Rinascita Italia

Da dove riparte la Nazionale azzurra: dal tecnico alle nuove giovanili

La sconfitta con la Macedonia non è stata ancora digerita e le prime idee del futuro devono ancora venir fuori. Mancini si è preso del tempo per pensare

Da dove riparte la Nazionale azzurra: dal tecnico alle nuove giovanili

La rifondazione tecnica della Nazionale italiana non è ancora stata definitiva, visto che per ora non ci sono ancora state conferme su chi dirigerà la squadra in futuro. Si parla, come è giusto che sia, di una possibile richiesta di dimissioni da parte dell’attuale coach, Mancini, che lascerebbe spazio, dopo aver alzato un Europeo la scorsa estate.

 

La delusione è troppo grande per poter pensare di nascondersi dietro ad una grande gioia, che in questo periodo non condiziona minimamente la drammatica sconfitta con la Macedonia, che ci ha riportato al punto di partenza. Dopo il disastro di Ventura si pensava di poter fondare finalmente una strada gloriosa, che inizialmente, grazie al trofeo continentale, è parsa più che possibile.

 

Questo calo ha dato la botta definitiva ad un progetto che non può andare avanti, nonostante il contratto del mister scada nel 2026. Il nome più in voga in queste ultime ore è Cannavaro, storico centrale della Nazionale 2006, che avrebbe dalla sua parte anche Lippi, come spalla alla “Vialli”. Addirittura i primi contatti sarebbero già stati avviati, con l’ex Juventus e Real Madrid che si sentirebbe pronto a prendere subito in mano il gruppo azzurro.

 

Non è facile immaginare Mancini lontano dalla squadra che ha creato lui, come un padre protettore, che alla fine però non è riuscito a controllare fino in fondo, perdendosi in un bicchiere d’acqua. Come è normale che sia, molte cose all’interno della rosa muteranno, visto che diversi giocatori vedevano questo Mondiale come ultima spiaggia da sfruttare con la maglia del proprio paese.

 

Alcune pedine hanno raggiunto ormai un’età importante e difficilmente potranno fare parte della struttura futuristica che sta immaginando la dirigenza azzurra. Chi lavora per la Nazionale vuole avvicinarsi da subito ad un gruppo che non sia così legato alle tradizioni, ma piuttosto pronto a rifondare il nuovo decennio a venire su basi completamente nuove

L’addio dei senatori 

Sembra sempre più vicino l’addio dalla Nazionale di alcuni giocatori che hanno fatto la storia per il proprio paese, risultando però molto avanti con l’età per poter puntare ancora in pieno su di lui. Principalmente si pensa a Chiellini, che lascia sicuramente un buco enorme al centro della difesa. Il suo apporto alla rosa è stato essenziale per anni, tra goal e partite memorabili, la sua presenza ha sempre fatto la differenza.

 

Nella prima gara importante in cui non gioca, come quella di ieri con la Macedonia, la retroguardia non ha risposto al meglio, mettendo in difficoltà le scelte per la squadra che verrà. Mancini e Bastoni sono probabilmente i migliori centrali italiani del campionato di Serie A, visto l’incredibile stagione che stanno mettendo in luce, ma nessuno dei due è sembrato così deciso a volersi imporre da leader.

 

La giovane età non può essere un pretesto, specie se si è titolari in due grandi club del nostro paese. In alternativa si può aspirare magari all’esplosione di alcuni giovani come Lovato o Casale, ma anche la rinascita di Romagnoli se dovesse vestire la maglia della Lazio.

 

I dubbi ci sono anche per Bonucci, sicuramente più giovane del compagno storico di reparto “Chiello”, ma con la stessa convinzione attualmente di voler mollare. Alla soglia dei 35 anni sarebbe importante mettere per un po’ in risalto i nostri giovani talenti, sempre facendosi sostenere da chi vive lo spogliatoio da più tempo. 

