Confronto Europeo

Italia, patria dei giovani scartati prematuramente: dove ci perdiamo?

Rispetto ad altri paesi come l’Olanda, la Spagna o l’Inghilterra, noi italiani gestiamo poco il settore giovanile, bruciando diverse promesse del pallone

Italia, patria dei giovani scartati prematuramente: dove ci perdiamo?

Ogni campionato ha una propria visione circa i giovani talenti, da lanciare. In questi due anni di crisi economica, e non solo, molti club hanno iniziato a puntare sulle promesse dei propri settori giovanili. Una filosofia che ha giovato a diverse squadre, impossibilitate nell'investire sul mercato, ma molto attente ai piccoli campioni che crescono sotto la loro ala protettiva.

 

Un’idea che però, in Italia, si vede ancora pochissimo. Lanciare, con coraggio, un giovane calciatore per farlo diventare una pedina essenziale non è semplice, specie se appena esplode, viene immediatamente ceduto ad una squadra più “grande”, accelerando così il suo processo di crescita o bloccandolo, e ciò dipende dalla maturità che il talento ha nel muoversi nelle sabbie mobili del calcio professionistico. In Inghilterra per esempio investono molto sulle strutture per le promesse, tra tutte gli Spurs di Conte, con un presidente assolutamente convinto che il progetto giovani sia il più funzionale.

 

In Olanda invece vi è la patria della gioventù, visto che le rose si basano praticamente tutte sui giocatori cresciuti nel club, con l'ambizione di cederli a cifre elevatissime da investire poi su altre promesse. Un business che non può essere messo in discussione, ma che richiede una buona dose di pazienza, dal momento che non sempre il cosiddetto boom avviene immediatamente. Spazio, crescita e tempo.

 

E in Italia come viene gestita questa questione? In modo molto diverso. Si prediligono due strade: o la crescita in un club più piccolo, dove accumulare minutaggio, finché le prestazioni non diventano illuminanti oppure cessione immediata, senza aver mai provato a schierare in campo uno di loro. Alcuni club hanno delle buone idee legate al settore giovanili e si basano su quelle, come il Sassuolo, ma la maggior parte del tempo si pecca nell’attendere che si completi il processo di crescita.

 

Allora i nostri giovani italiani (e non solo) si adattano a dover girare in prestito, senza una meta, finché qualcuno si accorge del loro potenziale. Una mossa, che limita l'evoluzione delle squadre e della Nazionale, che si deve ancora affidarsi a giocatori presenti in rosa da più di dieci anni. Seppur affidabili, quando smetteranno, chi sarà a trascinare il nostro paese, calcisticamente parlando?

 

Il metodo Ajax:

Gli olandesi, come detto, puntano in modo particolare sui loro talenti del loro settore giovanile, dando vita ad un meccanismo che favorisce l’exploit delle promesse. L'Ajax nel mondo è tra le più attive a riguardo, come ha dimostrato anche in questi anni, riesce a guadagnare su dei propri giocatori, che nel mentre accrescono i risultati della squadra con prestazioni notevole, Basti pensare a tre anni fa, quando avevano giocatori dello spessore di De Ligt (ceduto per 80 milioni di euro), Van de Beek (ceduto per 50 milioni di euro) o Ziyech (ceduto per 60 milioni di euro). Una serie di elementi che hanno iniziato a muoversi sul campo di Amsterdam da giovanissimi, diventando delle vere stelle del pallone.

 

Dopo averli ceduti, hanno puntato nuovamente a rinforzare le infrastrutture per i settore dei giovani, in modo tale da non interrompere la crescita del club. I risultati rimangono positivi, visto anche il primato in campionato e in Champions League e tanti nuovi ragazzi si stanno mettendo in mostra, pronti a fare il salto di qualità. Tra i più in voga vi sono Antony, esterno che sta tirando fuori un potenziale mostruoso, Gravenberch, mediano dai piedi buoni, cercato molto anche in Italia e Brobbey, punta dalle origini africane, con caratteristiche alla Vieri. Insomma, una bella lista di promesse che sicuramente alzeranno ulteriormente il livello del club, sia ora, con le prestazioni positive, che in futuro, con le cessioni che saranno onerose. 

