La caduta dei grillini

La linea dura di Crimi e la scissione che non giova all’asse 5S-Pd-Leu

Le espulsioni e le diverse anime dei ribelli. Gruppi in Parlamento per rifondare un Movimento alternativo ai moderati di Grillo? La partita è all’inizio

La linea dura di Crimi e la scissione che non giova all’asse 5S-Pd-Leu

Al Senato i 15 dissidenti 5Stelle che non hanno votato la fiducia al governo Draghi avrebbero i numeri per formare un nuovo Gruppo: in base al regolamento di Palazzo Madama bastano 10 eletti. Alla Camera, invece, i 16 ribelli sono fuori dalla soglia minima dei 20 membri. Rientrerebbero però nel quorum per una componente nuova di zecca all’interno del Gruppo Misto. E non è escluso - perché le regole di Montecitorio lo prevedono - che l’Ufficio di Presidenza autorizzi la nascita di un Gruppo a sé con meno di 20 iscritti “purché rappresenti un partito organizzato nel Paese che abbia presentato, con il medesimo contrassegno, in almeno venti collegi, proprie liste di candidati”. A questa ipotesi più di qualcuno sta lavorando ma che sia realizzabile è da verificare. Non è da scartare nemmeno l’idea di una reunion di una parte dei vecchi addii pentastellati con gli espulsi dell’ultim’ora, che assicurerebbe i numeri necessari. Lo scenario, seppure plausibile, non appare scontato. Visione comune e unità d’intenti non sembrano accumunare le tante anime della diaspora. Nemmeno il recente fronte del no al governo appena nato. E che ha suscitato l’’ira funesta’ del reggente, Vito Crimi.  

 

I dibattistiani

Gli effetti della scissione grillina non sono irrilevanti. Domani Alessandro Di Battista rilascerà un’intervista e c’è da presumere che parlerà ai dissidenti che, oltre al suo appoggio, hanno quello di Davide Casaleggio. Un Movimento nel Movimento potrebbe essere nelle intenzioni dell’ex deputato che non ci pensa proprio ad abdicare ai valori delle origini. E che, anzi, sulla base di quei capisaldi pensa a un’alternativa politica rispetto ai governisti capeggiati da Grillo. Ma la battaglia ora è soprattutto in Parlamento. Sul piano formale i contrari alla fiducia sono stati espulsi dai gruppi, non dal Movimento. Il deputato Andrea Colletti precisa: “non è la stessa cosa, ma sarà una conseguenza. Adesso dovremo decidere. Credo che bisogna fare opposizione a questo governo, non da soli ma di gruppo. Quindi fare tutti insieme qualcosa per far sentire una vera opposizione al governo”.  Non tutti però saranno dalla stessa parte. Da sempre i 5Stelle hanno un’anima vicina al centrodestra e a Salvini, e una simpatizzante per il centrosinistra del Conte II. Di certo, l’ultimo colpo inferto con le espulsioni apre una falla non solo nel Movimento e con ripercussioni sul numero di sottosegretari da nominare, ma anche nell’asse 5S-Pd-Leu. Perché la nuova spaccatura va a togliere truppe innanzitutto all’alleanza giallorossa. Questo è l’unico dato oggettivo degli ultimi giorni.  

 

I governisti

I toni barricaderi di Crimi non si attenuano. Seppur a capo dell’ala in teoria più moderata il capo politico attacca ancora: “Chi ha scelto di votare diversamente ha scelto di chiamarsi fuori, lasciando dei vuoti. Ora le fila vanno serrate, affinché l'azione del gruppo, della squadra, sia ancora efficace”. E precisa: “Quello sulla fiducia non è un voto come tanti altri. Stabilisce gli equilibri all'interno del Parlamento, determinando i posizionamenti fra maggioranza e opposizione. Chi non ha votato la fiducia a questo governo si è automaticamente collocato all'opposizione, dunque all'opposizione del Movimento che ha deciso di sostenerlo, ed era perfettamente consapevole delle conseguenze delle proprie scelte”. E avverte: “Quella che abbiamo espresso non è una fiducia incondizionata”.  Ma ormai di Movimento non ce n’è uno solo.

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