la via dei negoziati

Le condizioni di Putin: senza Donbass niente tregua. Guterres a Kiev

Il segretario generale dell’Onu esorta a creare corridoi umanitari per i civili. Dopo Mosca, vola a Kiev. Tensione alle stelle tra Cremlino e Londra

Le condizioni di Putin: senza Donbass niente tregua. Guterres a Kiev

L’incontro a Mosca tra il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, e il presidente russo, Vladimir Putin, non segna alcun passo avanti, ma cristallizza una situazione di fatto bloccata da diverse settimane e precisamente dai colloqui ad Ankara, in Turchia.

Secondo il capo del Cremlino, i negoziati “vanno avanti", ma "senza un accordo sulla Crimea e sul Donbass non è possibile firmare garanzie di sicurezza sull'Ucraina".

Putin ha anche negato che le truppe russe siano responsabili delle stragi e delle fosse comuni a Bucha, affermando: "Sappiamo chi ha messo in scena questa provocazione a Bucha: l'esercito russo non ha nulla a che fare con quello che è avvenuto".

Dal canto suo il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiarito che non potrà esserci soluzione alla questione ucraina se non con il rispetto del diritto internazionale e con “gli strumenti stabiliti dallo statuto dell'Onu”. Qualche ora prima del colloquio con il presidente russo, Guterres ha incontrato il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov.

 

Guterres: “Occorrono corridoi umanitari”

Pur presentandosi come “come messaggero di pace” e mirando al “salvataggio di vite e alla riduzione della sofferenza", il segretario Onu non ha ottenuto aperture da parte di Putin. Guterres ha insisto sulla necessità di corridoi umanitari, definiti “necessari” e che “devono essere rispettati da tutti: ho proposto un gruppo di contatto umanitario con Russia e Ucraina perché questi corridoi siano efficaci e rispettati". L’obiettivo è soprattutto trovare un’intesa per Mariupol, con “un lavoro coordinato per consentire le evacuazioni sicure nelle direzioni che sceglieranno". Guterres volerà ora a Kiev per incontrare il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.

 

Lavrov risponde a Johnson: la tensione si alza

Intanto il ministro degli Esteri russi, Serghei Lavrov, si è detto pronto a riprendere i negoziati di pace, che ritiene si siano fermati a causa del continuo invio di armi da parte dei Paesi occidentali all’Ucraina. Mosca sarebbe pronta “a riprenderli se qualcuno presenterà idee interessanti". Lavrov ha detto che la Russia è "pronta a collaborare" con l'Onu per la salvaguardia dei civili, ma di fronte alle dichiarazioni del premier britannico, Boris Johnson, di ritenere “interamente legittimo” l’uso inglesi fornite all’Ucraina anche sul suolo russo, Lavrov ha risposto in modo duro. Se il governo britannico lo considera lecito per "colpire in profondità le linee di rifornimento" di Mosca in territorio russo, la Russia potrebbe ritenere altrettanto legittimo prendere di mira "in profondità le linee di rifornimento" ucraino fin "dentro quei Paesi i quali trasferiscono all'Ucraina armi" che pure producono "morte e distruzione". Così ha dichiarato Maria Zacharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, sul suo profilo Facebook, lasciando intendere di poter colpire Paesi Nato.

 

La posizione degli Usa

Intanto dall'amministrazione Biden arrivano le condizioni per un accordo di pace. Questo dovrebbe prevedere, secondo il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, l'Ucraina come nazione "neutrale" e "non allineata". Se l'Ucraina decidesse per un'intesa che cancella le sue aspirazioni atlantiche, gli Stati Uniti rispetterebbero la scelta, perché per Blinken "sono decisione che spettano a loro".

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