano per contrastare il divario digitale; allo stesso tempo risponde anche al fine principale del Servizio civile, sostenuto dal Ministro Spadafora: investire sui giovani, sulla loro formazione e sul loro ruolo di “cittadini attivi”.


Per il Servizio civile digitale saranno coinvolti almeno 1000 operatori volontari, che verranno impiegati come “facilitatori digitali” durante il primo anno di sperimentazione.

I giovani saranno così formati ad operare sul territorio, nei quartieri e nelle comunità locali per accogliere e guidare tutti quei cittadini che avranno necessità di un aiuto e un supporto per poter utilizzare al meglio le nuove tecnologie. Come, ad esempio, l’app IO e SPID- Il Sistema Pubblico d'Identità Digitale, di cui si è parlato molto di recente in relazione al cashback di stato.


Un vero e proprio “trasferimento di competenze” che coinvolge persone di età differenti.
Secondo l’indice DESI (Digital Economy and Society Index) 2020, per ciò che riguarda le competenze digitali, in Italia solo il 42% delle persone (tra i 16 e i 74 anni) possiede almeno competenze digitali di base, contro la media Ue del 58% e quella tedesca del 70%. 

 

Servizio civile digitale, il bando

L’avviso pubblico per la presentazione di programmi di intervento e progetti per il Servizio civile digitale sarà rivolto agli enti accreditati presso l’Albo del Servizio civile universale.

Sarà pubblicato all’inizio del nuovo anno sul sito del Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale.


Gli enti che decideranno di aderire al progetto seguiranno un percorso formativo di accompagnamento guidato dal Dipartimento per le politiche giovani e il Servizio civile universale e dal Dipartimento per la trasformazione digitale, che assisteranno anche i volontari nello sviluppo della sperimentazione.

 

Servizio civile digitale, Pisano: «Compito dello Stato fare in modo che nessuno sia lasciato indietro»

«Le ragazze e i ragazzi del Servizio civile digitale - ha dichiarato la Ministra Paola Pisano - saranno impegnati nell’aiutare i cittadini, a partire dalle persone anziane e da coloro che hanno meno confidenza con le tecnologie, ad ottenere e utilizzare i nuovi servizi digitali della Pubblica amministrazione come il Sistema pubblico di identità digitale (Spid) oppure l’app Io per accedere ai servizi pubblici da cellulare. Credo fortemente nel passaggio di competenze tecnologiche dai più giovani e tecnologici verso generazioni meno digitali ed è per questo che mi sono spesa fin dall’inizio del mio mandato per realizzare questo progetto.»

 

Il ministro Vincenzo Spadafora ha invece sottolineato: «Durante il lockdown migliaia di ragazze e ragazzi hanno messo a disposizione le loro competenze tecnologiche per aiutare i loro familiari e amici a restare connessi, nonostante le distanze imposte dalla pandemia, e a usufruire dei servizi digitali di Enti, Istituzioni, uffici, associazioni. E’ stata una risposta spontanea che ha consentito in breve tempo un salto digitale a moltissimi cittadini meno abituati a utilizzare le nuove tecnologie. E’ una spinta che non dobbiamo perdere.»

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