Contro il decreto Trasparenza

Sciopero dei benzinai revocato, il confronto si sposta in Parlamento

La serrata delle pompe di benzina è durata solo 24 ore, la scelta di riaprire “a favore degli automobilisti”. Assoutenti: “Lo sciopero è stato un flop”

Sciopero dei benzinai revocato, il confronto si sposta in Parlamento

Alla fine lo sciopero dei benzinai si è chiuso alle 19 di ieri sera. Revocata la seconda giornata di protesta, su decisione di Figisc-Anisa Confcommercio e Fegica Cisl dopo un nuovo tavolo al ministero delle Imprese e del Made in Italy, convocato a seguito di un'assemblea pubblica tenutasi nella mattinata di ieri nella sala Capranichetta di piazza Montecitorio a Roma, dopo che la terza sigla promotrice, Faib Confesercenti, ne aveva già annunciato la revoca. La scelta di riaprire è stata presa "a favore degli automobilisti, non certo per il Governo", hanno scritto i presidenti di Fegica e Figisc. 

 

Il confronto tra sindacati e governo si sposta ora in Parlamento, dove i benzinai cercheranno di ottenere la modifica del decreto trasparenza circa la pubblicazione dei listini con il prezzo medio nazionale, ritenuta dai gestori e dalle sigle sindacali inutile e dannosa, perché come sostenuto da Figisc-Anisa Confcommercio "non serve ai consumatori” e anzi potrebbe rivelarsi controproducente: "Se c'è un prezzo medio, uno che è al di sotto del prezzo medio tenderà ad avvicinarsi al benchmark e di conseguenza il prezzo aumenterebbe".

Mentre sul tema delle sanzioni per eventuali irregolarità la Fegica fa sapere: "Le sanzioni devono sparire e si deve tornare alla situazione precedente".

 

Lo sciopero flop

L'incontro al ministero "non è riuscito ad evidenziare alcun elemento di concretezza che possa consentire anche solo di immaginare interventi sui gravissimi problemi del settore e di contenimento strutturale dei prezzi". Secondo Figisc-Anisa Confcommercio Fegica Cisl "le proposte emendative avanzate dal Governo al suo stesso decreto non rimuovono l'intenzione manifesta di individuare i benzinai come i destinatari di adempimenti confusi, controproducenti oltreché chiaramente accusatori". Secondo le sigle promotrici della protesta, la serrata avrebbe raccolto tra l'80 e il 90 per cento delle adesioni, al netto delle stazioni di rifornimento che per legge hanno dovuto restare aperte per garantire i livelli minimi essenziali di servizio. Non è dello stesso parere Assoutenti, che ha contestato la narrazione dei gestori.

 

"La protesta si sta rivelando un fallimento - ha affermato il presidente Furio Truzzi - Le sigle che avevano inizialmente proclamato lo sciopero si sono spaccate, e numerosi distributori hanno deciso di non aderire alla serrata, al punto che su tutto il territorio oggi gli automobilisti possono trovare molte pompe funzionanti, anche se in modalità self service". Se la serrata non fosse stata tolta entro oggi - ieri ndr -, l'associazione si era detta intenzionata a proclamare per il 4 e 5 febbraio “una contro-protesta" invitando “i cittadini a ridurre i consumi di benzina e gasolio, rinunciare laddove possibile all'uso degli autoveicoli e lanciare un segnale forte a Governo, petrolieri e benzinai”. Dopo la notizia della revoca dello sciopero, una nuova nota di Assoutenti ha definito “una figuraccia” quella dei gestori.

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