la punta dell’iceberg

Agricoltori europei in rivolta: le ragioni della protesta dei trattori

Gli agricoltori manifestano a Bruxelles e bloccano i confini con i Paesi Bassi per denunciare le politiche agricole dell’Unione Europea. Le reazioni

Agricoltori europei in rivolta: le ragioni della protesta dei trattori

Gli agricoltori europei sono in rivolta. Da diversi giorni, migliaia di trattori sfilano per le strade di Bruxelles, la capitale dell’Unione Europea, e bloccano i valichi di frontiera con i Paesi Bassi, causando disagi al traffico e alla circolazione delle merci. Il motivo della protesta è il malcontento per le condizioni del settore agricolo, messo in crisi dalle tasse, dai costi, dalla concorrenza sleale e dalla burocrazia. Gli agricoltori chiedono un cambiamento radicale delle politiche agricole europee, che secondo loro non li tutelano e li penalizzano.

 

La protesta a Bruxelles: barricate e roghi

La protesta degli agricoltori ha raggiunto il suo culmine ieri a Bruxelles, in concomitanza allo svolgimento del Consiglio europeo. Alcuni gruppi di agricoltori hanno dato vita a barricate e roghi, lanciando uova, fieno e altri oggetti contro la polizia, che ha risposto con gli idranti. Le immagini dei disordini hanno fatto il giro dei media e dei social network, suscitando reazioni contrastanti. Tra i manifestanti, c’erano anche gli italiani di Coldiretti, la principale organizzazione agricola del Paese, che ha portato a Bruxelles le sue bandiere e i suoi slogan. 

 

Il blocco dei confini con i Paesi Bassi

La protesta degli agricoltori non si è limitata alla capitale belga, ma si è estesa anche ai confini con i Paesi Bassi, uno dei principali partner commerciali del Belgio. Gli agricoltori con i loro trattori hanno bloccato diversi valichi di frontiera, impedendo il passaggio dei camion e delle auto. Il blocco ha provocato lunghe code e ritardi, soprattutto per i trasportatori di merci, che hanno dovuto cercare percorsi alternativi o attendere ore prima di poter proseguire. Il valico di frontiera in direzione di Anversa, la seconda città più grande del Belgio, è stato uno dei più colpiti dalla protesta.

Secondo i media locali, la maggior parte dei manifestanti proveniva dal Belgio, ma alcuni di loro erano olandesi, a dimostrazione della solidarietà tra gli agricoltori dei due Paesi. Nel Belgio occidentale, invece, gli agricoltori hanno ostacolato l’accesso al porto di Zeebrugge, uno dei più importanti d’Europa per il traffico di merci e passeggeri. L’emittente fiamminga VRT ha riferito che quasi 2.000 camion sono rimasti bloccati per diversi giorni. 

 

Le reazioni delle istituzioni e dei leader politici

La protesta degli agricoltori ha sollevato l’attenzione e la preoccupazione delle istituzioni e dei leader politici, sia a livello nazionale che europeo. 

 

La direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato di "comprendere" le difficoltà degli agricoltori che protestano da diversi giorni in Europa, ma ha espresso la sua preoccupazione per il fatto che i governi stiano estendendo gli aiuti invece di effettuare il "necessario" consolidamento di bilancio.

 

La presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha espresso la sua solidarietà agli agricoltori, criticando l’approccio ideologico dell’Europa, che secondo lei ha sacrificato la sostenibilità economica e sociale a quella ambientale. Meloni ha affermato che in Italia il governo ha già fatto molto per sostenere il mondo agricolo, sia dal punto di vista economico che da quello della sostenibilità, e ha promesso di continuare a difendere le loro istanze anche nelle sedi europee. 

 

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha dedicato buona parte della conferenza stampa finale del Consiglio Europeo ai temi dell’agricoltura, alla luce delle proteste degli agricoltori, particolarmente forti in Francia, dove il settore primario ha un peso importante. Macron ha sostenuto che per proteggere i ricavi degli agricoltori europei serve un’Europa più forte, specie nei confronti della grande distribuzione, che ha un potere molto forte sul mercato europeo. Macron ha chiesto alla presidente della Commissione Europea di lavorare alla revisione strategica, per assicurare a livello europeo che non ci sia un aggiramento delle norme francesi da parte di centrali d’acquisto poste fuori dai confini nazionali. Macron ha anche ribadito il suo impegno per una PAC più giusta e più verde, che tenga conto delle specificità dei diversi territori e delle diverse filiere. 

 

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha definito la protesta dei trattori la punta dell’iceberg di un profondo disagio degli agricoltori europei, che per troppo tempo e per troppi anni non sono stati ascoltati. Giansanti ha accusato l’Europa di aver chiesto agli agricoltori di diminuire anche del 20% la produttività, con riforme che annullano la possibilità di stare sul mercato. Giansanti ha lamentato la mancanza di una visione e di una politica che risponda ai valori fondativi di armonizzare l’agricoltura in Europa. 

 

 

La protesta degli agricoltori europei è una sfida per l’Unione Europea, che deve trovare un equilibrio tra le esigenze del settore agricolo e quelle della sostenibilità ambientale, economica e sociale. La protesta è anche un’occasione per rilanciare il dialogo e il confronto tra gli agricoltori e le istituzioni, tra i diversi Stati membri e tra i diversi attori del mercato. Solo così si potrà garantire un futuro dignitoso e competitivo all’agricoltura europea, che è una risorsa fondamentale per il continente. 

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