Bielorussia-Polonia

Dalla “guerra dei migranti” a quella del gas. Minsk minaccia l’Ue

L’escalation continua, non solo al confine con la Polonia, dove rimangono centinaia di persone, ma anche con Bruxelles riguardo le forniture di gas

Dalla “guerra dei migranti” a quella del gas. Minsk minaccia l’Ue

Il presidente bielorusso non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro, né mostra segni di ripensamento.

Al contrario, sembra rincarare la dose e arriva a minacciare apertamente l’Unione europea di chiudere i rubinetti del gas, in caso di sanzioni da parte di Bruxelles.

Al centro c’è il braccio di ferro sui migranti.

In migliaia - soprattutto provenienti da Kurdistan e Siria - sono ancora accalcati al confine tra Bielorussia e Polonia, che tiene banco da settimane e che negli ultimi giorni è raggiunto livelli di tensione mai visti, tanto da far temere anche uno scontro armato.

Ora, di fronte alle proteste di Bruxelles di sfruttare cinicamente la questione dei migranti (dietro regia russa), Aleksandr Lukashenko ha alzato ulteriormente i toni arrivando a una sorta di ultimatum: "Forniamo il riscaldamento e l'Ue ci minaccia di chiudere le frontiere. E se noi interrompessimo il transito di gas?" ha domandato senza troppi giri di parole.

 

Europa sotto scacco di Minsk (e Mosca)?

Di fronte alla minaccia di nuove sanzioni contro Minsk, la risposta di Lukashenko non si è fatta attendere, minacciando apertamente di interrompere le forniture di gas dirette all’Unione europea. Attraverso la Bielorussia, infatti, transita il gasdotto Yamal che porta circa il 20% del gas a sua volta proveniente dalla Russia.

Il gasdotto, poco dopo Kiev in Ucraina, si sdoppia con due condotte che portano rispettivamente in Polonia (e da qui in Germania) e in Ucraina stessa.

Già dalle scorse ore si era registrata una diminuzione di flusso di gas alla stazione di compressione di Mallnow, in Germania, che ha portato a un immediato nuovo rincaro nel prezzo, pari al 2%. L’Europa, dunque, sembra essere “sotto scacco” e sicuramente legata a doppio filo a Mosca, che fornisce all’Europa circa metà del gas che il Vecchio Continente consuma, un altro 30% proviene dalla Norvegia, il resto da Algeria e Libia.

La riprova era arrivata dopo che il presidente russo, Vladimir Putin, aveva rassicurato sulle forniture, pochi giorni fa, con l’effetto immediato di una riduzione del prezzo del gas. Ora il nuovo “braccio di ferro”.

 

Bruxelles: "Non ci facciamo intimidire"

In questa situazione di forte tensione è arrivata una risposta da Bruxelles, tramite il commissario Ue dell’Economia, Paolo Gentiloni: “Certamente non ci facciamo intimidire dalle minacce di Lukashenko”.

“Quando parliamo di autonomia strategica dell’Ue in campo energetico sarà fondamentale nel medio termine, nel breve certamente dobbiamo lavorare per utilizzare al meglio relazioni esistenti, sia con il Nord Africa, con la Norvegia, con la Russia” ha sottolineato ancora Gentiloni.

 

L'Ue (con gli Usa) insiste con le sanzioni

“Facciamo quello che possiamo per parlare con le autorità bielorusse. Ma 'il regime di Minsk' sa bene cosa sta facendo, sa bene che strumentalizza i migranti, che fa disinformazione e che mette pressione sulle frontiere dell’Unione. Lo strumento che utilizziamo già e che estenderemo, sono le sanzioni” ha invece commentato la portavoce della Commissione europea, Dana Spinant, di fronte a una domanda esplicita relativa alle parole del presidente russo, Putin, che aveva esortato l’Ue a parlare in modo diretto con le autorità bielorusse.

“Esploriamo le vie legali in base alle quali introdurre” le nuove sanzioni contro il regime di Minsk “compresa una black list con le compagnie aeree che portando i migranti in Bielorussia partecipano al traffico di migranti orchestrato dal regime bielorusso” ha aggiunto ancora Spinant. “Il tema – ha aggiunto – è stato sollevato alla Casa Bianca. Coordineremo e allineeremo le nostre azioni con gli Stati Uniti”.

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