tensione in Parlamento

Salario minimo, il governo boccia la proposta delle opposizioni

L’esecutivo Meloni ha respinto la legge sul salario minimo di 9 euro l’ora presentata dalle opposizioni, preferendo una delega al ministero del Lavoro

Salario minimo, il governo boccia la proposta delle opposizioni

Il salario minimo è uno dei temi più caldi della politica italiana, ma il governo Meloni non sembra intenzionato a introdurlo. La Camera ha infatti approvato una delega al governo che esclude la soglia di 9 euro l’ora proposta dalle opposizioni, che hanno ritirato la loro firma dal provvedimento e hanno manifestato il loro dissenso in Aula con cartelli e slogan. Il testo passa ora al Senato, ma le polemiche non si placano.

 

Il governo sceglie la delega e snobba la proposta delle opposizioni

La delega al governo, presentata dalla maggioranza di centrodestra, prevede che il ministero del Lavoro stabilisca i criteri per determinare la retribuzione minima dei lavoratori, tenendo conto della contrattazione collettiva e delle specificità dei settori produttivi. Il governo sostiene che questa soluzione sia più flessibile e adeguata alla realtà economica e sociale del Paese, rispetto a una soglia uniforme e rigida come quella di 9 euro l’ora.

La proposta delle opposizioni, invece, si ispirava al modello europeo e prevedeva un salario minimo garantito per tutti i lavoratori dipendenti e autonomi, pari al 60% del salario medio nazionale, con un valore minimo di 9 euro l’ora. Le opposizioni ritengono che questa misura sia necessaria per contrastare il lavoro povero e garantire una maggiore dignità e sicurezza ai lavoratori, soprattutto in un momento di crisi economica e sociale causata dalla pandemia.

 

La protesta delle opposizioni in Aula e fuori

La bocciatura della proposta delle opposizioni ha scatenato la reazione delle forze di minoranza, che hanno accusato il governo di essere dalla parte degli sfruttatori e di aver tradito le aspettative di 3,6 milioni di lavoratori che percepiscono una retribuzione inferiore a 9 euro l’ora.

In Aula, i deputati di Pd, M5S, Azione, Avs e Più Europa hanno esposto cartelli con scritto “Salario minimo subito”, "Non in nostro nome" e “Vergogna”, e hanno urlato slogan contro il governo. Il presidente di turno, Fabio Rampelli, ha dovuto sospendere i lavori per alcuni minuti per riportare l’ordine.

Anche fuori dal Parlamento, le opposizioni hanno espresso il loro disappunto e la loro determinazione a portare avanti la battaglia per il salario minimo. Il presidente M5S, Conte, ha strappato i fogli del provvedimento e ha dichiarato che il governo ha gettato la maschera e ha voltato le spalle ai lavoratori. La segretaria del Pd, Schlein, ha commentato che il governo ha deciso da che parte stare, dalla parte di chi sfrutta il lavoro, e ha definito offensivo il commento della premier Meloni, che aveva invitato il sindacato a fare autocritica. Fratoianni di Avs e Magi di +Europa hanno parlato di un atto indecente di pirateria parlamentare e di una fuga dalle responsabilità da parte della maggioranza.

 

Il dibattito sul salario minimo in Italia e in Europa

Il dibattito sul salario minimo in Italia si inserisce in un contesto europeo in cui la maggior parte dei Paesi membri ha già adottato questa misura, con valori diversi a seconda delle realtà nazionali. L’Unione Europea ha recentemente proposto una direttiva per garantire un salario minimo adeguato e trasparente in tutti gli Stati membri, basato su criteri comuni e nel rispetto della sussidiarietà e della contrattazione collettiva.

In Italia, invece, il salario minimo non esiste come tale, ma è regolato dalla contrattazione collettiva tra le parti sociali, che stabilisce i minimi salariali per ogni categoria professionale. Tuttavia, questa forma di regolazione non copre tutti i lavoratori, soprattutto quelli più precari e vulnerabili, che spesso sono costretti ad accettare condizioni di lavoro e retribuzioni inadeguate. Per questo motivo, le opposizioni e i sindacati chiedono da tempo l’introduzione di un salario minimo legale, che possa garantire un livello minimo di reddito e di tutela a tutti i lavoratori.

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