Diario di guerra

Speranze di tregua oggi in un doppio negoziato che passa anche da Roma

Le delegazioni russa e ucraina si parlano in videoconferenza, a Roma incontro tra responsabili della sicurezza di Usa e Cina. Morto un reporter americano

Speranze di tregua oggi in un doppio negoziato che passa anche da Roma

Sono ore decisive. Mai come adesso, mentre si teme una escalation ancor più pericolosa dello scontro, le attenzioni sono rivolte ai due incontri di oggi.

Da un lato, come confermato dal presidente russo in persona, Vladimir Putin, si sarebbero fatti passi avanti nel negoziato e ora si attende l’esito del nuovo incontro – questa volta a distanza- tra le delegazioni russa e ucraina.

Se in Turchia il faccia a faccia tra i ministri degli Esteri, Lavrov e Kubala, non ha dato esito positivo, non è escluso che si possa organizzare un incontro tra i presidenti di Russia e Ucraina, dopo l’apertura da parte di Zelensky a un vertice con Putin, purché si tenga a Gerusalemme e con la mediazione di Israele.

Intanto, a Roma discutono della crisi anche i consiglieri della Sicurezza degli Stati Uniti e della Cina, mentre sul campo si combatte. Ad innalzare l’allarme, nelle ultime ore, sono stati l’uccisione di fotoreporter americano e l’attacco aereo a un campo di addestramento militare a Yavoriv, vicino al confine con la Polonia. Sarebbero almeno 35 i morti e oltre 130 i feriti. Mosca ha colpito anche la base aerea di Ivano-Frankivsk.

Il punto.

 

La Russia ha chiesto aiuto militare alla Cina?

Da ore rimbalza questa indiscrezione, lanciata dalle pagine del Financial Times. La "priorità ora è impedire un ulteriore aumento della tensione o che la situazione in Ucraina vada fuori controllo". Così l'ambasciata cinese a Washington ha risposto alla Reuters, che chiedeva un commento sulle rivelazioni del quotidiano economico. Intanto il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, definisce “storico” l’incontro di oggi a Roma tra il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jack Sullivan, e il capo della diplomazia del Partito comunista cinese, Yang Jiechi. “È un incontro storico. Se gli Usa e la Cina si parlano vuol dire che sta andando avanti la linea che noi incoraggiamo in tutte le sedi" ha detto il responsabile della Farnesina, aggiungendo: "Abbiamo sentito i cinesi, i turchi, gli israeliani bisogna parlare con tutti per arrivare prima a una tregua umanitaria e poi ad un accordo di pace".

 

Le offensive sul campo

“Condanniamo l'attacco russo al Centro Internazionale per il mantenimento della pace e della sicurezza a Yavoriv, vicino al confine dell'Ucraina con la Polonia. La brutalità deve fermarsi". Così su Twitter il segretario di Stato, Antony Blinken, commentando l'attacco vicino a Leopoli. Intanto non ha tardato ad arrivare la risposta all’uccisione di un reporter americano, Brent Renaud, ad Irpin, nei sobborghi di Kiev. Ad annunciarlo sono state le forze di sicurezza ucraine. Insieme a due colleghi sarebbe stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco a un checkpoint. Gli altri due sono rimasti feriti. “Stiamo seguendo questi ultimi sviluppi molto attentamente e risponderemo alle morte del giornalista in maniera proporzionata”, ha affermato il consigliere della Casa Bianca, Jake Sullivan.

 

Guerini: “No Fly Zone”

Intanto, mentre il presidente ucraino continua a chiedere l’istituzione di una “No Fly Zone” sui cieli del Paese, un altro “no” è arrivato anche dal ministro della Difesa, Roberto Guerini, secondo cui la Nato non permetterà che alcun "centimetro dell'Europa" venga attaccato. Intervistato a Che tempo che fa, sulla guerra in Ucraina, Guerini ha ribadito che l’Italia non entrerà nel conflitto armato tra la Russia e l’Ucraina. Intanto l’ambasciatore italiano in Ucraina, Pier Francesco Zazo, ha dato un aggiornamento sulla presenza di nostri connazionali nel Paese: “Sono ancora 400, alcuni intrappolati”.

 

Russia: manifestazioni e arresti

In Russia, invece, si sono registrate alcune proteste contro la guerra, a cui sono seguiti diversi arresti a mosca per "manifestazioni non autorizzate". A San Pietroburgo sono stati arrestati anche dei reporter, secondo quanto riporta la piattaforma Avtovaz Live, citata dal Moscow Times. Solo nella Capitale ci sarebbero stati 300 fermi, 800 in tutto il paese, secondo il sito OVD-Info.

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