DICIANNOVESIMO GIORNO

Crisi a Gaza: Israele sfida l’Onu e prepara l’invasione contro Hamas

Le ultime notizie del 25 ottobre: la situazione nella Striscia resta drammatica dopo 19 giorni di conflitto. Israele chiede le dimissioni di Guterres

Crisi a Gaza: Israele sfida l’Onu e prepara l’invasione contro Hamas

All'alba del diciannovesimo giorno di conflitto tra Israele e Hamas, la situazione nella Striscia di Gaza resta drammatica.  Al momento non sembra ancora esserci una data certa per l’invasione via terra, mare e cielo di Israele a Gaza, ma sembra che sia solo questione di tempo. Secondo alcune fonti, l’operazione sarebbe stata rinviata da Tel Aviv per favorire l’ulteriore rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas. Altri sostengono che Israele stia aspettando il momento più opportuno per sferrare il colpo finale al movimento islamista, dopo averlo indebolito con i raid aerei e aver distrutto gran parte della sua rete di tunnel sotterranei. 

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che la prossima fase sta arrivando e che Gaza non sarà più la stessa.

 

Isreale contro Guterres

E mentre continuano anche i raid aerei israeliani contro le infrastrutture militari siriane in risposta ai razzi lanciati dal Libano verso le alture del Golan che hanno causato un blackout in alcune aree della Cisgiordania, un altro scontro, stavolta diplomatico, è andato in scena alle Nazioni Unite. Protagonista dell'accaduto il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, di cui Isreale successivamente ne ha chiesto le dimissioni, che con le sue dichiarazioni in merito alla crisi mediorientale . Guterres ha affermato che gli attacchi di Hamas del 7 ottobre non sono arrivati dal nulla, ma sono stati provocati da 56 anni di occupazione israeliana dei territori palestinesi. Ha inoltre chiesto un cessate il fuoco umanitario immediato e il rispetto del diritto internazionale umanitario da parte di tutte le parti in conflitto. L’ambasciatore israeliano all’ONU, Gilad Erdan, ha reagito con indignazione e ha chiesto le dimissioni di Guterres, accusandolo di ignorare il diritto di Israele alla difesa e di legittimare il terrorismo di Hamas.

Erdan ha anche aggiunto che il suo Paese negherà il visto di ingresso a funzionari delle Nazioni Unite dopo l'intervento di ieri del segretario generale. "Viste le sue parole - ha spiegato Erdan alla Radio Militare - negheremo il rilascio dei visti ai rappresentanti dell'Onu. Del resto abbiamo già rifiutato il visto al sottosegretario per gli affari umanitari Martin Griffiths. È arrivato il tempo di dare loro una lezione".

 

Gli orrori compiuti da Hamas

Le testimonianze dei sopravvissuti all’attacco di Hamas del 7 ottobre, che ha causato la morte di oltre 1.400 civili israeliani e il rapimento di altri 220, sono agghiaccianti. Alcuni raccontano di aver visto i miliziani palestinesi sparare a bruciapelo contro i partecipanti al festival musicale Tribe of Nova, dove si è scatenata la strage. Altri ricordano la paura e la fuga nei campi circostanti, dove sono stati inseguiti e catturati dai terroristi. Altri ancora descrivono le condizioni disumane della prigionia nei tunnel sotterranei di Gaza, dove sono stati costretti a condividere il cibo scadente e le necessità igieniche con i loro carcerieri. A raccontarlo, i quattro ostaggi liberati da Hamas e restituiti a Israele. Si tratta di due donne israelo-americane e due anziane israeliane. Le loro condizioni sono stabili, ma hanno bisogno di cure psicologiche per superare il trauma subito. I loro familiari hanno espresso sollievo e gratitudine per il loro ritorno, ma anche preoccupazione per i loro congiunti ancora nelle mani dei rapitori.

Le trattative per il rilascio degli altri ostaggi, tra cui numerosi cittadini stranieri o con doppio passaporto, sono in corso con la mediazione dell’Egitto e del Qatar, ma hanno subito un’interruzione a causa delle richieste di Hamas. Il movimento islamista vorrebbe ottenere carburante e aiuti umanitari per Gaza in cambio della liberazione di 50 ostaggi, ma Israele ha respinto la proposta e chiede prima la liberazione di tutti i 220 ostaggi.

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