La battaglia a colpi di carte bollate all’interno del Movimento è appena all’inizio. Anche se non tutti i 41 parlamentari espulsi dopo il voto contrario al governo Draghi hanno preso la stessa strada, in molti sono già in mano agli avvocati. L’estromissione dai gruppi parlamentari è però materia scivolosa: non ci sono norme che disciplinano la fattispecie. L’avvocato Borrè –ex grillino, storico difensore di decine tra consiglieri comunali e parlamentari pentastellati e ora rappresentante di Barbara Lezzi e Nicola Morra - non esclude una linea difensiva inedita. Ovvero, che ad essere impugnato “sia il provvedimento con cui i presidenti delle Camere disporranno il passaggio di deputati e senatori al gruppo Misto”. Diversa la linea del legale Daniele Granara che difenderà altri espulsi ma per violazione della Costituzione.
“Prevedere un automatismo fra l’espulsione dal movimento politico e quella dal gruppo parlamentare significa violare una precisa norma costituzionale, quella dell'articolo 67, garanzia della libertà di esercizio del mandato parlamentare”, dice. “Un principio”, ’esclusione del vincolo di mandato, per Granara “strettamente connesso alla democrazia costituzionale e alla democrazia parlamentare. Tutti parlamentari, nessuno escluso, rappresentano la Nazione e la rappresentano con la loro coscienza”.
5Stelle allo sbando e in cerca di una guida
Il Movimento è nel caos. I ricorsi e la guerra legale scatenata dalle espulsioni non aiutano l’uscita dalla palude. Anzi, alimentano incertezza e danno il via libera a truppe pronte a formare nuovi gruppi. Ci sarebbe già il nome: “Alternativa c’è”. Ora che Di Battista si è “disiscritto” dalla piattaforma Rousseau e dal Movimento la fronda ha anche il suo leader. L’altro ramo pentastellato, quello di governo, invece ne cerca ancora uno. Da Luigi Di Maio ad Alfonso Bonafede, Da Paola Taverna a Riccardo Ricciardi, tutti invocano il nome dell’ex premier, Giuseppe Conte, per rimettere ordine in un Movimento allo sbando.
Si pensa anche di modificare lo Statuto per creare ex novo la carica di presidente cucita addosso all’avvocato di Volturara Appula. Per il M5s “Conte è una risorsa, quello che ha fatto per il Paese è straordinario e poterlo schierare nella nostra squadra sarebbe un valore aggiunto unico”. Per lui ci vorrebbe “un ruolo centrale”. A dirlo è il vice capogruppo alla Camera Ricciardi. Dello stesso avviso la Taverna. Intervistata dal Fatto quotidiano la senatrice pensa a “a un nuovo perimetro, a una nuova cornice per il Movimento. E in questa ottica Giuseppe Conte può essere una figura fondamentale. Lui ha cambiato l'approccio del Movimento alla politica, facendo una sintesi tra la nostra forza innovatrice e la sua capacità di stare al governo”.
L’ex premier non si pronuncia
L’ex presidente del Consiglio per il momento nicchia. Forse più che prendere le redini di un Movimento che rappresenta una bella gatta da pelare pensa al ruolo di ‘federatore’ di quell’alleanza Pd-Leu-5s di cui è stato sostenitore e difensore. Vedremo. Intanto i pentastellati di governo sono sulle barricate perché continuano a perdere terreno. Quei 41 parlamentari in meno hanno un peso nei nuovi equilibri e più che mai nella corsa a vice-ministri e sottosegretari. Al Movimento adesso ne toccherebbero di meno. Questa prospettiva blocca da giorni la chiusura della trattativa. Anche se particolare chiarezza non c’è nemmeno nel Pd alle prese con le ‘quote rosa’ dopo la brutta figura dell’esclusione delle donne dalla novero dei ministri dem. Conferma arriverebbe dalle parole del leader leghista, Matteo Salvini, che non rinuncia a punzecchiare i partners di governo. Sulla squadra dei sottosegretari “non ho da commentare nulla. Noi siamo a posto e saremmo pronti a partire anche adesso, fra un minuto. Ma altri hanno difficoltà, qualcuno non ha fatto i compiti”, dice.