144esimo giorno di conflitto

Biden e la speranza di una tregua a Gaza prima dell’inizio del Ramadan

Il presidente USA dice di essere vicino a un accordo con Israele per fermare la guerra contro Hamas. Media rivelano alcuni dei dettagli dell’intesa

Biden e la speranza di una tregua a Gaza prima dell’inizio del Ramadan

La guerra di Gaza entra nel suo 144° giorno, con nuovi attacchi da parte di Israele e dei suoi nemici. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha espresso la sua speranza di raggiungere un accordo di cessate il fuoco entro lunedì, prima dell’inizio del mese sacro del Ramadan per i musulmani. Nel frattempo, il governo dell’Autorità palestinese ha annunciato le sue dimissioni, in un gesto di riforma e di apertura verso una possibile riunificazione con Gaza.

 

Biden: “Israele pronto a fermare le operazioni durante il Ramadan”

In un’intervista registrata per il programma “Late Night With Seth Meyers” della Nbc, Biden ha rivelato che Israele ha accettato di sospendere la sua offensiva militare a Gaza durante il Ramadan, se verrà trovato un accordo per liberare alcuni degli ostaggi detenuti da Hamas. Il Ramadan inizierà intorno al 10 marzo e durerà un mese, durante il quale i musulmani si astengono dal cibo e dal bere dall’alba al tramonto.

Biden ha detto che il suo consigliere per la sicurezza nazionale gli ha assicurato che si è vicini a una soluzione. “Il Ramadan si avvicina e c’è stato un accordo da parte degli israeliani che non si sarebbero impegnati in attività anche durante il Ramadan, per darci il tempo di liberare tutti gli ostaggi”, ha affermato Biden. Il presidente ha aggiunto che spera di avere una conferma entro la fine del weekend.

 

Media: i dettagli dell’accordo tra Israele e Hamas

Secondo quanto riportato da Al Jazeera, che cita fonti vicine ai negoziati, Israele e Hamas hanno raggiunto un’intesa su alcuni punti chiave per porre fine alla guerra. I colloqui sono stati facilitati dal primo ministro del Qatar e dal capo dell’intelligence egiziana, che hanno incontrato i rappresentanti del Mossad e dello Shin Bet, i servizi segreti israeliani, a Parigi.

L’accordo prevede che Israele permetta il rientro dei palestinesi che sono stati costretti a fuggire dal nord di Gaza a causa dei bombardamenti, tranne i giovani in età di leva. Inoltre, Israele rilascerà 400 detenuti palestinesi condannati per atti di terrorismo, in cambio di 40 ostaggi tra donne e anziani. Infine, Israele ridurrà le sue operazioni aeree su Gaza, comprese quelle di spionaggio, per otto ore al giorno.

 

USA: le dimissioni del governo ANP sono un passo positivo

Il Dipartimento di Stato americano ha salutato con favore la decisione del governo dell’Autorità palestinese di presentare le sue dimissioni, come parte di un processo di riforma interna. Il portavoce Matthew Miller ha dichiarato che la mossa è un “passo positivo e importante verso il raggiungimento di una Gaza e una Cisgiordania riunificate sotto l’Autorità palestinese”.

Miller ha sottolineato che la leadership dell’ANP è una questione che spetta ai palestinesi decidere, ma ha elogiato gli sforzi dell’ANP per rinnovarsi e rafforzarsi. Il governo dell’ANP era guidato da Mohammad Shtayyeh, che era in carica dal 2019. La sua decisione di dimettersi è stata motivata dalla necessità di affrontare la crisi umanitaria e politica causata dalla guerra di Gaza e dalla mancanza di elezioni.

 

Amnesty International: Le famiglie di Gaza si cibano di mangime per animali

Nutriamo i nostri figli con orzo e cibo per animali, ma ora anche il foraggio scarseggia”. Così ha raccontato ad Amnesty International Hamza, un residente del nord della Striscia di Gaza, la cui moglie Kawthar il 17 febbraio ha dato alla luce il loro quarto figlio. Da giorni infatti vari media internazionali, riprendendo anche denunce che circolano sui social network, riferiscono che la popolazione di Gaza ricorre a cibo per animali per far fronte alla mancanza di prodotti alimentari. Il giornale Middle East Eye ieri pubblicava l’intervista a un bambino di dieci anni che mangiava pani prodotti con “cibo per animali”, che, ha raccontato, gli provocano “mal di pancia e diarrea”. 

Il Guardian, citando un rapporto di Human Rights Watch, fa sapere che i camion carichi di aiuti umanitari si sono ridotti del 30%. L’organizzazione accusa Israele di aver bloccato gli aiuti diretti a nord, dove la settimana scorsa il World Food Programme ha dovuto sospendere la consegna di forniture. “Per il terzo giorno consecutivo- dice Tareq Abu Azzoum, corrispondente di Al Jazeera da Rafah- sono stati segnalati palestinesi uccisi e feriti dopo essere stati colpiti dal fuoco israeliano mentre cercavano qualcosa con cui sopravvivere nel distretto settentrionale”. A nord le denunce risalgono a novembre, con spari contro i convogli umanitari.

Tuttavia secondo Al Jazeera è negli ultimi due mesi che si registrano attacchi diretti alla popolazione: il 25 gennaio, le forze israeliane sono state accusate di aver aperto il fuoco sulla folla che cercava di ricevere aiuti a Gaza City e le vittime sono state “almeno 20”. Il 19 febbraio in un attacco analogo c’è stata una vittima. Sia Human Rights Watch che Amnesty International sostengono che la stretta agli aiuti umanitari sarebbe avvenuta in concomitanza con la sentenza della Corte internazionale di giustizia.

 

Gli Houthi

Raid Usa contro gli Houthi, distrutti 4 droni e abbattuti 2 missili

Secondo quanto riferito dal Centcom, sono stati distrutti quattro droni, tre aerei e uno navale, e sono stati abbattuti due missili antinave cruise, pronti a essere usati in attacchi nel Mar Rosso. Le forze americane, secondo quanto si legge in un post su X, hanno stabilito che rappresentavano “una minaccia imminente” alle navi mercantili e a quelle della Marina degli Stati Uniti nella regione e per questo sono intervenuti.

Media: Houthi mettono fuori uso cavi sottomarini Europa-Asia

Quattro cavi di comunicazione sottomarini tra l’Arabia Saudita e Gibuti sono stati messi fuori uso dagli Houthi, il movimento ribelle sciita che controlla gran parte dello Yemen. Lo ha riferito il quotidiano Al Arabiya, che cita fonti militari saudite. I cavi, che collegano l’Europa e l’Asia, sono stati danneggiati da esplosivi piazzati dagli Houthi, che hanno rivendicato l’azione come una risposta agli attacchi aerei della coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Il sabotaggio dei cavi ha causato gravi problemi di connessione e comunicazione in diversi paesi, tra cui l’Egitto, il Sudan, l’Etiopia e il Kenya.

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