Poco spazio ai giovani:

Le colpe non vanno però addossate solamente al gruppo degli azzurri, poiché diverse problematiche di base hanno inizio nel sistema Primavera, che da qualche anno non viene gestito al meglio a favore dei giovani italiani. Le questioni sono due: da una parte l’intenzione continua di ricercare giovani prospetti da altri campionati, insabbiando poco a poco le giovanili italiane, in cui ci sono sempre più casi di bocciature premature.

 

Annullare la crescita di un ragazzo per dare spazio a chi è già pronto. Una mossa che dà maggiori certezze sui risultati della squadra Primavera in sé, ma non ne beneficia il nostro calcio, che vive di poche certezze giovanissime tra gli azzurri.

 

La fiducia è necessaria, la selezione di alcuni elementi si basano ormai solamente sulla stazza, che se non elevata, viene valutata come “incompleta”. Di conseguenza non si tiene più d’occhio la qualità, ma solamente la funzionalità fisica di un calciatore. In Serie A però non è questo il tipo di livello richiesto e non è un caso che ci sono maggiori trasferimenti dall’estero, piuttosto che l'esordio dei giovani italiani in prima squadra.

 

La seconda problematica è legata ai pochi giovani, che tante squadre in Italia, non lanciano mai. Se pensiamo alla Lazio che non schiera mai ragazzi sotto i 23 anni (oltre a Moro) o all’Udinese, che predilige i prestiti o gli scambi con le altre società di Pozzo, perdendo elementi come Meret o Scuffet, scoppiati più tardi.

 

Indubbiamente il talento non ci manca, considerando che possiamo vantare di avere il miglior portiere del mondo, che è appena un classe 99. In difesa ripartire da giocatori come Lovato, Bastoni e finalmente Calabria, che inspiegabilmente non ha mai trovato spazio in quest’ultimo gruppo azzurro, facendosi superare anche da elementi inspiegabili. Una difesa tecnica, che può giostrare con facilità la doppia fase, aumentando così la massa offensiva.

 

I goal rimangono il grande punto interrogativo del team, che però predispone alcune giovanissime punte molto interessanti. Mettere subito in primo piano Scamacca, che ha le caratteristiche perfette per scoppiare sotto le fila azzurre. Insieme a lui anche il suo “socio” Raspadori, che quando è entrato con la Macedonia ha tirato fuori la giusta cattiveria, necessaria in certe gare.

 

Dimostrare di avere più voglia di Insigne, nonostante le 4 presenze in azzurro è il giusto insegnamento che può portare un volenteroso giovane ad un gruppo già compatto. Oltre a loro però le altre giovani punte come Lucca, Yeboah o Kean non sono ancora pronte per essere lanciate in un sistema così immenso. Per forza di cose Immobile rimane nel giro, visti i suoi numeri spaziali con la maglia bianco celeste.

 

Deve chiarire con se stesso i limiti ricorrenti che incontra sul suo cammino in Nazionale, che lo rendono un giocatore completamente diverso rispetto alla leadership che espone in Capitale. In mezzo al campo vi sono le nostre fortune, visto che elementi come Tonali, Ricci, Frattesi o Pobega, possono aggiungersi mano a mano ad una zona di campioni, come Verratti o Barella, che possono scrivere ancora importanti pagine della Nazionale

 

Mancini ha un contratto che scade tra quattro anni e non è detto che l’addio alla fine ci sarà. Questa sconfitta rimane scritta nei libri di storia calcistica del nostro paese, che ha toccato nuovamente il fondo.

Mettere più coraggio, chiunque sia il Commissario Tecnico è necessario: non possiamo più rimanere senza soluzioni di livello, giocatori cresciuti nelle nostre scuole calcio pronti a mettersi in luce, per giungere ad una evoluzione.

 

Il pensiero deve cambiare, partendo dalle radici, in cui il lavoro va intensificato, per raggiungere i livelli delle grandi Nazionali mondiali. Per ora però il progetto non è neanche sullo zero e la crescita sarà di nuovo molto graduale

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