La ricerca della verità

Caso Regeni, al via il processo a Roma per quattro 007 egiziani

Potrebbero essere giudicati in contumacia, perché assenti, ma “informati” sul caso. Dal presidente della Camera, Fico, un appello forte alla verità

Caso Regeni, al via il processo a Roma per quattro 007 egiziani

È arrivato il giorno del processo sul caso di Giulio Regeni, il ricercatore friuliano trovato privo di vita nel febbraio del 2016 alle porte del Cairo. La presidenza del Consiglio ha deciso di costituirsi parte civile nel procedimento che inizia davanti alla terza Corte d'assise di Roma.

Si tratta di un'udienza "tecnica", dedicata soprattutto in questa fase a questioni procedurali.

La prima riguarda il fatto che in aula mancano i quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell'omicidio del giovane studente.

Ecco chi sono i protagonisti e a cosa potrebbe portare il processo.

 

I quattro 007 sotto accusa

Si tratta del generale Sabir Tariq, dei colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e di Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. I giudici dovranno valutare se la mancata partecipazione è stata volontaria. Secondo la Procura di Roma è così, perché data l’eco mediatica del caso e le richieste avanzate dagli stessi magistrati ai colleghi egiziani per far luce sul caso, questo non può che ritenersi “fatto notorio”.

D’accordo con questa tesi anche il giudice per l’udienza preliminare, che ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio per i quattro agenti dei servizi del Cairo. Se anche la corte d'Assise accoglierà questa impostazione, il processo potrà proseguire con gli imputati giudicati in contumacia, altrimenti i giudici potrebbero sospendere il procedimento.

 

I reati

I reati contestati ai quattro imputati dal pm Sergio Colaiocco sono, a vario titolo, il sequestro di persona pluriaggravato, il concorso in omicidio aggravato e il concorso in lesioni personali aggravate.

A essersi costituiti come parte civile, oltre alla presidente del Consiglio, ci sono anche i genitori del ricercatore, Paola e Claudio Regeni, che chiedono di ascoltare come testimoni i presidenti del Consiglio italiani che si sono succeduti negli ultimi cinque anni, da quando cioè è iniziata la vicenda: Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte e il premier in carica, Mario Draghi.

Sono anche richieste le testimonianze dei rispettivi ministri degli Esteri e i sottosegretari con delega ai servizi segreti.

 

Le testimonianze contro gli 007

Finora, invece, sono otto le testimonianze che hanno portato a chiedere l’imputazione per i quattro 007. Nello specifico tre dei testi hanno confermato che i servizi segreti egiziani avrebbero organizzato un vero e proprio depistaggio subito dopo la scomparsa di Giulio Regeni. Non solo: sarebbero stati a conoscenza della sua morte fin dal 2 febbraio, cioè il giorno prima che il corpo fosse ritrovato, e avrebbero inscenato una rapina finita male.

 

La scarsa collaborazione egiziana

I pm romani non hanno mai nascosto di non aver trovato piena collaborazione da parte dei colleghi egiziani. D’accordo anche il presidente della Camera, Roberto Fico: “Se ci voltiamo indietro negli anni, e pensiamo alla fatica enorme che ci è voluta per arrivare fin qui, per ricostruire una trama nonostante depistaggi e resistenze di ogni tipo da parte dell'Egitto, comprendiamo quanto importante e carica di significato sia la giornata di domani – ha detto Fico alla vigilia del processo”.

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