Dopo l’attentato

Attentato a Kabul, Biden: “Non dimenticheremo, ve la faremo pagare”

Sempre più debole il presidente Usa, visibilmente commosso, avverte gli attentatori: “Vi prenderemo”. Ultimi ponti aerei per l’Italia. Via Canada e Germania

Attentato a Kabul, Biden: “Non dimenticheremo, ve la faremo pagare”

Trattiene a stento le lacrime, il presidente statunitense Joe Biden che, davanti alle telecamere a poche dall’attentato a Kabul costato la vita anche a diversi marines americani, mostra anche fermezza.

 

“Non dimenticheremo, vi prenderemo e ve la faremo pagare. E l’America non si farà intimidire, l’evacuazione va avanti e siamo pronti a inviare altre truppe se sarà necessario”.

Parole che erano state precedute dal dolore per la perdita di concittadini e vittime innocenti, definiti “eroi morti a Kabul per una missione altruista”.

Intanto il Pentagono mette in guardia: “Gli attacchi continueranno”.

Dietro l’attentato di ieri c’è l’Isis-K, che si teme possa entrare nuovamente in azione, prima del 31 agosto, data confermata per la fine delle operazioni di evacuazione.

 

Biden: commozione e fermezza

Joe Biden ha parlato davanti alle telecamere, agli americani prima di tutto, ma anche al mondo intero e all’Isis-K, che ha rivendicato l’attentato all’aeroporto di Kabul. Dopo avere trascorso ore nel bunker della Situation Room, seguendo gli aggiornamenti della situazione allo scalo di Kabul, il presidente statunitense si è presentato davanti ai microfoni per lanciare un messaggio forte e partendo dall’assunzione della responsabilità per l’accaduto: “Fondamentalmente porto la responsabilità di tutto quello che è accaduto” ha detto.

Il numero 1 americano ha poi assicurato che il terrorismo non vincerà, promettendo aiuti ai militari Usa ancora in Afghanistan: “Se l’esercito ha bisogno di ulteriori forze le garantirò”.

Poi l’affondo: “Troveremo i responsabili ovunque si trovino”.

“Ho ordinato ai miei comandanti di sviluppare piani operativi per colpire l’Isis, le risorse chiave, la leadership e le sue strutture” ha aggiunto. “Noi non vi perdoneremo, non dimenticheremo. Vi perseguiteremo e vi faremo pagare per ciò che avete fatto” ha spiegato. Ma l’opinione pubblica interna americana è rimasta duramente colpita e quanto accaduto ha avuto anche conseguenze interne.

 

Chieste le dimissioni di Biden

L’attacco a Kabul e la morte di marines americani ha sollevato anche polemiche politiche interne negli Usa, dove la decisione di lasciare l’Afghanistan era già stata accompagnata da critiche. Ora l’ex Presidente, Donald Trump, chiede persino l’impeachment per Biden, dicendo: “Non dovrebbe essere un grosso problema dal momento che non è stato eletto legittimamente”.

L’ipotesi di una messa sotto accusa finora era stata presa in considerazione soltanto dal senatore repubblicano Lindsay Graham, mentre qualcuno aveva pensato persino di ricorrere al 25° emendamento della Costituzione. Ma si era trattato soprattutto di speculazioni interne, che ora invece potrebbero diventare più concrete.

“A questo punto il presidente si deve dimettere” ha invocato il deputato repubblicano Mike Garcia. Stessa linea per l’ex ambasciatrice Usa all’Onu, Nikki Haley, considerata una possibile candidata alle presidenziali del 2024.

 

Ultimi ponti aerei, anche per l’Italia

Intanto è una corsa contro il tempo per ultimare le evacuazioni il prima possibile. Non a caso Canada e Germania hanno già lasciato l’Afghanistan, come preventivato e appena in tempo per evitare il precipitare della situazione.

In queste ore termina anche il ponte aereo italiano con la partenza dell’ultimo C-130 da Kabul, dopo l’incidente di ieri con colpi di arma da fuoco che hanno sfiorato un mezzo italiano, senza danni al velivolo né ai passeggeri.

Il premier britannico, Boris Johnson, invece, dopo una riunione del comitato d’emergenza Cobra ha assicurato che l’evacuazione proseguirà come previsto. Da Parigi il Presidente francese, Emmanuel Macron, pur riconoscendo che le prossime ore saranno “estremamente rischiose”, ha confermato che le evacuazioni continueranno fino al 31.

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