La crisi a Kabul

G20 Afghanistan, Draghi mette d’accordo tutti: “Agire immediatamente”

Putin e Xi assenti eccellenti. I ‘Grandi’ della Terra aiuteranno il Paese sotto l’egida dell’Onu. Intanto Erdogan: “Ankara non accoglierà altri profughi”

G20 Afghanistan, Draghi mette d’accordo tutti: “Agire immediatamente”

Saranno le Nazioni Unite con “un mandato di tipo generale a coordinare” e ad “agire direttamente” in Afghanistan, dove “l’emergenza umanitaria è gravissima”. Questa la decisione del G20 straordinario sulla crisi afghana fortemente voluto dall’Italia – in qualità di presidente di turno – e, in particolare, dal presidente del Consiglio, Mario Draghi. “Un successo perché è la prima risposta multilaterale” e la “conferma che l’Onu ne sarà protagonista”, dice il premier del vertice. “C'è stato un accordo, una grande disponibilità ad agire immediatamente”.

 

Poi aggiunge: “Affrontare la crisi umanitaria richiederà contatti con i talebani, ma questo non significa un loro riconoscimento. Bisogna prendere atto che sono stati giudicati per ciò che hanno fatto, non per ciò che hanno detto”. E una prima cosa da chiedere al governo di Kabul “è che vi sia possibilità per le Nazioni Unite, ma anche per altri, di poter entrare e uscire, di avere libertà di movimento” per gestire gli aiuti umanitari. “Il governo italiano ha assicurato l’uscita di 5mila persone dall'Afghanistan, anche la Germania ha fatto molto, e il Regno Unito. Tutti stanno cercando di ottenere dal governo afghano la possibilità che si organizzino dei corridoi umanitari”. C'è “la   consapevolezza diffusa che ci sia lì ancora gente che vuole uscire, e che sia nostra responsabilità prendersene cura”.

 

In teleconferenza ci sono i rappresentanti del Forum che comprende le maggiori economie del mondo, compreso il presidente Usa, Joe BidenAssenti eccellenti i leader di Cina e Russia, ma Draghi spiega: “Che io sappia” l’assenza di Vladimir Putin e Xi Jinping “non è dovuta” a “motivi particolari di politica estera”. In ogni caso, dopo settimane in cui la crisi del Paese dell’Asia meridionale era passata di nuovo sotto silenzio, il G20 straordinario ha riportato l’attenzione dei ‘Grandi’ della Terra su una delle sconfitte più scottanti per il blocco occidentale degli ultimi venti anni: il ritorno a Kabul del regime talebano.

 

Il sostegno umanitario al popolo afghano è stato in particolare il tema centrale insieme alla lotta al terrorismo, ma senza dimenticare il problema dei diritti delle donne: è necessario “garantire loro il diritto all’istruzione e di non tornare indietro di 20 anni”, ha sottolineato in conferenza stampa Draghi. Ma sul tavolo è stata posta anche la questione del “collasso economico” del Paese, o meglio cosa poter fare per impedirlo. Secondo l’inquilino di Palazzo Chigi bisogna innanzitutto evitare “che il sistema dei pagamenti crolli, per cui poi sarebbe difficile provvedere all’assistenza sanitaria” o anche “salvare quel poco del sistema bancario che è rimasto”. Frena sul fronte politico la Cina: il G20 dovrebbe agire “sulla base del rispetto della sovranità, dell’indipendenza e dell’integrità territoriale dell’Afghanistan”.

 

Il ministro degli Esteri, Wang Yi, rappresentante speciale del presidente Xi Jinping, esprime la posizione di Pechino: è sbagliato “imporre la propria ideologia agli altri” e chi prevede sanzioni unilaterali a Kabul “dovrebbe revocarle il prima possibile”. Ma la Cina si dice anche “disposta a lavorare fianco a fianco con tutte le parti per aiutare l’Afghanistan ad aprire un nuovo capitolo della sua storia”. 

 

In ogni caso la doccia fredda arriva dalla Turchia. Il presidente Recep Tayyip Erdogan dice chiaramente che Ankara “non può permettersi un nuovo flusso di migranti dall’Afghanistan, ne sarebbero colpiti anche i Paesi europei”. E propone un gruppo di lavoro sulla migrazione a guida turca nell’ambito della prossima presidenza indonesiana del G20. “La migrazione è un problema globale”, rimarca, augurando che “stabilità e sicurezza” vengano ristabilite nel Paese quanto prima. Il messaggio è per l’Unione Europea: se i Paesi membri vorranno aiutare i profughi afghani dovranno fare da soli perché la Turchia non aprirà le sue frontiere per accoglierli. Intanto, la presidente Ue, Ursula von der Leyen, spinge per gli aiuti economici. “Sostenere il popolo afghano è un investimento nella sicurezza e nella stabilità”, dice. “Il mio auspicio è che gli Stati membri si uniscano con il loro contributo” finanziario.

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