tensioni, violenze e frustrazioni

Hamas e Israele: la storia e le radici di un conflitto secolare

Il 7 ottobre il gruppo islamista ha lanciato un attacco massiccio a sorpresa contro Israele. Quali sono le cause storiche di questa guerra senza fine?

Hamas e Israele: la storia e le radici di un conflitto secolare

Il 7 ottobre 2023 è una data che rimarrà nella storia del Medio Oriente. Ieri mattina, Hamas, il movimento islamista che controlla la Striscia di Gaza, ha scatenato un’offensiva senza precedenti contro Israele, lanciando migliaia di razzi e infiltrando miliziani nel territorio nemico. L’attacco ha colto di sorpresa lo Stato ebraico, che ha reagito con forza, richiamando i riservisti e bombardando le postazioni di Hamas. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato: “Cittadini di Israele siamo in guerra”.

 

La dichiarazione Balfour e il piano di spartizione

Per capire le origini di questo conflitto secolare, bisogna tornare indietro nel tempo, quando la Palestina era sotto il dominio dell’Impero Ottomano

Nel 1917, durante la Prima guerra mondiale, il governo britannico emise la cosiddetta dichiarazione Balfour, in cui si dichiarava favorevole alla creazione di un “focolare nazionale” per il popolo ebraico in Palestina. Questa promessa fu vista come un tradimento dai palestinesi, che aspiravano a ottenere la propria indipendenza.

Dopo la fine della guerra, la Palestina passò sotto il mandato britannico, che dovette affrontare le rivendicazioni sia degli ebrei che dei palestinesi. Nel 1947, l’ONU propose un piano di spartizione del territorio in due Stati: uno ebraico e uno arabo. Gli ebrei accettarono il piano, ma i palestinesi lo rifiutarono, sostenendo che violava i loro diritti nazionali.

 

La nascita di Israele e le guerre arabo-israeliane

Il 14 maggio 1948, gli ebrei proclamarono unilateralmente la nascita dello Stato di Israele. Il giorno dopo, cinque Paesi arabi (Egitto, Siria, Iraq, Libano e Transgiordania) invasero Israele per impedirne l’esistenza. Iniziò così la prima delle guerre arabo-israeliane, che si concluse con la vittoria di Israele e l’occupazione della maggior parte della Palestina.

Negli anni successivi, Israele dovette affrontare altre guerre contro i suoi vicini arabi, che cercavano di recuperare i territori perduti. Tra queste, le più importanti furono la guerra del Suez del 1956, la guerra dei sei giorni del 1967 e la guerra dello Yom Kippur del 1973. In queste occasioni, Israele consolidò il suo controllo sulla Cisgiordania, sulla Striscia di Gaza, sulle alture del Golan e sulla penisola del Sinai (quest’ultima restituita all’Egitto nel 1982).

 

La nascita dell’OLP e di Hamas

Di fronte alla sconfitta militare dei Paesi arabi, i palestinesi decisero di organizzarsi autonomamente per lottare per i loro diritti. Nel 1964 nacque l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), guidata da Yasser Arafat. L’OLP si proponeva come il rappresentante legittimo del popolo palestinese e si avvalse anche della lotta armata per raggiungere i suoi obiettivi. Tra le sue azioni più note ci furono gli attentati terroristici contro obiettivi israeliani e internazionali.

Nel 1987 scoppiò la prima intifada, una sollevazione popolare dei palestinesi contro l’occupazione israeliana. In quell’anno nacque anche Hamas, un movimento islamista che si ispirava ai Fratelli Musulmani egiziani. Hamas si contrapponeva all’OLP sia sul piano ideologico (rifiutando ogni compromesso con Israele e invocando la jihad) sia su quello pratico (gestendo opere sociali e assistenziali a favore dei palestinesi più poveri) .

