É il giorno dello sciopero generale indetto da Cgil e Uil con lo slogan “Insieme per la giustizia”. La Cisl non ha aderito e si avvia verso una mobilitazione a parte sabato 18 dicembre giudicando “inadeguato” il passo delle altre due confederazioni sindacali. Cinque le manifestazioni di oggi nelle principali città italiane.
Dunque, il nodo non è solo il contenuto del Ddl Bilancio ma, in generale, l’attenzione che il governo non starebbe riservando alle fasce sociali più vulnerabili e che l’aumento delle disuguaglianze causato dalla pandemia ha reso ancora più fragili. Oggi nel Paese “c’è il rischio di una rottura democratica, di rappresentanza tra le persone e il palazzo della politica”. La strada da percorrere secondo Corso d’Italia è quella dell’ascolto delle esigenze presenti sul territorio “sul versante dei diritti come su quello delle politiche da mettere in campo”. E ancora: “A dividere il Paese non è lo sciopero”, evidenzia dal palco Landini, “ma l’evasione fiscale, la precarietà sul lavoro, l’ingiustizia sociale”.
Sette anni sono passati dall’ultimo sciopero generale, era il 2014 e al centro della mobilitazione si trovava il Jobs Act voluto dall’allora premier Matteo Renzi. “Oggi”, secondo la Cgil, “siamo molto peggio che nel 2014”.
I temi della riforma del sistema previdenziale e di un nuovo regime di tassazione sono da mesi al centro del confronto con il governo, ma le misure previste dall’esecutivo di Mario Draghi, almeno rispetto al contenuto del Ddl Bilancio da approvare entro il 31 dicembre, da Cgil e Uil non sono state ritenute soddisfacenti. “Ci sono cinque piazze piene”, rileva Bombardieri. “É strano dire che non rappresentiamo il Paese reale. Il Paese ha bisogno di risposte che, finora, non sono state sufficienti”. In ogni caso lunedì 20 dicembre ci sarà occasione di riaprire il dialogo con Palazzo Chigi. Il governo ha convocato le parti sociali per discutere di pensioni ma modifiche alla manovra finanziaria non ce ne saranno.
Intanto, dalla maggioranza Matteo Salvini attacca i due sindacati che hanno indetto la protesta: “Siamo davanti a uno sciopero-farsa contro l’Italia e i lavoratori, aiutino a ricostruire il Paese anziché bloccarlo”. In queste ore tra le forze dell’alleanza che sostengono l’esecutivo ci sono di nuovo malumori proprio sulla legge di Bilancio. Enrico Letta, segretario del Pd, si dice convinto che “si arriverà a una sintesi” e focalizza l’attenzione sull’importanza di far fronte al caro bollette. Non ha dubbi: il testo verrà approvato “nei tempi giusti”.
Nel frattempo però slitta ancora il voto sugli emendamenti che avrebbe dovuto avere inizio ieri in Commissione Bilancio del Senato. Si parla di sabato o di domenica come nuova data mentre il provvedimento complessivo dovrebbe approdare in Aula martedì 21. Il lavoro in questi giorni si concentra sulla ricerca di un compromesso che aiuti a sfoltire le proposte di modifica presentate dalle varie forze politiche.