Il voto finale

Riforma giustizia, passa anche al Senato. Astenuti tra i leghisti

Salvini alla fine dice sì ma parte del suo gruppo non vota. Cartabia: “Prossimo Csm con nuove regole”. Gratteri: la riforma “non elimina le correnti”

Riforma giustizia, passa anche al Senato. Astenuti tra i leghisti

La riforma che porta il nome della ministra Marta Cartabia sull’ordinamento giudiziario e il Consiglio superiore della magistratura raggiunge il traguardo anche al Senato. Il testo è stato licenziato oggi, esattamente come era stato approvato a fine aprile dalla Camera, e passa con 173 voti a favore, 37 contrari e 16 astenuti.

 

Con il via libera alla legge delega, che disegna la cornice entro la quale il governo potrà esercitare la funzione legislativa sulle materie indicate, si completa il ciclo di riforme firmate da Cartabia e che rientrano nell’ambito di quelle previste da Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Prima era toccato alla riforma del processo penale e di quello civile. Dunque, le schermaglie dei primi giorni della settimana che avevano visto la Lega di Matteo Salvini dare battaglia su alcuni emendamenti al testo, su cui ha finito col votare con l’opposizione, si sono risolte in nulla di fatto. Un ostruzionismo, figlio del fallimento dei referendum sulla giustizia, di cui il Carroccio è stato co-promotore e che, come è noto, non hanno raggiunto il quorum. Da quel momento il partito di Salvini ha evidentemente ingaggiato una sorta di ‘rappresaglia’, priva di effetti per quanto riguarda l’approvazione della legge, ma densa di significato politico per l’atteggiamento ambivalente tenuto in commissione e in Aula. Oggi dei 16 astenuti 5 sono stati senatori leghisti nonostante il gruppo abbia espresso, in sede di dichiarazione di voto, voto favorevole al provvedimento. Secondo le ricostruzioni si tratta di Roberto Calderoli, del presidente della commissione Giustizia, Andrea Ostellari e di Alberto Pillon, Alberto Bagnai e Carlo Doria. Salvini e la responsabile Giustizia, l’avvocato Giulia Bongiorno, hanno votato a favore.

 

Astenuti anche i senatori di Italia Viva. Favorevoli Pd, M5s, Fi, i restanti rappresentanti della Lega, Autonomie e Leu. Fratelli d’Italia e Italexit hanno votato contro. Soddisfatta la ministra: “L’approvazione di questa legge, il terzo grande pilastro delle riforme della giustizia, volte a rinsaldare la fiducia dei cittadini nell’amministrazione della giustizia, consentirà che l’imminente rinnovo del Consiglio superiore della magistratura si svolga con nuove regole”. Con la riforma si fa sì che “questa istituzione, presidio costituzionale e imprescindibile dei principi dell’autonomia e dell’indipendenza dell’ordine giudiziario, principi irrinunciabili, possa - per riprendere proprio le parole del presidente Mattarella - svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la magistratura può contare”.

 

Ma sulle nuove norme particolarmente critico è Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, giudice in prima linea nella lotta all’Ndrangheta. “La riforma proposta dalla ministra”, dice al Il Fatto quotidiano, “non solo non modifica in alcun modo il 'sistema’ delle correnti, che tutti a parole denunciano e dicono di voler combattere ma, se possibile, addirittura lo fortifica. Le correnti” nel Csm “continueranno a fare quello che fanno e il loro strapotere non verrà in alcun modo indebolito o archiviato. L’unica strada è quella del sorteggio temperato, a favore del quale, non dimentichiamolo, si sono recentemente espressi il 41% dei magistrati”.

 

Gratteri sottolinea anche che “la magistratura è uno dei tre poteri dello Stato. La separazione dei poteri è uno dei principi fondamentali su cui si fondano uno Stato di diritto e una democrazia liberale. La riforma, invece, prevede delle ingiustificate e ingiustificabili interferenze che intaccano la separazione tra i poteri”.

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