Per tutta la vita lo ha accompagnato una grande passione, lo sport: prima pratico, poi “raccontato” con le sue memorabili telecronache. Giampiero Galeazzi, noto anche con il soprannome di “Bisteccone” per la sua stazza, se n’è andato a 75 anni per una forma di diabete, nella sua città Roma, dove era nato il 18 maggio del 1946. “Papà ora è felice, è in barca, sta remando sul suo Tevere. Grazie a tutti, davvero, dell'affetto, della vicinanza, del tanto amore”: così la figlia Susanna, su Twitter.
L’ex canottiere, poi telecronista amato dagli italiani
Galeazzi aveva coltivato la passione per lo sport fin da giovane, era stato canottiere (campione italiano nel 1967), ma sognava di diventare giornalista e anche quel sogno lo aveva avverato, entrando in Rai, prima alla radio poi alla tv. Ma era andato anche oltre, entrando virtualmente nelle case degli italiani non solo con le sue telecronache di calcio, del canottaggio e del tennis, ma anche come volto in programmi di intrattenimento, come a Domenica In, dove Mara Venier lo aveva voluto accanto a sé. Proprio dagli studi di quella trasmissione aveva salutato la tv, con la sua ultima apparizione, nel 2019, sempre accanto a una commossa Venier, che lo ha ricordato con un semplice: “Quanto mi mancherai, Bisteccone mio”.
Le telecronache più memorabili
La sua voce aveva scandito la vittoria storica dei fratelli Abbagnale nel canottaggio alle Olimpiadi di Seul del 1988, poi un altro oro, sempre nel canottaggio, con Rossi e Bonomi a Sydney nel 2000.
Prima ancora c’erano stati i Giochi del 1972 a Monaco, poi le partite del Campionato di serie A come inviato della Domenica Sportiva, per cui aveva seguito il Napoli, la Juve e la sua Lazio. Famose le sue interviste a Roberto Baggio, a Diego Armando Maradona, così come l’aneddoto di quando lasciò la telecronaca degli Internazionali di tennis al Foro italico di Roma per seguire i festeggiamenti proprio della Lazio vincitrice dello scudetto.
Negli anni Novanta aveva anche condotto le rubriche Solo per i finali, Cambio di campo e 90° minuto.
Dagli studi al soprannome di “Bisteccone”
Per molti italiani Galeazzi era semplicemente “Bisteccone”. A dargli quel soprannome, per la prima volta, era stato Gilberto Evangelisti, storico giornalista sportivo. Era il 1970 e Galeazzi aveva 24 anni. Renato Venturini, anche lui giornalista sportivo, lo aveva portato nell’allora sede Rai di via del Babbuino, presentandolo proprio a Evangelisti, che lo squadrò dalla testa ai piedi e commentò: “Ma chi è 'sto bisteccone?” riferendosi al modo di definire i ragazzi grandi e grossi, in romanesco.
Ma Galeazzi non era solo sport e cronache appassionate. Laureato in Economia, aveva lavorato per qualche mese nell'ufficio marketing e pubblicità della Fiat a Torino.
L'aneddoto: tra Reagan e Gorbaciov
Tra gli aneddoti memorabili anche quello che ha avuto come protagonista l’ex presidente americano, Ronald Reagan. Da cronista “Bisteccone” seguì lo storico incontro con il segretario del partito comunista dell'allora Urss, Michail Gorbaciov. "Capitò tutto per caso - aveva raccontato lo stesso Galeazzi - Mi trovavo a Reykjavik per la cronaca sportiva dell'incontro di Coppa dei Campioni tra Valur e Juventus e nel giro di poco scoppiò la notizia che sarebbe avvenuto questo incontro importante. Così io mi organizzai feci i primi servizi d'approccio e andò bene. Per me che non avevo mai affrontato una realtà simile fu difficile, ma ricordo un gruppo eccezionale di giornalisti. Nemmeno per le Olimpiadi ne ho visti così tanti".
Giampiero “Bisteccone” Galeazzi era anche questo.