Piano anti-crisi: verso la ratifica

Il Parlamento europeo approva il Recovery Fund e c’è l’ok della Lega

Reazioni e spaccatura sovranisti a Bruxelles su voto (582 sì) che dà via libera degli eurodeputati all’avanzamento dei Piani di rilancio. Ora la ratifica.

Il Parlamento europeo approva il Recovery Fund e c’è l’ok della Lega

Buona notizia (prevedibile) dall’Eurocamera è il voto favorevole con cui 582 parlamentari europei (40 contrari, 69 astenuti) hanno approvato il testo sul maxi-fondo NextGenerationEU e l’insieme di strumenti per la ripresa, il Recovery and Resilience Facility (RFF).

 

L’auspicio del Vice-Presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovkis, ha dunque sortito i giusti effetti. Anche sui deputati della Lega a Bruxelles, che hanno espresso un netto “SI” al Recovery Fund per contribuire all’uscita dei 27 dalla crisi economico-sanitaria. Sarebbe stata improbabile una divisione a livello politico tale da bloccare quei fondi tanto attesi che trasferiranno agli Stati membri fino a  672,5 miliardi di euro entro il 2027. Di questi, 312,5 miliardi sotto forma di sussidi e 360 miliardi di prestiti ad interesse agevolato. Oggetto della votazione è stato quel documento su cui il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea sono riusciti a trovare l’accordo di compromesso, verso metà dicembre, anche sui termini del nuovo Bilancio pluriennale (QFP 2021-2027).

 

Avanti con la ratifica: Sassoli, “non c’è tempo da perdere”

Con il via libera definitivo da parte del Parlamento europeo, la palla passa ora ai Governi nazionali. L’ok di oggi fa avanzare i lavori sul Regolamento che stabilisce obiettivi, le condizioni del finanziamento e le regole Ue di accesso agli aiuti e misure anti-crisi in base ai quali verranno ufficialmente trasmessi a Bruxelles i Piani nazionali per il rilancio, i Recovery Plan.

In un tweet, il Commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni afferma che l’approvazione è  un’opportunità unica per dare una svolta straordinaria alle economie europee. Una dichiarazione simile è quella di David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo, che parla di “voto storico” per l’Unione ma che avverte come non ci sia “tempo da perdere”, come tutti hanno ormai capito. È di ieri il memo di Dombrovkis sulle tempistiche e la check list di passi successivi previsti per l’entrata in vigore del Regolamento (previsto indicativamente per il 18 febbraio) e relativi Atti delegati: prima viene ratificato dai Parlamenti dei 27, prima la Commissione europea assolverà i suoi doveri per assicurare che le prime tranche dei pagamenti vengano erogate. Nei prossimi giorni, l’iter in Ue si completerà con la ratifica del Consiglio per chiudere il ping-pong europeo e dare il via a quello nazionale.

 

 

Prime reazioni dai gruppi politici, sovranisti divisi e ritorno di Le Pen

Nonostante il buon successo del RFF, non mancano reazioni alle dinamiche emerse con il voto dell’Eurocamera. “È l’Europa dei miracoli”, osserva Sandro Gozi (Renew Europe), con nuance ironica in una nota in cui osserva come “leghisti e grillini” siano stati “folgorati sulla via di Bruxelles”. Secondo dell’eurodeputato (eletto in Francia) il Recovery ha “trasformato gli amici dei gilet gialli e strenui sostenitori della Brexit in fervidi paladini dell’europeismo”. E ancora, l’intesa – per Gozi – porterebbe quanti “volevano il referendum per uscire dall’Euro”, solidali con Viktor Orban e Marie Le Pen, ora danno il voto favorevole sul piano economico “più ambizioso della storia dell’Unione europea”.

 

C’è un nuovo colpo di scena dietro le quinte a Bruxelles in cui il SI degli eurodeputati della Lega al voto sulla governance del “pacchetto recovery” porta nuove divisioni al fronte dei sovranisti. Voto a favore anche per le delegazioni del PD, del M5S, di Forza Italia e di Italia Viva, l’intero blocco del PPE, S&D, Renew Europe, i Verdi e buona parte della sinistra del GUE. Ma sono gli esponenti di Identità e democrazia (Id) a spaccarsi in tre filoni (i tedeschi di AfD sono tra i 40 che hanno votato NO, i francesi “astenuti” del partito di Marie Le Pen ed i Conservatori ECR con l’astensione di Fratelli d’Italia).

Insomma, la linea comune per ricostruire l’Europa post-pandemia sembra ardua, dato che neppure sull’uscita dalla crisi covid-19 alcune forze politiche sembrano far venir meno le loro resistenze.

 

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