malessere che persiste

Long Covid, attenzione al rischio trombosi: cosa dice il nuovo studio

Una ricerca britannica mostra gli effetti sul lungo periodo della malattia Covid, in particolare per quanto riguarda i disturbi alla circolazione sanguigna

Long Covid, attenzione al rischio trombosi: cosa dice il nuovo studio

Non solo spossatezza e disagio psicologico, ma anche rischio di trombosi. A sottolineare le conseguenze della malattia causata dal virus Sars-Cov2 è un recente studio, pubblicato su Blood Advances e condotto da un team del Dipartimento di ematologia dell'University College London Hospital di Londra, nel Regno Unito.

 

Cosa dice lo studio

Gli esperti britannici hanno anche scoperto che il rischio di trombosi è quattro volte superiore in coloro che mostrano difficoltà con l'esercizio fisico a più di 12 settimane dopo l'infezione da Covid. Per la prima volta, dunque, si sarebbe constato un nesso tra la ridotta capacità nel compiere esercizi e attività fisica, e valori di coagulazione del sangue anormali.

"Per definizione, questa sindrome si verifica quando si manifestano sintomi correlati al Covid molto tempo dopo l'inizio dell'infezione che non possiamo attribuire a nessun'altra causa o diagnosi", ha spiegato l'autrice dello studio Nithya Prasannan.

 

Il nesso con il Covid

Secondo gli autori, i risultati della ricerca offrono “nuove importanti informazioni sui potenziali meccanismi alla base degli effetti a lungo termine dell'infezione da Covid”. Ma lo studio non termina qui, perché il team di esperti londinesi sono intenzionati ad analizzare gli esami del sangue dei pazienti studiati nel corso di questa prima ricerca utilizzando diverse piattaforme, per valutare come il rischio di trombosi potrebbe cambiare con la progressione dei sintomi, nell’ottica di capire meglio come possa manifestarsi il Long Covid.

 

Cosa si sa finora del Long Covid

Il "long Covid" è una condizione che si verifica in persone che sono state infettate e poi sono guarite, pur continuando a manifestare sintomi legati alla malattia anche a distanza di molto tempo dal contagio. Tra quelli più ricorrenti ci sono affaticamento e spossatezza, dolore toracico, mancanza di respiro, ma anche stato confusionale. Secondo un altro studio circa la metà di coloro che sono guariti dal Covid continuano ad avere difficoltà di questo tipo. A confermarlo, infatti, è una ricerca pubblicata su The Lancet Respiratory Medicine e coordinata dal China-Japan Friendship Hospital. I curatori hanno constatato come più del 50% dei pazienti che hanno dovuto fare ricorso alle cure ospedaliere, continua a riferire di avere sintomi, a due anni dalla malattia.

Gli scienziati hanno analizzato le condizioni di 1.192 persone malate di Covid e ricoverate a Wuhan tra il 7 gennaio e il 29 maggio 2020, durante la prima ondata di pandemia.

 

I disturbi psicologici

Ad oggi il 55% accusa ancora almeno un sintomo legato all’infezione. Si tratta soprattutto di affaticamento, disturbi del sonno, bassa capacità di esercizio fisico, problemi di salute mentale. Proprio questo aspetto, pur senza trascurare le conseguenze fisiche, è particolarmente indagato, specie tra i giovani.

Il dato positivo, però, riguarda il fatto che le condizioni generali migliorano nel tempo: a sei mesi dalla guarigione, infatti, i sintomi sono ancora presenti nel 68% del campione, per poi scendere all’incirca al 50% nell’arco dei due anni post malattia.

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