Crisi in Medio Oriente: tra raid a Gaza e proteste a Tel Aviv

In un contesto di crescente instabilità, il 233° giorno della guerra di Gaza si apre con una serie di eventi che segnano ulteriormente la regione. Dalle manifestazioni di piazza alle operazioni militari, il tessuto geopolitico del Medio Oriente continua a essere messo a dura prova. La comunità internazionale osserva con apprensione, mentre gli attori locali cercano di navigare tra diplomazia e conflitto armato.

Operazioni militari e reazioni internazionali

Nonostante le richieste della Corte internazionale di Giustizia dell’Aja, la notte ha visto nuovi bombardamenti israeliani su Rafah. L’artiglieria e l’aviazione hanno colpito diverse aree della Striscia di Gaza, tra cui la città di Deir al-Balah e il campo profughi di Jabalia. Tzachi Hanegbi, consigliere per la sicurezza nazionale israeliano, ha rilasciato una dichiarazione congiunta con il ministero degli Esteri, negando che tali operazioni mirassero alla distruzione della popolazione civile palestinese. Nel frattempo, l’agenzia di stampa palestinese Wafa riporta un nuovo assalto israeliano a Jenin, con veicoli militari e cecchini che hanno preso d’assalto la città e il suo campo profughi.

Manifestazioni anti-governative a Tel Aviv

A Tel Aviv, la situazione interna si fa incandescente. Migliaia di persone hanno manifestato contro il governo, chiedendo il ritorno degli ostaggi detenuti da Hamas e l’apertura a nuove elezioni. La polizia ha risposto con arresti e repressione, come riportato da Haaretz.

Nel frattempo, il Premier dell’Autorità Nazionale Palestinese in visita ufficiale in Italia, ha sollecitato il nostro Paese a riconoscere lo Stato Palestinese, in un momento in cui ogni gesto diplomatico potrebbe inclinare la bilancia verso nuove dinamiche regionali.