Agenda e “onde” digitali

Reti 5G e ripresa: tra rischi e benefici, cosa ne pensano gli europei

Audizione CESE svela risultati del sondaggio Deloitte: il 5G è sicuro per il 39% dei rispondenti, dannoso per il 21%. A Bruxelles si fa luce sugli impatti.

Reti 5G e ripresa: tra rischi e benefici, cosa ne pensano gli europei

Al Comitato Economico Sociale Europeo (CESE) a Bruxelles, riflettori puntati su rischi e benefici dello sviluppo della tecnologia 5G. Si tratta di un dibattito, completo ed esteso a diversi stakeholder e rappresentanti della società civile, che identifca proposte tese a migliorare il quadro legislativo e creare nuovi standard di sicurezza basati sull’esposizione cumulativa.

 

Audizione al Comitato Economico Sociale Europeo

Secondo un sondaggio 2020 condotto dalla Deloitte, le opinioni sull’utilizzo del 5G rimangono ancora contrastanti. Gli esiti dell’analisi suggeriscono la necessità di approfondire le opinioni espresse, non solo da parte degli esperti di settore, ma anche dei degli utenti finali di servizi e reti.

 

Lo conferma il dibattito promosso dal CESE il 20 luglio, ospitato dalla Sezione Trasporti, Energia, Infrastrutture e Società dell’Informazione (TEN), per affrontare le preoccupazioni sui vantaggi e svantaggi della nuova tecnologia. La Commissione europea ha giù affrontato le questioni relative alla strategicità e sicurezza della rete 5G, ma ha parzialmente tralasciato l’impatto sociale e ambientale dell’ecosistema tecnologico.

 

 

Onde e antenne del 5G: impatto su salute, ambiente e privacy

È qui che subentra il contributo del CESE, con un’audizione che ha dato voce ai dubbi dei cittadini.  Si avverte l’urgenza di ottimizzare le procedure di pianificazione locale imponendo nuovi limiti specifici alle emissioni di campo elettromagnetico (FME). Centrale la necessità di educare gli utenti in merito all’utilizzo eccessivo della tecnologia e sull’inquinamento da “onde” generate sia dalle antenne che dai dispositivi portatili collegati alla rete.

 

Il 5G è pericoloso per la salute e per l’ambiente? O c’è evidenza scientifica che sia sicuro? Deloitte lo ha chiesto ai rispondenti selezionati in 12 Stati membri dell’Ue. Il 39% dei partecipanti ritiene che il 5G sia sicuro per la salute, mentre il 21% pensa sia dannoso, il 40% non è in grado di valutare.

 

Sempre al CESE, a fare luce sugli aspetti critici è stato Baiba Miltovica, Presidente della TEN. “Negli ultimi anni”, ha spiegato il membro del CESE, “le organizzazioni della società civile dell’Ue e di altri Paesi hanno messo in guardia su potenziali effetti negativi e crisi che potrebbero essere innescati dal rapporto squilibrato tra i diritti e gli interessi individuali, da un lato, e quelli delle imprese e delle istituzioni pubbliche, dall’altro”.

 

Dal 2019, le reti 5G attive sono aumentate in modo significativo a livello globale. A fine settembre 2020, i servizi commerciali 5G erano stati implementati in ben 18 Paesi: Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Germania, Ungheria, Irlanda, Italia, Lettonia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito.

 

 

Effetti “invisibili” delle nuove frequenze

Sebbene le opinioni nella comunità scientifica divergano, è generalmente accettato che il 5G meriti ulteriori ricerche ed esplorazioni: non c’è dubbio che le nuove frequenze si traducano in nuovi impatti e forme di interazione con il corpo umano.

 

Insieme alle tecnologie emergenti che facilita, il 5G porta incertezza, rischio scientifico ed effetti ancora invisibili e non adeguatamente valutati. Serve un'adeguata governance preventiva (...)”, ha detto Dumitru Fornea, relatore per il parere del CESE. Sulla stessa ‘onda’, anche la dichiarazione di Laurentiu Plosceanu, Presidente del gruppo di studio sul parere del CESE, quando ha sottolineato che “non c’è ancora un consenso generale su come questi sistemi tecnologici influenzeranno l'ambiente, gli organismi viventi o i diritti civili delle persone”.

 

Eric Van Rongen (ICNIRP) sostiene che l’unica prova di effetti potenzialmente dannosi proviene dall’aumento della temperatura al di sopra delle soglie e dalla stimolazione dei nervi. Ma non ci sarebbe ancora base scientifica per dire che le radiazioni elettromagnetiche a radiofrequenza causerebbero malattie tra cui il cancro.

 

Coalizioni STOP 5G: utenti “cavie”, licenza sociale e appello moratoria all’Ue

Ad opporsi a questa posizione, è stata Madalina Apostol, rappresentante della coalizione rumena STOP 5G e Maurizio Martucci per conto dell’Alleanza europea STOP 5G.

 

Si chiede un arresto urgente del lancio del 5G, responsabile di maggiore esposizione a radiazioni a radiofrequenza. È qui che la Apostol ha parlato di “licenza sociale” dei “legittimi proprietari delle risorse 5G come frequenze, edifici e dati”, e su quella “base di un consenso libero e pienamente informato” sulla base della divulgazione trasparente di dati sulle emissioni di radiazioni e dei rischi connessi.

 

Martucci ha aggiunto che una delle criticità più sentite è stata la compartimentazione, ossia concentrare il confronto solo su alcuni pericoli del 5G, perdendo il quadro generale dei cambiamenti epocali già in corso nei progetti Smart City e Gigabit Society. All’Europa, quindi, va l’appello di adottare immediatamente una moratoria internazionale sull'implementazione del 5G per evitare che i cittadini diventino le “cavie della tecnologia.

 

Recovery e PNRR Italia:  5G “driver” della modernizzazione

Dal 19 luglio è online sul sito del Governo Draghi il documento allegato a Italia Domani, finanziato da NextGenerationEU: sono 10 file-guida (schede illustrate) per capire cosa offre e come beneficiare del PNRR italiano. Immancabili i 3 assi strategici del Recovery: la transizione digitale, quella ecologica e l’inclusione sociale.

 

Attraverso il PNRR si punta a realizzare un ecosistema virtuoso per moltiplicare il valore e offrire nuovi servizi sempre più customizzati pensati per i diversi segmenti verticali. La prospettiva di poter poi coprire anche le cosiddette “aree a fallimento di mercato” è un punto chiave per indirizzare le esigenze sia dei cittadini che delle imprese, sfruttando i benefici derivanti dalle nuove reti per trasformarli in concreti “driver” del processo di digitalizzazione nel Paese.

 

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