‘chi pagherà?

L’UE approva la direttiva per le Case Green, l’Italia vota contro

Le nuove norme mirano a un’edilizia a zero emissioni entro il 2050, nonostante le preoccupazioni dei Paesi membri sulle questioni finanziarie urgenti

 L’UE approva la direttiva per le Case Green, l’Italia vota contro

In un’epoca di crescente consapevolezza ambientale, l’Unione Europea ha fatto un passo decisivo verso un futuro più sostenibile. La recente approvazione della direttiva sulle Case Green segna un momento storico che punta a trasformare il panorama immobiliare europeo, ma solleva anche questioni finanziarie urgenti e l’opposizione di alcuni Stati membri. 

 

Direttiva Ue Case Green, un voto controverso 

Con un voto controverso, l’UE ha dato il via libera alla direttiva sulle Case Green. La decisione, presa durante il Consiglio dell’UE, ha visto una maggioranza qualificata di Stati membri sostenere le nuove regole per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici. Tuttavia, l’Italia e l’Ungheria hanno espresso il loro dissenso, evidenziando preoccupazioni sul ‘chi pagherà?’ per queste trasformazioni. La posizione italiana è stata chiara, con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che ha sottolineato le sfide finanziarie di tali iniziative.

Nonostante le divisioni, la direttiva è stata confermata, con l’obiettivo di rendere il parco immobiliare dell’UE a emissioni zero entro il 2050. Questo impegno richiederà un’ampia ristrutturazione e l’adozione di standard minimi di prestazione energetica. Con la pubblicazione imminente in Gazzetta Ufficiale, gli Stati membri avranno due anni per presentare i loro piani nazionali di ristrutturazione. Questo periodo sarà cruciale per delineare le strategie e le risorse necessarie per raggiungere gli obiettivi ambiziosi stabiliti dall’UE.

 

Verso un’architettura sostenibile: le nuove normative UE

A partire dal 2030, l’orizzonte architettonico europeo si tingerà di verde: ogni nuovo edificio residenziale dovrà nascere con l’ambizione di zero emissioni. Un traguardo ancora più imminente attende gli edifici pubblici, per i quali lo standard sarà obbligatorio già dal 2028.

L’Unione Europea ha delineato un percorso di rinnovamento: entro il 2030, almeno il 16%degli edifici pubblici meno efficienti dovrà essere ristrutturato, con un incremento al 26% entro il 2033. Per le abitazioni private, si punta a una riduzione del consumo energetico del 16% entro il 2030, e del 20-22% entro il 2035. Questi obiettivi sono parte di un piano più ampio che prevede investimenti annui per 275 miliardi di euronella ristrutturazione degli edifici, mirando a un futuro più sostenibile.

Per assicurare agli Stati membri la necessaria flessibilità, le misure di ristrutturazione intraprese dal 2020 saranno considerate nel raggiungimento degli obiettivi prefissati. Inoltre, sarà possibile applicare esenzioni a edifici con particolari vincoli, come quelli storici, agricoli, militari o ad uso temporaneo.

 

Energia solare e addio alle caldaie fossili

L’installazione di pannelli solari diventerà un requisito per i nuovi edifici pubblici, con un’introduzione graduale prevista tra il 2026e il 2030. Gli Stati membri avranno tempo fino al 2040 per eliminare le caldaie a combustibili fossili, mentre già dal 2025 verranno interrotti tutti i sussidi per le caldaie autonome.

 

Costi e considerazioni nazionali: il punto di vista italiano

Secondo Fabrizio Capaccioli, Presidente del Green Building Council Italia, l’adeguamento alle nuove direttive potrebbe comportare un costo variabile tra i 20.000 e i 55.000 euro per famiglia. Capaccioli evidenzia inoltre una lacuna significativa nella direttiva europea: l’assenza di requisiti relativi alla resilienza e alla risposta sismica degli edifici, aspetti cruciali in un paese sismicamente attivo come l’Italia. Questi fattori dovranno essere integrati nei piani nazionali di attuazione per garantire non solo sostenibilità, ma anche sicurezza.

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