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Washington-Riad ai ferri corti

Nuovo grattacapo per Biden, a tre settimane dal voto: c’entra Riad

Emerge uno scandalo in cui i protagonisti sono veterani americani “a libro paga” dell’Arabia Saudita. A denunciarlo un’inchiesta del Washington Post

Nuovo grattacapo per Biden, a tre settimane dal voto: c’entra Riad

I rapporti con l'Arabia Saudita in questo periodo non sono dei migliori per gli Stati Uniti e ora per il presidente, Joe Biden, arriva un nuovo grattacapo. 

A sollevare il caso  stato il Washington Post con un'inchiesta pubblicata sulle proprie pagine, nelle quali si legge di ex militari statunitensi a "libro paga" di Riad. 

 

Cos'è il nuovo "scandalo" sui veterani

Sulle pagine del quotidiano americao si legge di "Foreign Servants", cioè letteralmente "servitori degli stranieri", che in questo caso sarebbero ex militari statunitensi, di vari gradi, che lavorano come consulenti per uno Stato straniero. La questione sarebbe delicata già di per sé, ma a renderla ancora più "sensibile" è il fatto che il Paese nello specifico sarebbe proprio l'Arabia Saudita, quella dell'omicidio Khashoggi e quella che di recente ha deciso un taglio sulla produzione di greggio, che come conseguenze potrebbe avere quella di avvantaggiare la Russia alle prese con le sanzioni statunitensi ed europee. 

Quanto basta per creare non pochi problemi al capo della Casa Bianca, a tre settimane dalle elezioni di Mid Term dell'8 novembre. 

 

Cosa dice l'inchiesta del Washington Post

L'inchiesta dei giornalisti del Washington Post mostrerebbe come molti militari americani in congedo di fatto abbiano lavorato e stiano lavorando come consulenti per Stati esteri, contravvenendo così la legge statunitense che prevede che non possano ricevere compensi per lavori che possono compromettere il giuramento di fedeltà reso agli Stati Uniti. 

Esiste, tuttavia, un'eccezione: chi intenda prestare consulenza per un Paese straniero deve chiedere una permesso speciale e, per ottenere la deroga, vanno condotti alcuni accertamenti da parte dell'intelligence, per accertarsi sul tipo di incarico e mansione che il personale intende svolgere per un governo straniero. 

Nel caso specifico sarebbero oltre 500 tra ex ufficiali e non, che avrebbero accettato lavori nel campo militare, ottenendo remunerazioni a volte molto elevate: si parla di retribuzioni tra i 200mila e i 10 milioni di dollari. Cifre stellari, insomma, che in alcuni casi (una 15ina, secondo il WP) sarebbero arrivate anche dall'Arabia Saudita. 

 

I nomi dei militari coinvolti

Il quotidiano americano arriva anche a indicare alcuni nomi. Tra questi ci sarebber anche l'ex generale dei Marines, James Jones, insieme all'ex generale dell'Us Army Keith Alexander. Entrambi, oltre alla carriera militare "sul campo", sono poi stati anche dirigenti e consiglieri per la Sicurezza nazionale durante l'amministrazione Obama, dunque, a stretto contatto con il presidente. Questo rende la loro posizione ancora più "sensibile". 

Tra l'altro, Jones aveva lavorato a stretto contatto anche con lo staff del precedente presidente, George W. Bush. 

Il fatto che ora possano o abbiano potuto diventare consulenti del Governo di Riad e del principe Mohammed bin Salman (accusato dalla Cia di essere stato a conoscenza e in qualche modo aver approvato l'uccisione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi) renderebbe la loro collaborazione con Riad quantomeno inipportuna. 

In cambio di una consulenza frutto dell'esperienza di anni, un altro ex generale, in questo caso dell'Us Air Force, avrebbe persino ottenuto un compenso di 5mila dollari al giorno, sborsati dal governo dell'Azerbaijan. 

Un'altra posizione di imbarazzo è invece rappresentata da un ex Navy Seal, i corpi speciali della Marina americana, che sarebbe stato ricompensato con 258mila dollari l'anno per una sua consulenza per l'Arabia Saudita. 

 

Biden in difficoltà: salta l'incontro con bin Salman

Questa inchiesta rischia di aggravare le difficoltà tra Washington e Riad. Già negli scorsi giorni il presidente statunitense, Joe Biden, aveva annunciato che non avrebbe incontrato il principe bin Salman in occasione del prossimo G20 in Indonesia, in programma a novembre. Una scelta che era arrivata dopo la decisione dell'Opec+ di tagliare la produzione di greggio di 2 milioni di barili e che la Casa Bianca aveva considerato "uno schiaffo" e lo stesso Biden aveva definito "scelta miope". 

Proprio questa scelta, ritenuta una risposta dei produttori di petrolio al possibile "price cap", era stata ritenuta "politica" anche dagli analisti europei e aveva irritato Washington. 

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