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Il “giallo” delle multe ai 50enni non vaccinati: perché non si fanno?

A fermare le multe sono solo problemi che riguardano la privacy, sia una serie di segnalazioni all’Agenzia delle Entrate, che richiamano possibili reati

Il “giallo” delle multe ai 50enni non vaccinati: perché non si fanno?

Ancora nessuna multa. A oltre tre settimane dall’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale per gli over 50, non è partita ancora nessuna sanzione a chi non si è messo in regola. I problemi non mancano e fino a qualche giorno fa si trattava soprattutto di ostacoli che riguardano il trattamento dei dati sanitari, tanto che il Garante della Privacy non si è ancora pronunciato a riguardo, dopo aver manifestato più di un dubbio.

Ma a complicare la situazione ora c’è una pioggia di segnalazioni che stanno giungendo all’Agenzia delle Entrate, in fac-simile e che citano possibili reati nei quali l’Ente potrebbe incappare se procedesse con la notifica della sanzione.

Ecco di cosa si tratta.

 

Le querele all’Agenzia delle Entrate

Come riporta Il Sole 24 Ore, negli ultimi giorni stanno arrivando all’Agenzia delle Entrate una serie di segnalazioni, pressoché identiche, nelle quali si legge “querela allo stato contro ignoti”. Il denunciante chiede “che codesta Procura della Repubblica, svolte le opportune indagini, eserciti l'azione penale contro coloro che risultino responsabili in danno del/la denunciante, e nei limiti della configurabilità della peculiare fattispecie anche in forma di pericolo o di tentativo, dei reati di: abuso d’ufficio (ex articolo 323 del Codice penale); violenza privata (ex articolo 610 del Codice penale); minaccia (ex articolo 612 del Codice penale); estorsione (ex articolo 629 del Codice penale)”. Nei modelli fac-simile, si legge ancora: “Con riserva di costituzione di parte civile per il risarcimento del danno biologico, patrimoniale, morale, esistenziale subiti in conseguenza della condotta sopra descritta, resto a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento dovesse rendersi necessario e chiedo che la S.V. intervenga nella maniera più celere possibile nei confronti degli eventuali responsabili al fine di evitare ulteriori conseguenze dannose degli eventuali reati”.

Un’ulteriore complicazione, dunque, all’iter delle sanzioni che stenta a decollare, anche per motivi di privacy.

 

Il nodo della privacy

Il problema riguarda quanto previsto dal decreto legge anti-Covid 1/2022, che contiene in particolare le norme per l’accesso a luoghi di lavoro, scuole e istituti della formazione superiore, ora all’esame della Camera in prima lettura, e che ha previsto dal 1° febbraio e fino al 15 giugno l’obbligo di vaccinazione contro il Covid per tutti gli over 50, accompagnato da una multa da 100 per gli “inadempienti”. A fermare le sanzioni, però, ci sarebbe una questione di rispetto della privacy da bilanciare con le esigenze di sanità pubblica: insomma, fin dove arriva la necessità di imporre norme a tutela di tutti e fin dove ci si può spingere nel trattamento di dati che riguardano lo stato di salute della persona che non ha rispettato l’obbligo?

 

Cosa dice il Garante

In una audizione del 10 febbraio dalla commissione Affari sociali della Camera, il Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, ha spiegato che “l’agenzia delle Entrate è individuata come soggetto di cui il ministero si avvale ai fini accertativi, rendendole disponibile l’elenco dei soggetti inadempienti, ma non le ragioni dell’esenzione (…). La precisazione riguarda il fatto che esistono casi nei quali si è esentati dalla vaccinazione, ma riguardano motivazioni sanitarie personali e private, che non dovrebbero essere rese note all’Agenzia delle Entrate e che non figurano negli elenchi degli “inadempienti”, che pure sono in possesso dell’Agenzia stessa, in quanto forniti dalla Asl.

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