La novità è arrivata appena prima di Pasqua, da Oltreoceano. Negli Usa, infatti, i cittadini possono scegliere di non dichiarare più il proprio genere sul passaporto. Al posto della classificazione “binaria2, quindi in maschi o femmine, possono scegliere una più neutrale “X”.
Il genere “neutro”: come funziona
La novità era stata annunciata lo scorso autunno dall’Amministrazione Biden, nell’ambito di una serie di politiche di genere federali che intendono adeguarsi e venire incontro alle istanze della comunità non binaria, che negli Stati Uniti conta circa 1 milione e 200mila persone.
Sul passaporto, dunque, adesso si potrà scegliere l’opzione che non prevede la distinzione in uomini o donne, ma semplicemente in genere neutro, indicato con una “X”. Per ottenerlo occorre semplicemente farne richiesta, senza dover presentare un’apposita documentazione medica o di altra natura.
La scelta inclusiva
La Casa Bianca ha commentato la decisione, ora effettiva, in modo chiaro: “L’aggiunta di una terza opzione di genere fa progredire gli Stati Uniti e ci aiuta ad assicurarci che il nostro apparato amministrativo sia inclusivo nei confronti delle diverse identità di genere, espressioni di genere e caratteristiche fisiche dei cittadini statunitensi”, ha spiegato Jessica Stern, rappresentante dei diritti LGBTQ+ alla Casa Bianca.
Secondo Stern, “L’istituzione del genere “X” non crea né nuovi diritti né nuove definizioni, ma riflette semplicemente la vera identità della persona a cui appartiene il passaporto”.
Non tutti gli Stati condividono la scelta
Il primo annuncio della norma risale allo scorso giugno, quando il Dipartimento di Stato aveva annunciato di voler introdurre il genere “X” sui passaporti, poi applicato per la prima volta a ottobre 2021 nel caso di Dana Zzyym, che aveva ottenuto il primo documento “neutral gender”. Di fronte al rifiuto alla domanda di ottenere un documento non binario, infatti, Zzyym non aveva potuto partecipare a un incontro dell’Organizzazione Internazionale degli Intersessuali. Poi la svolta.
In realtà la scelta non è stata accolta da tutti gli Stati federali con entusiasmo. La norma federale, infatti, è contraria a quanto prevedono ancora 14 stati federati che non ammettono il cambio di genere nei documenti in assenza di operazione chirurgica.
Il caso italiano di Bryan Coetto
In Italia, intanto, tiene banco il caso di Bryan Coetto, 22 anni, di Conegliano in provincia di Treviso, che studia Lettere alla Statale di Milano. Il suo nome è ormai virale: sui social ha raccontato il suo percorso di transizione da femmina a maschio. Daphne, questo il suo nome originario, si sentiva a disagio fin da piccolo nel suo corpo di bambina. “Alle elementari avevo capito che non mi riconoscevo nei gruppi sociali ‘bimbo e bimba’. Alle medie, vedendo i corpi cambiare, mi sono terrorizzato. Ho scoperto in quel momento la disforia di genere. Però mi comportavo a forza da ragazzina, disprezzavo la transessualità e non accettavo di sentirmi diverso”, ha raccontato a La Stampa. In terza superiore la decisione di rivelare ciò che sentiva, sia a scuola che ai genitori, che vivono separati. A dicembre 2020 Bryan ha iniziato il percorso di transizione, con le sedute dallo psicologo, seguite dalla terapia ormonale con iniezioni di testosterone. Ora attende il cambio legale di identità sui documenti.