il tema caldissimo

Caro-benzina, è scontro totale tra governo, opposizioni e gestori

Meloni difende il suo operato. Letta, Calenda e Conte attaccano la premier per aver mentito sulle accise. I benzinai scioperano contro l’“ondata di fango”

Caro-benzina, è scontro totale tra governo, opposizioni e gestori

Il caro-benzina continua ad essere un tema caldissimo di scontro tra il Governo, le opposizioni e i gestori di pompe che contro “l'ondata di fango” indicono uno sciopero per il prossimo 25 e 26 gennaio 2023.

Da una parte dunque l’esecutivo e la Meloni che giustifica per un fatto di “giustizia sociale”, il perché del mancato rinnovo del taglio delle accise imposto dal precedente governo Draghi. «Per tagliare le accise — dice la presidente del consiglio nel video pubblicato ieri sui social "Appunti di Giorgia" - non avremmo potuto aumentare il fondo sulla sanità, la platea delle famiglie per calmierare le bollette domestiche, aumentare l’assegno unico per i figli, creare un “carrello-spesa”, finanziare la decontribuzione per i nuovi assunti, il fondo per i crediti delle Pmi. Queste sono misure di giustizia sociale», rispetto al taglio delle accise che avrebbe invece «aiutato tutti indifferentemente» e i ricchi di più. 

 

Le opposizioni contro Meloni

Fin qui tutto bene se non fosse per un’affermazione del premier che diventa oggetto di una polemica durissima da parte delle opposizioni, secondo cui, la premier avrebbe mentito, promettendo in campagna elettorale il taglio di Iva e accise, mentre lei nega di averlo mai fatto con testuali parole: «Nessuna promessa». Peccato però che nel pomeriggio di ieri abbia cominciato a girare su Twitter uno stralcio del programma elettorale di FdI delle scorse elezioni, che al punto 17 prevedeva la «sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise».

Le opposizioni a questo punto vanno all'attacco, rinfacciando a Meloni la «marcia indietro». Il segretario del Pd Enrico Letta scrive: «Oggi il governo e la premier hanno fatto il primo vero errore di comunicazione, dopo settimane di vento in poppa. Con il video col quale tecnicamente mente sulla riduzione delle accise ritorna in primo piano la contraddizione tra quanto detto in campagna elettorale». 

Dello stesso parere Carlo Calenda, che sostiene che quanto detto dalla Meloni è «falso»: «Si sarebbe potuto finanziare fino a marzo, come gli altri interventi, con un costo di 2,2 mld» come da lui proposto. 

Anche Giuseppe Conte all'attacco del governo: «Meloni nella campagna elettorale recente, e non nel video del 2019, ancora prometteva. Dal governo mistificazione grottesca».

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La replica del premier

Meloni replica alle opposizioni, e stavolta lo fa per iscritto: «Alcuni esponenti dell’opposizione fanno notare che nel programma di FdI era presente, tra i punti, una voce sulla sterilizzazione delle entrate dello Stato su energia e carburanti, con un’automatica “riduzione di Iva e accise”». Vero, ma «significa che se hai maggiori entrate dall’aumento dei prezzi del carburante le utilizzi per abbassare le tasse. Ma noi non avevamo maggiori entrate, ovviamente. Quindi si tratta di un impegno molto diverso dal “taglieremo le accise”».

Il premie ribadisce che non è sua volontà sottovalutare il peso degli aumenti, e che misure prese dal governo - con il decreto Trasparenza che impone l'esposizione del prezzo medio in ogni distributore e controlli-sanzioni contro le speculazioni - e dice anche di essere «fortemente speranzosa della possibilità che prima o poi riusciremo a fare un taglio strutturale», ma questo «necessita di una situazione diversa, di rimettere in moto la crescita economica di questa nazione». E comunque il prezzo medio attuale della benzina (attorno a 1,8 euro) non è lontano, anzi è anche più basso - dice dati alla mano - di quello di anni ma anche di mesi precedenti: «Perché allora nessuno diceva niente?».

 

Lo sciopero dei benzinai

L'aumento dei controlli della Guardia di Finanza sulle condotte speculative alle pompe, introdotte dal nuovo decreto Trasparenza e che prevedono anche sanzioni per i recidivi, con possibilità di sospendere l'attività dei furbetti da 7 fino a 90 giorni, non sono andate giù ai gestori e ai distributori che per "Porre fine a questa 'ondata di fango' contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità, le associazioni dei gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della Categoria, su tutta la rete; di avviare una campagna di controinformazione sugli impianti e proclamare, per le giornate del 25 e 26 gennaio 2023, una prima azione di sciopero, con presidio sotto Montecitorio". E' quanto si legge in una nota Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio. 

 

Lo sciopero è previsto dalle 19.00 del 24 gennaio 2023 alle 07.00 del 27 gennaio 2023. "Il Governo - dice la nota - aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui Gestori che diventano i destinatari di insulti ed improperi degli automobilisti esasperati. E' stata avviata contro la categoria una campagna mediatica vergognosa. Quindi è stato dichiarato lo stato di agitazione su tutta la rete e lo sciopero contro il comportamento del Governo. Si preannuncia un presidio sotto Montecitorio.  Vengono beatificati i trafficanti di illegalità che operano in evasione fiscale e contributiva e che sottraggono all'Erario oltre 13 miliardi di euro l'anno. L'impressione che la categoria ha tratto da questa vicenda è quella di un Esecutivo a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità politiche, senza avere neppure il coraggio di mettere la faccia sulle scelte operate e ben sapendo che l'Agenzia delle Dogane, il Mimit, e l'Agenzia delle Entrate hanno, già oggi, la conoscenza e la disponibilità di dati sul movimento, sui prezzi dei carburanti e sull'affidabilità delle comunicazioni giornaliere rese dalla categoria. E' un imbroglio mediatico al quale le organizzazioni di categoria intendono dare risposte con la mobilitazione dei gestori".   

 

Nella comunicazione alla Commissione di Garanzia dell'Attuazione della legge sullo sciopero nei servizi Pubblici Essenziali le organizzazioni parlano di "azioni politiche irresponsabili e di inusitata gravità nei confronti di una intera categoria di onesti operatori economici che basano la loro attività su un margine fisso pro litro di 3 centesimi lordi al litro, garantendo allo Stato, a proprio rischio e pericolo, in alcuni casi della vita, un introito di circa 40 miliardi l'anno di gettito".

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