Addio Bellugi

Addio a Mauro Bellugi: a 71 anni muore l’interista dal cuore grande

Oggi su tutti i campi di Serie A si osserverà un minuto di silenzio in memoria di un campione, un uomo ed uno sportivo storico. L’addio a Mauro Bellugi.

Addio a Mauro Bellugi: a 71 anni muore l’interista dal cuore grande

Curzio Malaparte nel suo strepitoso Maledetti Toscani scrisse: «I toscani han l'abitudine di non salutare mai per primi nessuno, nemmeno in Paradiso. E questo, anche Dio lo sa. Vedrai che ti saluterà lui, per primo». Vedrai Mauro, ti saluterà lui per primo.

Mauro Bellugi, 71 anni, da Buonconvento, toscanaccio doc, se ne è andato ieri alla vigilia del derby tra Inter e Milan, lui che all'Inter aveva dedicato gli anni migliori della sua carriera. Gli anni del “calcio romantico”, come li ha definiti Beppe Marotta,

amministratore delegato dell'Inter, tra i primi a rilasciare dichiarazioni sull'ex campione appena scomparso.

 

Addio a Mauro Bellugi: 

Il Covid, l'amputazione delle gambe, il coraggio che malgrado tutto infondeva alla moglie Lory e alla figlia Giada e un dolore immenso, che aveva confidato proprio a Marotta, una profonda tristezza, perché non avere le gambe per un calciatore era come per un pianista perdere le mani. Fiero con la maglia nero azzurra negli anni Settanta e i capelli lunghi, come il frontman di una band inglese di quegli anni irripetibili. E poi l'emozione di San Siro la domenica che ricordava così in un'intervista: «Avevo 18 anni, mi impegnavo molto, ma il lunedì lo passavo a letto. A dicembre a San Siro con la gelata ti facevi via le fette del sedere come il prosciutto».

La sua morte ha scosso il mondo del calcio e l'intero panorama sportivo nazionale. A poche settimane dalla tragica amputazione delle gambe, l'ex stella e terzino di Inter, Bologna, Napoli e Nazionale, ha ceduto. Ma fino alla fine è stato un vero combattente, continuando ad apparire in televisione anche dal suo letto all'Ospedale Niguarda di Milano: «Il Covid con me ha esagerato, ma di morire non ne parliamo neanche». C'era la sua amata Lory, la figlia e tanti amici che lo hanno omaggiato con grande affetto sui social. A dicembre quando aveva dovuto affrontare la terribile amputazione delle gambe era riuscito a scherzare con il chirurgo, dicendogli che così gli avrebbe tolto anche «la gamba con cui ho segnato al Borussia MounchenGladbach». L'unico goal della sua vita.

Ma di lui resta molto oltre quella rete: le imprese sportive, il desiderio di rompere ogni convenzione e schema, la sua voglia di lottare e il grande generoso cuore grazie al quale si è fatto sempre amare da tifosi e avversari.

 

Chi era Mauro Bellugi:

Nel 1967, a soli diciassette anni, approda alle Giovanili dell'Inter e di quei colori si innamora. Rimane lì fino al 1969, poi ecco il salto in Prima squadra: Bellugi gioca nell'Inter dal 1969 al 1974. Poi un'altra squadra entra nella sua vita: il colore blu rimane, ma al posto del nero c'è il rosso. Il difensore dal 1974 al 1979 gioca nel Bologna, per poi passare al Napoli e chiudere alla Pistoiese. Un totale di 227 presenze in serie A. E poi veste la maglia azzurra: prima con l'Under 21 nel 1971 e poi entrando in pianta stabile dal 1972 al 1980: 32 presenze. Partecipa al Mondiale del '74 nella Germania dell'Ovest e nel '78 in Argentina. Negli ultimi anni era diventato un opinionista televisivo molto amato e seguito.

 

D'estate arrivava a Piombino e poi con Agroppi, Fogli, Rivera, Facchetti e Corso andava a Pianosa a giocare con i detenuti. E non era una cosa da tutti. I suoi amici lo descrivono come un compagno scanzonato, allegro, che sapeva infondere forza e serenità al gruppo, un coraggioso e anche «un uomo dolce». E scanzonato lo era davvero quando raconta del tifoso che a San Siro ogni domenica ce l'aveva con lui: «C'era un tifoso che ce l'aveva con me. Stava dietro la panchina e quando passavo sulle fasce lo sentivo urlare: “Basta, ritirati, sei vecchio”, ma io avevo solo 19 anni». Una carriera importante, anche se il cuore era rimasto sempre e solo all'Inter. L'ex presidente Massimo Moratti saputo dell'amputazione l'aveva subito chiamato garantendogli l'acquisto di nuove protesi: «Perché Bellugi è uno di noi». E lui scherzando ancora aveva detto che voleva proprio quelle di Pistorius.

Oggi su tutti i campi di Serie A si osserverà un minuto di silenzio in sua memoria, mentre l'Inter giocherà con il lutto al braccio per ricordare, come lo salutano dai social: «Un grande combattente, un grande uomo, un grande interista».

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