Il periodo di incubazione

Eris, i sintomi pre-COVID sollevano preoccupazioni tra gli esperti

L’aumento dei contagi dovuti a questa nuova variante del virus deriverebbero dal fatto che, nonostante i sintomi, il tampone sarebbe inizialmente negativo

Eris, i sintomi pre-COVID sollevano preoccupazioni tra gli esperti

A fronte dell'incremento dei casi di COVID-19, la variante Eris sta attirando l'interesse mondiale, inclusa l'Italia, e di numerosi esperti, che stanno indagando sulle sue peculiarità, la sua capacità di contagio, i sintomi correlati e i periodi d'incubazione. Un aspetto particolarmente intrigante riguarda la manifestazione di sintomi pre-COVID, che stanno richiedendo una maggiore attenzione da parte delle autorità sanitarie. In questo contesto rimane essenziale monitorare attentamente la diffusione delle varianti del virus e adottare strategie preventive adeguate per affrontare questa nuova sfida.

 

Eris, i sintomi prima del tampone positivo

In diversi casi di Eris, si è notata una manifestazione di sintomi simili a quelli del COVID-19, ma con tampone negativo. Mentre dopo circa una settimana, i sintomi si intensificano e solo in quel momento il test si rivela positivo. Questo fenomeno che è stato identificato come "pre-COVID" è stato individuato come la causa principale dell'incremento repentino dei casi.

Il dottor Thomas Moore, esperto in malattie infettive presso l'Università del Kansas, ha spiegato che è necessario un certo lasso di tempo affinché la concentrazione virale raggiunga livelli rilevabili dai test. Pertanto, se un individuo presenta sintomi e il test iniziale è negativo, è consigliabile ripetere il test dopo 48 ore, poiché le probabilità di ottenere un risultato positivo aumentano notevolmente nei giorni successivi.

 

Incubazione e sintomi

Questa fase iniziale di infezione da COVID-19 è comunemente definita "periodo di incubazione". Durante questa fase, il virus entra nel corpo e provoca i sintomi, ma la sua quantità è troppo bassa per essere rilevata dai test convenzionali.

Sebbene non siano ancora disponibili dati definitivi sui sintomi associati alla variante Eris, i medici riferiscono principalmente di sintomi lievi o comuni del COVID-19. Questi sintomi comprendono:

  • mal di gola, tosse,

  • congestione nasale e

  • naso che cola,

  • principalmente associati a disturbi delle vie respiratorie superiori.

Alcune persone potrebbero persino confondere questi sintomi con allergie stagionali.

 

La velocità di trasmissione

La variante Eris sta diventando la variante dominante del virus, in parte a causa di una mutazione che le conferisce una maggiore resistenza agli attacchi del sistema immunitario. Inoltre, sembra che l'abbassamento delle misure di prevenzione stia contribuendo alla sua diffusione. Gli scienziati stanno studiando una particolare mutazione (F456L) nella proteina Spike del virus, che potrebbe rendere questa variante in grado di sfuggire alle difese immunitarie generate da infezioni precedenti o vaccinazioni ma che comunque mantiene le stesse capacità funzionali delle varianti Omicron che hanno dominato la pandemia negli ultimi mesi.

 

Raccomandazioni sul vaccino

L'Agenzia europea del farmaco (Ema) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) hanno raccomandato di concentrare le campagne vaccinali su gruppi a rischio elevato, compresi anziani, persone con patologie che aumentano il rischio di COVID grave, donne incinte, operatori sanitari e soggetti a contatto con persone vulnerabili. Un approccio dunque mirato a massimizzare l'impatto del vaccino dove è più necessario. Secondo Marco Cavaleri, responsabile delle strategie vaccinali dell'ente regolatorio Ue, è importante concentrarsi su chi è più vulnerabile all'ospedalizzazione.

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