Il caso Navalny

Russia, 4.000 arresti tra i sostenitori di Navalny. Domani in aula

Migliaia di attivisti in strada per chiedere la liberazione dell’oppositore di Putin. Arrestata e poi rilasciata anche la moglie Yulia. Domani prima udienza

Russia, 4.000 arresti tra i sostenitori di Navalny. Domani in aula

Dopo le manifestazioni di sabato 23 gennaio, i sostenitori di Alxej Navalny sono tornati in piazza ieri, in oltre 35 città, ma le autorità hanno imposto ingenti misure di sicurezza, dando mandato alla polizia di arrestare i dissidenti. In 4.000 sono finiti in cella. Tra loro anche Yulia Navalny, moglie dell’oppositore del presidente russo, Vladimir Putin, poi rilasciata. In un clima di tensione crescente, domani è stata fissata la prima udienza del processo a Navalny, in carcere dopo l’arresto il 17 gennaio, non appena tornato in Russia, dopo l’avvelenamento col gas nervino Novichock dello scorso agosto e la convalescenza in Germania.

 

Raffica di arresti

Le manifestazioni a sostegno di Navalny sono iniziate dalle località della costa orientale russa per poi estendersi al resto del Paese. In tutto i cortei sono stati organizzati in 35 città, compresa Mosca dove erano state adottate misure di sicurezza senza precedenti, con la chiusura di diverse stazioni della metropolitana vicino al Cremlino e la deviazione del traffico dei mezzi pubblici di superficie. Chiusi anche negozi e ristoranti, nonostante dalla scorsa settimana siano state cancellate le restrizioni anti-Covid.

 

Cosa rischiano i manifestanti

Le autorità avevano scoraggiato dal partecipare alle proteste, che Navalny aveva chiesto si concentrassero presso il quartier generale del Servizio di sicurezza nazionale (accusato del suo avvelenamento), spiegando che sarebbe scattato il reato di partecipazione a disordini di massa, punito dal codice penale con la reclusione fino a 8 anni. Per chi i manifestanti ritenuti colpevoli di violenza contro la polizia, invece, la pena arriva anche a 15 anni.

Tra i 4.000 arrestati anche la moglie di Navalny, Yuli, poi rilasciata in serata. Nei suoi confronti, secondo Interfax, è stato redatto un verbale amministrativo per "partecipazione a una protesta non autorizzata che ha implicato disturbi per passanti e trasporti".

 

La condanna Usa

Dopo il primo colloquio telefonico della scorsa settimana tra il presidente americano, Joe Biden, e quello russo, Vladimir Putin, è arrivata la condanna proprio del capo della Casa Bianca per gli arresti delle scorse ore. Il segretario di Stato, Antony Blinken, ha parlato di “tattiche brutali” contro i manifestanti. Pronta la reazione russa che ha accusato a sua volta gli Usa di "grossolane interferenze negli affari interni della Russia” che, secondo il ministero degli Esteri di Mosca “sono un fatto dimostrato così come la promozione di fake news e di appelli ad azioni non autorizzate su piattaforme internet controllate da Washington".

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