A ROMA

Con il “Canto delle tre tende” Letta chiude idealmente il suo mandato

All’assemblea nazionale approvato il nuovo Manifesto dei valori e dei principi che detterà la linea per la nascita di un nuovo Partito democratico

Con il “Canto delle tre tende” Letta chiude idealmente il suo mandato

Con il "Canto delle tre tende" un Enrico Letta “evangelico” ha chiuso l'assemblea del Pd e, idealmente, anche il suo mandato da segretario. "Esco più determinato di quanto ho cominciato, esco più innamorato del Pd di quando ho cominciato, vi assicuro che non costruirò un partito alternativo al Pd. Non mi sono pentito di essere tornato da Parigi", ha detto Letta rassicurando che "amarezze e ingenerosità le tengo per me: siamo una comunità viva". Ha detto Letta.

 

All'assemblea che ha approvato il Regolamento congressuale e il nuovo Manifesto dei valori e dei principi che detteranno la linea per la nascita di un nuovo Partito democratico, il segretario uscente ha voluto anche sottolineare l’intento del documento approvato: "Questo manifesto non si ponga il problema dell'abrogazione del lavoro che fu fatto alla nascita del Pd, nel 2007, da giganti, rispetto ai quali non mi sento di paragonarmi, che rimane parte dell'atto di nascita del nuovo Pd. Sarebbe stato sbagliato metterci a fare le pulci a quel manifesto frutto del contributo, tra gli altri, di giganti del pensiero democratico come Scoppola o Reichlin". "Dobbiamo vivere un senso di unità che viene prima di tutto. La forza del nostro partito è indispensabile".

 

Al termine dell'assemblea nazionale del partito, Letta ha voluto chiudere così: "Ci sono fasi politiche in cui non ti bastano tre telefoni per rispondere a chi ti chiama e fasi in cui ne basta uno e avanza, perché non ti chiama più nessuno. Io mi appresto a vivere questa fase, ma le fasi politiche sono molto veloci oggi, quindi vivetele con autenticità". 

 

Il manifesto dei valori e dei principi

Il "Manifesto dei valori e dei principi" del nuovo Partito Democratico è stato votato e approvato con le ultime modifiche apportate al documento da Enrico Letta e Roberto Speranza. 

Rispetto alla bozza precedente ci sono infatti delle novità importati come l'ampiamento del controverso punto sul "cambio di paradigma", che ora coinvolge non solo la transizione ecologica ma anche il campo economico e sociale. Le novità apportate in campo di politica estera, riguardano ora anche la difesa comune Ue e non solo la collocazione atlantica del partito. La parte dei diritti, è quella che ha ricevuto più modifiche, introducendo la difesa della legge sull'interruzione volontaria di gravidanza e "colmare la lacuna normativa nel campo del fine vita, per garantire certezze e dignità a tutte le persone che si trovano in condizioni di sofferenza intollerabile". 

Alla parte sull'uguaglianza di genere è stata inserita una frase che mancava nella bozza: "Siamo e saremo un partito femminista". Nel capitolo economico, viene aggiunto una sottolineatura sulle imprese, "patrimonio essenziale del Paese", e sull'agricoltura. 

Nel capitolo finale, su Costituzione e democrazia, viene espresso l'esplicitato no al presidenzialismo: "contrastare la tendenza in corso a risolvere tramite formule di accentramento dei poteri la crisi del nostro sistema politico" e un sì all'autonomia ma attraverso "un regionalismo cooperativo e solidale, evitando soluzioni che spingono ad ampliare i divari fra territori". Infine, per guardare al futuro, il richiamo a una parola del passato: la costruzione di "un grande partito di popolo".

 

Le reazioni interne al Pd

Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia Romagna e candidato alla guida del Pd, presente all'assemblea del Pd a Roma ha detto: "Un percorso congressuale troppo lungo, mesi e mesi di congresso ci fanno sembrare marziani". "Non facciamoci più trovare intrappolati in discussioni incomprensibili, come quelle sul nome e sul simbolo dl Pd. Me lo chiedono solo i giornalisti, nessun elettore ci pone il tema di cambiare nome, ci chiedono di cambiare politiche e tornare a parlare con la base. Non ho tabù sul nome e sul simbolo ma trovo surreale discutere del nome e non dei contenuti". "Se vincerò chiederò ad Elly, Gianni e Paola di darmi una mano, se perdo mi metterò a disposizione di chi ha vinto, senza chiedere nulla per me". 

 

Elly Schlein deputata e candidata alla guida del Pd: "Non abbiamo perso solo noi, ma questo è l'unico partito che ha deciso di mettersi in discussione, aprendosi anche al mondo fuori, a chi ha smesso di crede in noi, nel Pd, nel centrosinistra, nella politica. Credo che questo processo fosse necessario". E poi: "Dalle grandi rimozioni di questo governo, il più a destra della storia repubblicana, dobbiamo ripartire". "Abbiamo il compito di dare una speranza di un futuro migliore per le persone e per il pianeta. Da qua possiamo ripartire. Il governo ha mostrato il volto becero di una destra nazionalista". 

 

Paola De Micheli, deputata e candidata alla segreteria: "Penso che il manifesto sia un buon punto di arrivo, in questa fase. Penso a un approfondimento più serio sulle regole della democrazia interna e sugli strumenti contro la povertà, ma il ruolo dei candidati è anche quello di completare questo processo, anche dopo l'insediamento della nuova segreteria". "Diciamoci le cose in faccia, proviamo a non essere fintamente unanimi, con l'obiettivo di una sintesi comune, ma con comportamenti che siano leali", ha aggiunto chiedendo "al nuovo gruppo dirigente che i comportamenti siano più coerenti e leali".

 

Per il deputato Dem Andrea Orlando, "chi propone di cambiare il nome, propone di chiamarlo 'Partito del lavoro' o di richiamare la dimensione del lavoro, non è un fatto di forma, è un fatto di sostanza. Significa che definisci un campo di riferimento molto chiaro. È una discussione da fare insieme, ma tutt'altro che banale". 

 

Il segretario di Art.31 Roberto Speranza ha sottolineato invece che "per me costituente, che è la parola giusta, significa costruire un grande partito nazionale popolare, capace di difendere gli interessi del paese costruire una Italia più giusta. Significa porre le basi per costruire un'alternativa alla destra, che oggi governa l'Italia. Di fronte a questa destra l'unità non è un'opzione ma una scelta politicamente e moralmente obbligatoria. Abbiamo fatto un primo pezzo importante di strada, ma non è terminata, sono d'accordo che la costituente debba continuare. Abbiamo bisogno di continuare, la sfida non è compiuta, l'assedio a questo campo non è tramontato come ambizione".

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