Il “grande strappo”

Scontro al vertice: Conte-Schlein, la rottura a sinistra è servita

L’accesa disputa tra M5s e Pd culmina nella rottura tra i due leader. Il dibattito si infiamma a Bari, con inevitabili ripercussioni sull’accordo politico.

Scontro al vertice: Conte-Schlein, la rottura a sinistra è servita

Nella politica italiana, un nuovo capitolo si apre con la rottura tra due figure chiave: Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, e Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico. Una frattura che non è solo un episodio isolato ma il simbolo di un’escalation di tensioni che potrebbe riscrivere le alleanze future nel centrosinistra. La posta in gioco? La guida di Bari e, forse, il futuro assetto politico nazionale.

 

Il duello verbale 

La città di Bari diventa l’arena di scontro tra Conte-Schlein. Da una parte la segretaria dem che trasforma un comizio inizialmente previsto per concludere la campagna delle primarie in un lancio ufficiale della candidatura a sindaco di Vito Leccese, rappresentando il centrosinistra, senza l’appoggio del “campo largo”, ormai privo dei Cinque Stelle e di Si, che si sono schierati con Michele Laforgia. Non più un fronte unito, ma una sfida aperta che vede il PD e il M5s su sponde opposte.

Per mesi, Schlein ha affrontato con un sorriso le provocazioni di Conte, ma ora anche quei sorrisi sembrano essere arrivati al limite. La pazienza si è esaurita e la risposta della segretaria del PD non lascia spazio a interpretazioni: è tempo di prendere posizione.

“La legalità non è un valore negoziabile,” dichiara fermamente il leader M5s, Giuseppe Conte, in risposta alle accuse di Elly Schlein, la quale lo rimprovera di “aiutare la destra”. Nonostante la rottura, c’è però chi ancora spera in un “miracolo” che possa ricucire lo strappo. Un terzo nome unitario che possa emergere dalle ceneri del disaccordo e rappresentare una soluzione, ma il tempo stringe e le possibilità si assottigliano dopo lo strappo provocato da Conte e dalla risposta tagliente di Schlein.

 

Il “grande strappo”

Elly Schlein a Bari a sostegno di Vito Leccese prende il centro della scena, mentre Antonio Decaro e Michele Emiliano rimangono in disparte. Nel suo discorso, la segretaria dem esprime gratitudine verso il sindaco uscente e il presidente della Regione, nonostante alcune voci interne al PD li considerino troppo avventati nelle alleanze e inclini al trasformismo. Ma a cambiare, dopo mesi e mesi, è il suo atteggiamento di riverenza verso l’ex alleato. “C’era chi pensava che non sarei venuta, ma eccomi qui, con voi e per voi, a dimostrare il mio impegno”, afferma, lanciando una frecciatina a Conte: “Chi è abituato a far politica da palazzo Chigi potrebbe non comprendere la militanza di base e la costruzione di percorsi democratici collettivi. Ma esigo rispetto per questa comunità”.

 

Schlein prosegue, criticando la decisione di annullare le primarie a pochi giorni dal voto, definendola un affronto a chi si stava preparando a sostenere Vito o Michele. “È inaccettabile l’insinuazione che i candidati possano ricorrere a metodi poco trasparenti”, insiste. Lamenta la scelta unilaterale di Conte e del M5S di ritirarsi dalle primarie senza cercare una soluzione congiunta, accusandoli di favorire indirettamente la destra. Schlein rivela di aver cercato Conte per discutere una soluzione, ma lui ha preferito annunciare il ritiro dalle primarie a Bari. Nonostante i rapporti incrinati, Schlein sottolinea l’importanza di trovare una figura conciliatrice. “Abbiamo proposto all’altro candidato di fare entrambi un passo indietro, ma la risposta è stata negativa”, dice, alludendo a chi aveva già pianificato conferenze stampa in luoghi simbolici.

 

La pazienza con il M5S è sostenuta da figure chiave del partito, come Goffredo Bettini e Andrea Orlando, che invocano una risposta pacata alle provocazioni di Conte e la ricerca di un terzo candidato che possa ricucire lo strappo e prevenire una divisione che potrebbe consegnare Bari alla destra. Leccese, dal palco, riflette sulla possibilità di riconciliazione, ma respinge l’idea di una “soluzione unitaria” che converga su Laforgia, sostenuto da Conte: “Non è un compromesso, è un ultimatum”. Il PD si schiera fermamente a sostegno di Leccese, con Schlein che conclude: “Siamo pronti a sostenere la ricerca di una sintesi unitaria”.

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