La violenza non accenna a fermarsi nella Striscia di Gaza, dove Israele ha ripreso i bombardamenti dopo la fine della tregua. Tre moschee distrutte, oltre 400 obiettivi colpiti, centinaia di case rase al suolo. L’Unicef denuncia la strage di bambini e chiede un cessate il fuoco umanitario. Gli Usa respingono i piani di riduzione di Gaza.
La situazione
La guerra a Gaza prosegue in modo tra bombardamenti e accuse reciproche. Dopo una breve pausa nei combattimenti, Israele ha ripreso i bombardamenti sulla Striscia di Gaza, controllata dal movimento islamista Hamas. Secondo i media palestinesi, tre moschee sono state distrutte dagli attacchi aerei israeliani. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito più di 400 “obiettivi terroristici” nella Striscia di Gaza, coinvolgendo forze aeree, navali e di terra. Tra gli obiettivi, ci sono stati “più di 50 siti nell’area di Khan Yunis” nel sud del territorio.
Le vittime
Il bilancio delle vittime è drammatico. Il governo di Gaza guidato da Hamas ha annunciato che 240 persone sono state uccise nel territorio palestinese dalla fine della tregua ieri. Altre 650 persone sono rimaste ferite in “centinaia di attacchi aerei, bombardamenti di artiglieria e navali in tutta la Striscia di Gaza”. Le forze israeliane hanno “preso di mira in particolare Khan Younis, dove decine di case sono state distrutte con gli abitanti all’interno”.
Prima della pausa dai combattimenti, più di 5.300 bambini palestinesi erano stati uccisi in bombardamenti incessanti, un dato che non include molti bambini ancora dispersi e presumibilmente sepolti sotto le macerie. A denunciare la strage di bambini è l’Unicef, che chiede un cessate il fuoco umanitario duraturo. “Tutti i bambini dello Stato di Palestina e di Israele meritano la pace. Se la violenza dovesse tornare su questa intensità, possiamo presumere che altre centinaia di bambini saranno uccisi e feriti ogni giorno. La Striscia di Gaza è di nuovo, da ieri, il luogo più pericoloso al mondo per essere un bambino”, ha dichiarato l’organizzazione.
Le prospettive
Non sembra esserci una soluzione in vista per il conflitto. Israele ha informato i Paesi vicini, ma Arabi e gli Stati Uniti si oppongono a qualsiasi mossa che riduca la terra palestinese. Lo scrive la Reuters, citando fonti anonime. Israele sarebbe disposto a prendere in considerazione future pause nella guerra a Gaza per consentire il rilascio del maggior numero possibile di ostaggi. Lo ha detto un funzionario israeliano al Wall Street Journal. Secondo il quotidiano americano, Israele “potrebbe negoziare mentre combatte. La tregua precedente è stata resa possibile grazie alla pressione della nostra operazione militare sul terreno”. Tuttavia, Hamas non sembra intenzionato a cedere alle richieste di Israele, che include la smilitarizzazione della Striscia di Gaza e il riconoscimento dello Stato ebraico. Il movimento islamista rivendica invece la fine del blocco israeliano su Gaza, l’apertura dei valichi di frontiera e la liberazione dei prigionieri palestinesi.