Attentato a Kabul

Afghanistan, cos’è l’Isis-K e perché è contro i talebani a Kabul

Lo scontro interno al Paese tra talebani e miliziani dello Stato islamico prosegue dal 2014. L’Isis-K ha rivendicato l’attentato a Kabul. Ecco perché

Afghanistan, cos’è l’Isis-K e perché è contro i talebani a Kabul

La rivendicazione è arrivata tramite Telegram a breve distanza dall’attentato, quando le attenzioni erano già puntate sull’Isis-K.

Si tratta della divisione afghana dell’Isis, lo Stato islamico, che è entrato in azione ieri all’aeroporto di Kabul con un kamikaze, uccidendo una sessantina di persone, tra le quali 13 marines statunitensi, e ferendone almeno 140, secondo il bilancio della CNN, che cita il ministero della Sanità afghano.

Ma chi sono i miliziani che hanno voluto colpire lo scalo, gli occidentali in fase di evacuazione e i talebani stessi che hanno preso il potere in Afghanistan?

 

Cos’è l’Isis-K

I servizi segreti, soprattutto americani e britannici, avevano lanciato l’allarme fin dai giorni scorsi, temendo possibili attentati in Afghanistan e indicando la divisione afghana dell’Isis come pericolo numero 1. Per questo anche ieri mattina Stati Uniti e Regno Unito avevano invitato i propri cittadini a rimanere lontani dall’aeroporto.

Negli ultimi tempi, infatti, l’Isis-K aveva messo segno più di un colpo in Afghanistan.

Si tratta della divisione afghana dello Stato islamico, che si contrappone sia ai talebani che ad al Qaeda.

È stato fondato circa sei anni fa, a cavallo tra il 2014 e il 2015, nella provincia sud occidentale pachistana del Balochistan, durante un incontro fra due emissari dell'Isis e un gruppo di talebani delusi dai propri comandanti. Era l’epoca in cui lo Stato Islamico controllava ampie zone dell'Iraq e della Siria, prima di subire sconfitte da parte della coalizione occidentale e della Russia.

La “K” che contraddistingue la sigla deriva dalla provincia di Khorasan, che indica quelli che furono gli imperi musulmani medioevali, in un'area compresa tra parte dell'Iran, dell'Afghanistan e dell'Asia centrale.

Se in una prima fase il gruppo aveva una leadership pakistana, da giugno 2020 a prendere le redini della formazione estremista c’è un “capo”, arabo.

 

L’Isis-K e l’escalation di attentati

Secondo la missione Onu in Afghanistan, nei primi quattro mesi del 2021 ci sono stati ben 77 attentati rivendicati o attribuiti all'Isis-K. Obiettivi sono stati la minoranza sciita, i giornalisti, gli stranieri in generale, ma anche i militari e le infrastrutture civili. L’intelligence aveva già segnalato alle Nazioni Unite un rafforzamento del gruppo, con l’ingresso di talebani scontenti tra le proprie fila.

 

Lo scontro tra l’Isis-K e i talebani

Secondo molti osservatori, i miliziani dell’Isis-K sono in contrasto e in lotta con i talebani, accusati di aver abbandonato la fede musulmana, di non applicare rigorosamente la legge islamica, di essere troppo “pragmatici” per aver accettato di “trattare” con gli americani pur di arrivare al governo dell’Afghanistan. Non a caso su Telegram hanno rinfacciato ai talebani di essere “in combutta con gli Usa”.

Dal canto loro anche i talebani considerano l’Isis-K una minaccia, sia per l’azione di reclutamento di miliziani tra i propri ex sostenitori, sia per l’ambizione di arrivare al controllo del Paese, spingendolo verso un maggior estremismo.

"Il mondo jihadista è spaccato in due, da quasi 10 anni, tra Isis e al-Qaeda" ha spiegato Lorenzo Vidino, direttore del programma sull'estremismo alla George Washington University, in un'intervista ad Aki-Adnkronos International. "Dal mondo dell'Isis sono piovuti duri attacchi contro i Talebani in queste settimane: che sono infedeli, che sono fantocci degli americani e che governano il paese grazie a un accordo con gli Stati Uniti" ha aggiunto ancora Vidino, sottolineando come lo scontro tra talebani e miliziani dell’Isis prosegua da tempo. La lotta dell’Isis-K per la conquista dell’Afghanistan, comunque, non risparmia neppure al Qaeda, perché i talebani si inseriscono proprio nel campo qaedista.

 

Perché ora e perché lo scalo di Kabul

Da giorni i Paesi occidentali, in particolare quelli del G7, ma anche Russia, Cina e Turchia seguono le operazioni di evacuazione dall’Afghanistan, in corso all’aeroporto di Kabul. Colpire questo luogo, sotto i riflettori, ha avuto l’effetto di amplificare la portata dell’attacco. Come spiegato sulle pagine del Guardian da Charlie Winter, ricercatore al Centre for the Study of Radicalisation dell'università di Londra, l'aeroporto e le folle in partenza rappresentano "una perfetta riunione di diversi obiettivi" del gruppo: “i militari americani, gli afghani filo occidentali e i talebani, che l'Isis-k considera apostati".

Lo stesso Guardian ben cinque giorni prima dell’attentato di ieri sottolineava come l’Isis-K stesse da tempo reclutando nuovi miliziani tra le fila dei talebani delusi, tra i più estremisti, insoddisfatti della linea “governativa” dei talibs, “gli insegnanti”. Ieri, la conferenza stampa di Biden sull'attacco a Kabul.

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