 

Gli accordi di Oslo e la seconda intifada

Nel 1993, dopo anni di negoziati segreti, Israele e l’OLP raggiunsero un accordo storico a Oslo, in Norvegia. L’accordo prevedeva il riconoscimento reciproco tra le due parti e la creazione di un’entità palestinese autonoma in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP). L’accordo fu firmato dal primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e dal leader dell’OLP Yasser Arafat, sotto gli auspici del presidente americano Bill Clinton.

Gli accordi di Oslo furono però osteggiati sia dagli estremisti israeliani che da quelli palestinesi. Nel 1995, Rabin fu assassinato da un fanatico ebraico. Nel 2000, il successore di Rabin, Ehud Barak, e Arafat si incontrarono a Camp David per discutere la soluzione finale del conflitto, ma non riuscirono a trovare un accordo. Poco dopo, scoppiò la seconda intifada, una nuova ondata di violenza che vide il coinvolgimento di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi.

 

Il ritiro da Gaza e le guerre successive

Nel 2005, il primo ministro israeliano Ariel Sharon decise di ritirare unilateralmente le truppe e i coloni dalla Striscia di Gaza, lasciandola sotto il controllo dell’ANP. L’operazione fu vista come un gesto di buona volontà da parte di Israele, ma anche come una mossa strategica per consolidare la presenza israeliana in Cisgiordania.

Nel 2006, Hamas vinse le elezioni legislative palestinesi, sconfiggendo il partito Fatah dell’ANP. Questo provocò una crisi politica che sfociò in una guerra civile tra le due fazioni. Nel 2007, Hamas prese il controllo della Striscia di Gaza, mentre l’ANP mantenne quello della Cisgiordania. Da allora, i due territori sono divisi e non esiste un governo unitario palestinese.

Dal 2008 al 2021, Israele e Hamas si sono affrontati in quattro guerre: l’operazione Piombo Fuso (2008-2009), l’operazione Colonna di Nuvola (2012), l’operazione Margine Protettivo (2014) e l’operazione Guardian of the Walls (2021). In queste occasioni, Hamas ha lanciato migliaia di razzi contro Israele, che ha risposto con raid aerei e terrestri contro le infrastrutture e i militanti di Hamas. Le vittime sono state soprattutto civili palestinesi, che vivono in condizioni di sovraffollamento e povertà nella Striscia assediata.

 

L’attacco del 7 ottobre 2023

L’attacco di ieri è stato il più audace e coordinato mai lanciato da Hamas contro Israele. Secondo alcuni analisti, si tratta di un tentativo di riproporre la guerra dello Yom Kippur del 1973, quando Egitto e Siria attaccarono Israele nel giorno più sacro dell’ebraismo. L’obiettivo di Hamas sarebbe quello di infliggere il massimo danno possibile a Israele e di guadagnare il sostegno della popolazione palestinese e del mondo arabo.

Tuttavia, ci sono anche delle differenze rispetto al passato. Hamas non dispone di una forza militare convenzionale paragonabile a quella dei Paesi arabi nel 1973. Inoltre, Israele ha sviluppato un sistema di difesa antimissile chiamato Iron Dome (Cupola di Ferro), che è in grado di intercettare gran parte dei razzi lanciati da Gaza. Infine, il contesto geopolitico è cambiato rispetto al 1973. Molti Paesi arabi hanno normalizzato le loro relazioni con Israele, come gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrein, il Marocco e il Sudan. Questi Paesi hanno preferito privilegiare gli interessi economici e strategici a quelli ideologici e solidali. Altri Paesi arabi, come l’Egitto e la Giordania, hanno mantenuto i loro accordi di pace con Israele, pur condannando l’attacco di Hamas. Solo l’Iran e la Turchia hanno espresso il loro sostegno incondizionato a Hamas, fornendogli aiuti militari e diplomatici.

 

In conclusione, il conflitto tra Hamas e Israele è il frutto di una lunga storia di tensioni, violenze e frustrazioni tra due popoli che rivendicano lo stesso territorio. Nonostante i tentativi di mediazione internazionale, la soluzione sembra ancora lontana e irraggiungibile. La speranza è di aprire la strada a un dialogo costruttivo tra le due parti.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA