Il governo italiano non rinuncia all’assistenza umanitaria in tema di sbarchi e migrazioni, seppure lavorando su due fronti: stringere accordi con i Paesi da cui proviene la maggior parte dei flussi ed esercitare il pressing sull’Ue per aprire il canale della solidarietà ai fini della ricollocazione. Mario Draghi, oggi alla Camera dei Deputati per il Question time, risponde a un’interrogazione della Lega ma non concede nessun cambio di passo ai deputati di Matteo Salvini. “A fronte di questa complessa e drammatica realtà politica”, dice il presidente del Consiglio, “il governo vuole seguire una politica equilibrata efficace e umana, nessuno sarà lasciato solo in acque territoriali italiane. Il rispetto dei diritti umani è una componente fondamentale nella politica migratoria”.
In vista dei mesi estivi c’è, in ogni modo, la “priorità di contenere la pressione migratoria attraverso una collaborazione più intensa da Libia e Tunisia nel controllo delle frontiere”. L’esecutivo è anche impegnato ad “esercitare una pressione intra-europea affinché si attivi subito un meccanismo temporaneo di emergenza, per una redistrubuzione efficace dei migranti”. Sull’accordo di Malta - sottoscritto nel 2019 a La Valletta - “è in corso un fattivo dialogo con Francia e Germania per rivitalizzarlo”.
Ma oltre che su patti bilaterali con Libia e Tunisia, l’impegno è rivolto sul “lancio di forme di partenariato europeo con i principali Paesi di origine e transito dei flussi. Queste devono includere iniziative sullo sviluppo economico locale e la tutela della legalità”. Tuttavia, “una leva necessaria è l’azione di rimpatrio dei migranti che non hanno titolo a rimanere sul nostro territorio, in mancanza dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale”.
Anche in tema di coprifuoco e riaperture il premier non fa concessioni, alla destra come a Forza Italia, confermando gradualità nell’allentamento delle restrizioni. “L’obiettivo è riaprire al più presto l’Italia al turismo, nostro e straniero”, ma procedendo un passo alla volta. “Bisogna bilanciare le esigenze economiche con quelle della salute. La pandemia ha avuto sugli operatori turistici effetti economici ingenti. Siamo all’opera per farli ripartire quanto prima e con la massima sicurezza”, afferma. Adesso lo “sforzo” di Palazzo Chigi è sulla campagna vaccinale: “Tra fine giugno e inizio luglio avremo vaccinato con almeno una dose tutti i fragili e gli over 60”. Quanto alle misure economiche il decreto Sostegni bis è in arrivo per la settimana prossima.
Dopo rinvii e false partenze, il secondo provvedimento dell’esecutivo Draghi per aiutare le imprese dovrebbe essere in fase di stesura definitiva. “200 milioni” saranno destinati al settore del wedding insieme ad ulteriori indennizzi. Alle coppie Draghi dice: “Capisco la preoccupazione di chi si accinge a sposarsi. Il festeggiamento è un desiderio che abbiamo avuto tutti ma è fondamentale avere pazienza per evitare che una occasione di gioia e spensieratezza si trasformi in un potenziale rischio per i partecipanti”.
Ma nell’Aula di Montecitorio c’è un altro tema che irrompe drammaticamente: è quello della sicurezza sul lavoro, che la morte della giovanissima operaia Luana D’Orazio - e di altre cinque persone, solo nell’ultima settimana - ha posto al centro delle cronache e del dibattito politico. La Camera tributa un lungo applauso alle vittime ricordate dal presidente Draghi, che promette: “Vogliamo fare tutto il possibile per evitare il ripetersi di questi episodi, dobbiamo fare di più sulla sicurezza sui luoghi di lavoro”. E annuncia una “strategia di azione nazionale per rafforzare i controlli. Sono già avviate le procedure di assunzione di 1.084 unità di personale nel corpo dell'ispettorato del lavoro e, a legislazione vigente, è prevista la possibilità di assumere altre mille persone a fronte delle 4.500 attualmente in servizio”. L’Italia “con una media di tre morti al giorno si conferma al di sopra della media europea”.
Anche il caso dell’inchiesta giornalistica che ha coinvolto sottosegretario leghista Claudio Durigon arriva nel Question time. Per il premier “gli ufficiali” di cui si parla nella vicenda “sono della Guardia di Finanza e non rivestono qualifiche di polizia giudiziaria. Peraltro, non possono eseguire un’indagine di diretto intervento. La stessa Procura di Milano ha confermato piena fiducia ai militari della Gdf evidenziandone professionalità e rigore”. Inoltre, “i reparti della GdF che hanno svolto le indagini sono comandati da ufficiali con il grado di colonnello, nessun ufficiale generale ha svolto ruoli direttivi nelle investigazioni”.