“il nostro presidente”

Addio a Navalny, la sua un’eredità di lotta, di verità e di libertà

L’oppositore russo è deceduto a 47 anni nella colonia penale dove era rinchiuso dal gennaio 2021. Una morte improvvisa e sospetta per tutto l’Occidente

Addio a Navalny, la sua un’eredità di lotta, di verità e di libertà

L’oppositore russo Alexei Navalny è deceduto a 47 anni nella colonia penale dove era rinchiuso dal gennaio 2021. La causa della morte non è ancora chiara, ma la tv russa ha parlato di trombosi. L’Occidente accusa il Cremlino di averlo eliminato, mentre Mosca nega ogni responsabilità e minaccia di reprimere le proteste in sua memoria.

 

Un decesso improvviso e sospetto

Alexei Navalny, il più celebre avversario politico di Vladimir Putin, è morto all’improvviso nella prigione artica dove era detenuto da oltre un anno. Una notizia che ha scosso la Russia e il mondo intero, a poche settimane dalle elezioni presidenziali in cui Putin si candida per la quinta volta.

Secondo il Servizio penitenziario federale, Navalny si è sentito male dopo la passeggiata mattutina e nonostante i soccorsi immediati è stato dichiarato morto dopo mezz’ora di tentativi di rianimazione. La televisione Russia Today, citando una fonte anonima, ha sostenuto che la causa della morte sia stata un “coagulo di sangue”, una trombosi o un’embolia. Tuttavia, le autorità hanno chiesto di attendere i risultati degli esami forensi per stabilire con certezza le circostanze del decesso.

La portavoce di Navalny, Kira Yarmysh, e la moglie Yulia, hanno espresso dubbi sulla veridicità della notizia e hanno chiesto di poter vedere il corpo dell’oppositore. L’avvocato del dissidente e alcuni familiari sono partiti durante la notte per raggiungere Kharp, la città più vicina alla colonia penale IK-3, situata a 1.900 chilometri a nord di Mosca, nel distretto di Yamalo-Nenets. Ma ogni tentativo di contattare i responsabili del carcere è risultato infruttuoso. Una situazione che ricorda quella accaduta nel dicembre 2020, quando Navalny sparì dalla prigione dove era stato trasferito a 250 chilometri da Mosca e solo dopo venti giorni si seppe che era stato spostato nella nuova colonia penale.

 

Una vita da oppositore

Navalny, avvocato e attivista anticorruzione, era il volto più noto dell’opposizione russa a Putin. Da anni denunciava le malefatte del regime, le violazioni dei diritti umani, i privilegi dei potenti e le ingiustizie sociali. Attraverso i suoi blog, i suoi video e le sue inchieste, riusciva a raggiungere milioni di persone, soprattutto i giovani, e a mobilitarli in manifestazioni pacifiche ma determinate.

La sua attività gli è costata numerosi arresti, processi, condanne, aggressioni e attentati. Nel 2014 fu condannato a cinque anni di carcere con la condizionale per frode, una sentenza che molti ritengono politicamente motivata. Nel 2017 fu aggredito da sconosciuti che gli gettarono in faccia una sostanza chimica che gli danneggiò la vista. Nel 2018 fu escluso dalle elezioni presidenziali per la sua condanna penale. Nel 2019 fu arrestato per aver organizzato una protesta non autorizzata e fu ricoverato in ospedale per una grave reazione allergica sospetta. Nel 2020 fu avvelenato con il gas nervino Novichok durante un volo interno e fu trasportato in Germania per le cure. Dopo essersi ripreso, tornò in Russia nel gennaio 2021 e fu subito arrestato per aver violato i termini della sua libertà vigilata. Fu condannato a due anni e otto mesi di prigione, una pena che la Corte europea dei diritti umani ha definito arbitraria e sproporzionata.

 

La memoria di Navalny

Nonostante le minacce e le intimidazioni, migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città russe per rendere omaggio a Navalny e per chiedere giustizia. I sostenitori dell’oppositore hanno organizzato veglie, fiaccolate, discorsi e canti. Hanno portato fiori, candele, foto e cartelli con le frasi di Navalny. Hanno sfidato il freddo, la polizia, le manganellate e gli arresti. Hanno dimostrato il loro coraggio, la loro speranza e il loro desiderio di cambiamento.

Navalny ha lasciato un’eredità di lotta, di verità e di libertà. Ha ispirato una generazione di russi che non si rassegnano al potere autoritario di Putin. Ha mostrato al mondo che in Russia esiste una società civile, una stampa indipendente, una opposizione democratica. Ha pagato con la sua vita il suo impegno per una Russia migliore. Ma il suo sogno non è morto con lui. Vive nei cuori e nelle menti di milioni di persone che non si arrendono e che continuano a chiamarlo “il nostro presidente”.

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