geometrie variabili

Lo scontro sui capogruppi riaccende la lotta intestina nel Pd

La scelta di Schlein di Chiara Braga alla Camera e Francesco Boccia al Senato fa riaffacciare lo spettro dell’arma della conta nel Partito Democratico

Lo scontro sui capogruppi riaccende la lotta intestina nel Pd

La nuova era del Pd con Elly Schlein a quanto pare non disinnesca le lotte intestine al partito. La partita che si gioca ora sulle nomine dei futuri capogruppi di Camera e Senato riaccendono gli animi tra la linea dettata dalla nuova segretaria e quella del presidente (da poco riconfermato) Bonaccini. La leader dem con le candidature di Chiara Braga per Montecitorio e Francesco Boccia per Palazzo Madama non riceve l’appoggio dal fronte bonacciniano.

 

L’arma della conta

Come riporta LaPresse, la giornata di ieri ha evidenziato una levata di scudi da parte dei cosiddetti "neo Ulivisti”, una ventina tra deputati e senatori del Partito Democratico che, pur avendo sostenuto Bonaccini alle primarie, ha deciso di non partecipare alla riunione convocata dal presidente dem in vista dell’assemblea congiunta di lunedì.

«Il clima di questi giorni è stato segnato da dichiarazioni apertamente conflittuali che minacciavano conte interne e fratture per nulla condivisibili - spiegano i neo Ulivisti - Abbiamo deciso per questo di non partecipare alla riunione di sabato perché per noi era essenziale dare un segnale chiaro per evitare un ritorno alle dinamiche di litigiosità e di scontro che tanto male hanno fatto al Pd». 

A mediare con i parlamentari è poi la stessa Schlein. «Elly ha chiamato personalmente i deputati e i senatori e le sue telefonate hanno fatto breccia - viene spiegato - non solo tra i lettiani». 

Ma con quel «Al Senato siamo quasi 30 su 37 e alla Camera, con loro, adesso c’è un margine molto ampio» si riaffaccia dunque lo spettro delle geometrie variabili dem. «L’arma della conta è ormai spuntata e rischiano di accendere la luce e ritrovarsi in pochi». 

A questo punto il governatore dell’Emilia Romagna riunisce i suoi e richiama la segretaria alla responsabilità: «Sarebbe assolutamente auspicabile che anche i prossimi passaggi si svolgessero in un clima di unità e collaborazione», afferma il presidente dem ribadendo il «non mi sento minoranza» scandito in assemblea e la volontà di «dare una mano» a rafforzare il Pd «anche condividendo responsabilità. Dipende da noi ma ovviamente dipende almeno altrettanto dalla Segretaria». 

 

Bonaccini racconta anche di aver consigliato «a Elly prudenza» sui capigruppo. «Non perché io creda che spetti a me dare pagelle sui nomi ma perché penso che coi gruppi parlamentari vada costruito un rapporto positivo: da un lato rispettoso della linea uscita al congresso ma al tempo stesso rispettoso dell’autonomia dei gruppi e degli orientamenti che ci sono», spiega.

 

Il presidente dem ammette però di aver «registrato i malumori» delle ultime ore e di averli rappresentati alla segretaria. «Ci siamo risentiti anche in queste ore e le ho ribadito sia quel che penso sia quel che ho registrato: ci sono le condizioni per fare bene e insieme se si ha la pazienza di ascoltarsi e la volontà di condividere», insiste con i suoi dicendosi disponibile a un nuovo confronto nelle prossime ore per arrivare a un quadro più completo. 

 

La riunione dem di domani

L’appuntamento è quindi per domani quando Schlein dovrà spiegare la proposta complessiva che riguarda gli assetti del partito. Ma dai parlamentari di Base riformista avvertono sull’arma della conta: «Se si può evitare sarebbe meglio a questo punto, dipende però dove si arriva». Se, però, il confronto sugli assetti dei gruppi e del partito non dovesse portare risultati di mediazione concreti l’area potrebbe restare fuori dalla segreteria. «E questo non conviene a nessuno».

 

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