 

Italia, poca fiducia:

Nel nostro paese sono poche le squadre che lanciano giocatori del settore giovanile e questo non ci consente spesso di vedere dei futuri campioni vestire la maglia dei club di Serie A. In questa particolare stagione, alcuni hanno trovato più spazio, a causa dei tanti indisponibili per il virus, mettendosi in mostra e tirando fuori tutte le doti a disposizione. Viene in mente il Sassuolo, che su tutte è quella che ha maggiormente la linea verde con i giovani.

 

Basti pensare che hanno investito su un classe 2003, Ciervo, che ha giocato appena due gare con la Sampdoria e che la Roma, proprietaria del cartellino, ha ceduto senza troppi scrupoli. Il fatto che arriva come sostituto di Boga, fa capire che le intenzioni di Dionisi sono esattamente quelle di far crescere queste promesse, mettendole al centro del palco. Semmai questo esterno, che ha meno di vent’anni esplodesse, potremmo ammirare un tridente tutto giovane, under 2000, all'Italiana, con Raspadori e Scamacca a completare. Anche il Torino, con Pobega, Singo e adesso Ricci, punta sulla gioventù, ma considerando che anche loro hanno ceduto prematuramente Aramu, Gyasi o altri giocatori, emersi quest'anno, allora è difficile intendere i loro reali piani.

 

Voler investire, vuole dire volerci credere, dando spazio alla fiducia. Muovere i giocatori come marionette accresce magari il bilancio, ma non la loro crescita, troppo fragile. Tra le big la Juventus da sempre punta su tutti i giovani talenti emersi nelle piccole squadre, senza per dar loro la possibilità di rimanere nel club. Basti pensare a Fagioli, che finalmente sembrava pronto a ritagliarsi il suo spazio (viste anche le prestazioni mediocre dei centrocampisti titolari presenti in rosa), ma su cui la società non ha puntato, mandandolo addirittura in Serie B. Ora è protagonista con la Cremonese, ma senza dubbio i suoi palcoscenici sono altri. La stessa Inter fatica a tenersi stretti i propri giovani, preferendo investire su quelli degli altri come nel caso di Bastoni o Barella. Scelta saggia, ma giocatori già pronti, che non partono da una crescita tra le fila nerazzurre.

 

Colidio, attaccante molto promettente della primavera, dopo aver fatto il devasto tra i giovani è stato scaricato al Tigres, senza neanche una possibilità dalla sua. Anche Esposito, che ha segnato un goals su rigore a San Siro lo scorso anno è andato in Svizzera, al Basilea, dove è letteralmente scoppiato. Ora da Inzaghi sta arrivando Caicedo, che ha oltre 33 anni, ma siamo sicuri che tenere uno di questi due ragazzi fosse tanto peggio?

 

I cugini invece fanno un po’ meglio, visto il lavoro fatto con Cutrone, Calabria e Donnarumma. Le storie non sono finite bene, ma almeno la fiducia gli ha cresciuti. Vedremo se con Maldini jr, si riuscirà ad ottenere risultati simili. In capitale invece tutto tace: da anni, escluso Zaniolo (altro esempio, per l'Inter, sul come perdere campioni), se ne vedono pochissimi di giocatori giovani in campo. Così come a Napoli, dove Insigne rimane ancora l'unico vero prospetto lanciato dai partenopei. Una serie di situazioni che ci tengono indietro, rispetto ad altri campionati, finché non acquisiremo la consapevolezza che i nostri giovani, sono quelli che meritano una chance, nel calcio delle cifre folli e dei talenti bruciati: preservare con intelligenza, ma senza nascondere, perché poi lo si perde

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