Rischio covid

Covid, inquinamento e inattività fisica peggiorano la malattia

Due diversi studi confermano come la presenza di inquinanti nell’aria e la sedentarietà possono influire sulla gravità della malattia. Ecco i consigli

Covid, inquinamento e inattività fisica peggiorano la malattia

L’inquinamento atmosferico non fa male solo alla salute in generale, ma può contribuire ad aumentare il rischio di ammalarsi in forme gravi di Covid. A dirlo è il risultato di uno studio, condotto dai ricercatori dell’Università di Cincinnati, negli Usa, che hanno dimostrato un nesso tra l’esposizione alle polveri sottili (particolato) e una maggiore necessità di ricovero per infezione da Sars-Cv2.

A influire sull’andamento della malattia, inoltre, potrebbe essere anche l’inattività delle persone colpite, come mostra un altro studio, realizzato sempre negli Stati Uniti, in particolare dal centro medico Kaiser Permanente in California. Ecco cosa è emerso.

 

Inquinamento e ospedalizzazioni

Nella prima ricerca si è visto che chi soffre di asma e altre malattie respiratorie come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) ha un più alto rischio di ospedalizzazione in caso di contatto con il virus SarsCov-2. Come riportato dalla rivista Respiratory Medicine, i ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di 1.128 pazienti ricoverati per Covid-19 presso l’UC Health di Cincinnati, e le hanno incrociate con l’esposizione a lungo termine ad alcuni dei più diffusi e inquinanti agenti atmosferici (PM 2,5 e PM inferiori), osservando le richieste di ricovero. La valutazione è stata condotta su un periodo di esposizione al particolato di 10 anni.

Il risultato delle analisi è che un aumento di una sola unità (1 μg/m3) dei valori medi di PM 2,5 in 10 anni è associato a una probabilità di ospedalizzazione superiore al 60% per i pazienti Covid-19 con malattie respiratorie preesistenti.

 

Attività fisica e Covid

A collegare le probabilità di ammalarsi di Covid con la sedentarietà è invece una ricerca pubblicata sul British Journal of Sports Medicine, da cui emerge che proprio l’inattività fisica rappresenta il terzo fattore di rischio dopo l'età avanzata e il trapianto di organi. I ricercatori, guidati da Robert Sallis del centro medico Kaiser Permanente in California, hanno analizzato i dati di 48.440 cittadini che hanno sofferto di Covid tra gennaio e ottobre 2020, di età media 47 anni, il 62% dei quali era donna e tutti in sovrappeso.

 

A tutti era stato chiesto di indicare la propria quantità di movimento fisico settimanale, in base alla quale sono poi stati suddivisi tra "inattivi" (meno di 10 minuti di esercizio a settimana), "un po 'inattivo" (meno di 149 minuti) e "attivo" (più di 150 minuti). Il 7% è stato classificato come attivo, il 15% come inattivo e il resto un po' attivo. Ma soprattutto si è visto come le persone inattive avevano il doppio delle probabilità di dover ricorrere all’ospedalizzazione rispetto alle persone attive; il rischio di morte era superiore di 2,5 volte, mentre la probabilità di richiedere cure intensive era superiore del 73%. Rispetto ai cittadini classificati come "un po' attivi", l'inattivo aveva un rischio maggiore del 20% di essere ricoverato in ospedale, un rischio maggiore del 10% di richiedere cure intensive e un rischio maggiore del 32%.

Da qui il monito ad aumentare l'attività fisica e lo sport, anche in casa, con modalità aumentate nel corso della pandemia anche grazie ad App e programmi specifici. 

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