il grattacapo

Il Governo in arrivo già alle prese con nodo pensioni e Opzione tutti

Non ci sono solo i rapporti con gli alleati a tenere banco nell’agenda di Giorgia Meloni. Si studia Quota 41: favorevole Tridico (Inps), non la Cgil

Il Governo in arrivo già alle prese con nodo pensioni e Opzione tutti

Terminato l'incontro tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, con un messaggio che parla di centrodestra "unito e coeso" e che si presenterà insieme alle consultazioni al Quirinale, nell'agenda del futuro Governo spunta la questione pensioni. 

 

La riforma delle pensioni torna in primo piano

Per la riforma delle pensioni, temporaneamente "archiviata" nelle scorse settimane anche a causa delle "emergenze" energetica e di governo, con la campagna elettorale e le elezioni, ora è tempo di tornare tra gli argomenti in primo piano. Ma soprattutto sarà uno dei nodi da sciogliere per il nuovo esecutivo. 

Il problema si pone perché il 31 dicembre 2022 scade Quota 100 (e Quota 102), cioè il sistema che permetteva finora di andare in andare in pensione con la somma dell'età anagrafica e gli anni di contribuzione pari a 100 o 102. 

L'opzione sul tavolo, adesso, ha a che fare con l'Opzione Tutti, che piacerebbe alla compagine di centrodestra. 

 

Cos'è l'Opzione Tutti

In caso di mancanza di alternative nuove, infatti, si tornerebbe alla legge Fornero, che prevede l'uscita dal mondo del lavoro a 67 anni e 20 di contributi, oppure 42 anni e 10 mesi per la pensione anticipata, che non tiene conto dell'età anagrafica (per le donne, comunque, è previsto un anno in meno).

Per questo si ragione all'Opzione Tutti, cioè la possibilità di lasciare il lavoro in anticipo rispetto di tempi della legge Fornero (anche a 58 anni), ma con una riduzione dell'assegno di vecchiaia del 30%: in pratica si estenderebbe anche agli uomini la stessa possibilità dell'Opzione Donna, tanto che questo meccanismo viene anche definito "Opzione uomo"

 

Chi la promuove e chi la boccia

Tra coloro che prendono in considerazione questa opzione c'è il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, che ha commentato: "Credo che tutte queste riforme siano orientate a un princio giusto, ossia quello di garantire una certa flessibilità in uscita rimanendo ancorati tuttavia al modello contributivo. Su questo eravamo già orientati durante il Governo Draghi, quindi, se si va in questa direzione poi ovviamente la politica deciderà, ma mi sembra che si è abbastanza in linea rispetto a quanto si stava facendo prima".

Di parere opposto, però, la Cgil, con Maurizio Landini che la stronca: "Mandare in pensione le persone riducendogli l'assegno non mi pare sia una grande strada percorribile. Credo che il tema sia quello di affrontare la complessità del sistema pensionistico". 

Secondo Landini occorre mettere mano alla legge Fornero "perché i giovani oggi, con la precarietà che c'è sul lavoro, non hanno un futuro previdenziale". 

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