Ore di incontri serrati. Il confronto è aperto nei Cinque Stelle e Beppe Grillo tesse la tela per una soluzione dopo la batosta del Tribunale di Napoli. I giudici partenopei con un provvedimento cautelare hanno sospeso le modifiche allo Statuto e l’elezione di Giuseppe Conte a presidente del Movimento, provocando un vero e proprio terremoto nel già fragile assetto interno. Ieri il fondatore è arrivato a Roma per incontrare l’ex premier, il ministro Luigi Di Maio e i capigruppo dei 5Stelle, oltre l’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi. All’hotel Parco dei Principi, nella capitale, il via vai dei big pentastellati. Entra anche l’avvocato del Movimento, Paolo Ciannavei. A chi gli chiede se Conte rimarrà leader, risponde: “Non ci sono punti di vista differenti, si rema nella stessa barca per cercare di trovare la soluzione migliore per tutti”. Gli altri non rilasciano dichiarazioni. Conte sale in macchina per raggiungere da casa sua, nei pressi di Montecitorio, il garante ma non parla con la stampa. L’ordine di Grillo di restare in silenzio trova seguito tra i maggiorenti della formazione pentastellata. “La situazione, non possiamo negarlo, è molto complicata”, ha scritto due giorni fa sui social. “Le sentenze si rispettano. In questo momento non si possono prendere decisioni avventate. Promuoverò un momento di confronto anche con Giuseppe Conte. Nel frattempo, invito tutti a rimanere in silenzio e a non assumere iniziative azzardate prima che ci sia condivisione sulla strada da seguire”.
È certo che l’ultima parola spetterà proprio a lui, unica carica rimasta in piedi di una intera dirigenza azzerata. Ma il Movimento è allo sbando e pur essendo il partito di maggioranza relativa non trova pace perdendo progressivamente affidabilità per gli interlocutori esterni. L’ordinanza del Tribunale di Napoli è piombata come una ulteriore tempesta sulle lacerazioni scatenate dopo l’elezione di Conte. Le irregolarità riscontrate in relazione alle votazioni on line che hanno avuto luogo lo scorso agosto dividono ancora le diverse anime. C’è l’ala contiana contrapposta a quella che fa capo al titolare della Farnesina, Di Maio. Il quale solo pochi giorni fa, dopo lo scontro sulla partita del Quirinale, si è dimesso dal Comitato di garanzia in aperta rotta di collisione con l’ex premier.
Nella squadra di Conte figurano Stefano Patuanelli, Vito Crimi, Paola Taverna, Ettore Licheri e Alfonso Bonafede. Sul versante opposto, Laura Castelli, Manlio Di Stefano, Vincenzo Spadafora, Virginia Raggi. Poi ci sono quelli che mantengono una posizione equidistante dagli uni e dagli altri. Il presidente della Camera, ad esempio. Roberto Fico continuerebbe a svolgere un ruolo di mediazione nel quadro attuale, insieme al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà.
Lo sforzo di Grillo sarebbe in ogni caso quello di trovare un punto di intesa e ripartire con un Comitato di garanzia rinnovato e rivotare il nuovo Statuto. Ma bisogna convincere Conte. Nella serata di ieri gli incontri sono continuati negli uffici di Luca Amato, il notaio spesso utilizzato dal Movimento per i propri atti. Le bocche per ora restano cucite, si lavora per ripartire e mantenere un minimo di unità politica. Che ci si riesca oppure no dipende da tanti fattori, da uno soprattutto: Conte e Di Maio deporranno le armi?