effetto combinato positivo

Manovra 2024: Irpef e cuneo fiscale, binomio vincente per i lavoratori

La legge di bilancio punta a riformare l’Irpef e a prorogare il taglio delle tasse per i lavoratori dipendenti. Quali sono le misure previste e le novità

Manovra 2024: Irpef e cuneo fiscale, binomio vincente per i lavoratori

Con l'approvazione della Nadef 2024, cornice della prossima manovra economica, il governo prosegue alacremente il lavoro sulle misure e le risorse necessarie per mettere a terra la nuova finanziaria, il cui testo, dovrà essere presentato entro il 15 ottobre. Tra le sue priorità il fisco. L’obiettivo è quello di alleggerire il peso delle imposte sui redditi da lavoro, sia per i dipendenti che per i lavoratori autonomi. Tra le misure più attese ci sono la riforma dell’Irpef e la proroga del taglio del cuneo fiscale, che dovrebbero portare a un aumento delle buste paga dei lavoratori.

 

Manovra 2024 e riforma dell’Irpef

L’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, è una delle principali fonti di entrata per lo Stato, ma anche una delle più complesse e articolate. Attualmente, l’Irpef si applica a quattro scaglioni di reddito, con aliquote crescenti dal 23% al 43%. Inoltre, l’Irpef prevede una serie di detrazioni, deduzioni, bonus e sconti fiscali, che rendono il calcolo dell’imposta molto complicato e spesso poco trasparente.

La riforma dell’Irpef, prevista dalla legge delega approvata ad agosto, punta a semplificare e appiattire il sistema fiscale, riducendo il numero degli scaglioni e delle aliquote. La prima tappa della riforma, che il governo vorrebbe introdurre già dal 2024, consiste nell’accorpare i primi due scaglioni di reddito e applicare un’unica aliquota del 23% fino a 28.000 euro. Gli altri due scaglioni rimarrebbero invariati, con aliquote del 35% e del 43%.

Questa modifica comporterebbe una riduzione dell’imposta per i redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro, che attualmente pagano una aliquota del 25% o del 35%. Secondo le stime della Fondazione Nazionale dei Commercialisti1, la riforma dell’Irpef porterebbe a un aumento medio della busta paga di:

  • 7 euro al mese per i redditi di 20.000 euro,

  • di 14 euro per i redditi di 25.000 euro e

  • di 21 euro per i redditi di 28.000 euro.

 

La proroga del taglio del cuneo fiscale

Il taglio del cuneo fiscale è una misura introdotta nel 2020 per ridurre il divario tra il costo del lavoro per le imprese e il salario netto per i lavoratori. Il cuneo fiscale è infatti la differenza tra il costo totale del lavoro, che comprende le imposte e i contributi sociali a carico del datore di lavoro e del lavoratore, e il salario netto percepito dal lavoratore.

Il taglio del cuneo fiscale consiste in un esonero contributivo, cioè una riduzione dei contributi previdenziali a carico del lavoratore, fino al 7% per i redditi fino a 25.000 euro e fino al 6% per i redditi tra 25.000 e 35.000 euro. Questa misura, che scade alla fine del 2023, ha portato a un aumento medio della busta paga di:

  • 67 euro al mese per i redditi di 15.000 euro,

  • di 77 euro per i redditi di 20.000 euro,

  • di 87 euro per i redditi di 25.000 euro e

  • di 97 euro per i redditi di 30.000 euro.

Il governo ha espresso la volontà di prorogare il taglio del cuneo fiscale anche per il 2024, per evitare che i lavoratori subiscano una decurtazione dello stipendio. Tuttavia, questa misura ha un costo elevato per le casse pubbliche, stimato in circa 10 miliardi di euro all’anno. Per questo, il governo dovrà trovare le risorse necessarie per finanziarla, anche in vista delle clausole di salvaguardia che prevedono aumenti dell’Iva e delle accise dal 2024.

 

L’effetto combinato delle due misure

La manovra 2024, se confermerà le due misure sul fisco, avrà un effetto combinato positivo sulle buste paga dei lavoratori dipendenti. Secondo le stime della Fondazione Nazionale dei Commercialisti, l’aumento medio mensile dello stipendio netto sarebbe di 84 euro per i redditi di 20.000 euro, di 101 euro per i redditi di 25.000 euro, di 118 euro per i redditi di 28.000 euro e di 112 euro per i redditi di 30.000 euro.

Questi aumenti, tuttavia, non saranno uguali per tutti i lavoratori, ma dipenderanno dal tipo di contratto, dal settore di appartenenza, dalla regione di residenza e da altri fattori che influenzano il calcolo dell’imposta e dei contributi. Inoltre, gli aumenti saranno maggiori per i redditi medi, mentre saranno minori o nulli per i redditi più bassi e più alti, che beneficeranno meno o per nulla della riforma Irpef e del taglio del cuneo fiscale.

 

Giorgetti dice no al condono edilizio

La proposta di condono edilizio di Salvini ha invece incontrato il netto rifiuto del ministro Giancarlo Giorgetti, che ha escluso che il governo possa adottare questa misura nella manovra 2024. Giorgetti ha dichiarato che il condono edilizio è una pratica “sbagliata” e “iniqua”, che premia chi ha violato le regole e penalizza chi le ha rispettate.

Inoltre, ha sottolineato che il condono edilizio non è una fonte di entrate certa e stabile per lo Stato, ma una soluzione “una tantum” che non risolve i problemi strutturali del sistema fiscale. Giorgetti ha quindi ribadito la necessità di una riforma complessiva del fisco, che sia equa, semplice e trasparente, e che favorisca la crescita e la competitività del Paese.

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